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Alcaraz numero 1 del mondo? Sì, ma con una quota punti molto bassa-

——————————————————————————————————- Il video-commento di Ubaldo che compare qui continua sul sito di Intesa Sanpaolo nella sezione “Sottorete” curata in collaborazione con Ubitennis, che potrete trovare al seguente link. Clicca qui per guardare il video-commento completo di Ubaldo Scanagatta sulla finale maschile dello US Open 2022 sul sito di Intesa Sanpaolo ——————————————————————————————————– Mancano ancora più di due mesi alla fine della stagione tennistica, ma anche se ci fermassimo qui potremmo ritenerci soddisfatti di quanto visto. Ne sono successe di tutti i colori e in particolare il settore maschile ha riservato grosse novità rispetto agli anni precedenti. Sebbene i soliti noti, Nadal e Djokovic, abbiano conquistato tre Slam su quattro, mai come quest’anno si ha la netta sensazione che le cose stiano iniziando a cambiare. E non si tratta solo di intuito perché un ancoraggio forte c’è, eccome: i numeri, le classifiche. Quelle non mentono, almeno in linea di massima, o comunque fotografano realtà da interpretare senza perdere di vista il riferimento numerico. In questa stagione abbiamo visto aggiornarsi per due volte l’elenco dei numeri uno del mondo della storia del tennis maschile. Ci sarebbe spazio anche per una terza new entry (Ruud o, con meno probabilità, Tsitsipas), ma anche senza quest’ultima il 2022 rimarrebbe un anno epocale per la storia del tennis. Si è infatti interrotto il dominio dei Big Three + Murray ai vertici del ranking. L’ultimo giocatore al di fuori di questa ristretta cerchia ad impossessarsi del primo posto della classifica era stato Andy Roddick. Dal 2 febbraio 2004 al giorno 28 dello stesso mese ma del 2022 si sono alternati sempre e comunque Nadal, Federer, Djokovic e per una sola volta (tra il 2016 e il 2017) Murray. Dopo tanta ridondanza, è arrivata aria fresca presentandosi con duplice faccia: quella di Medvedev e quella di Alcaraz. Potrebbe essere l’inizio di una nuova era o di una fase transitoria prima del consolidamento di nuovi domini condivisi. Noi propendiamo maggiormente verso la seconda ipotesi e in questa sede proviamo a esplicitarne le ragioni. Prima di tutto Nadal e Djokovic non sembrano avere alcuna intenzione di lasciare campo totalmente libero. Non lo hanno fatto quest’anno e i pochi spazi sfruttati bene da Alcaraz  & co. (non bisogna infatti dimenticare i 1000 vinti da Fritz, Tsitsipas, Carreno Busta, Coric, oltre alle finali Slam di Medvedev, Ruud e Kyrgios) si sono aperti soprattutto per cause di forza maggiore. Il riferimento è ai problemi fisici di Nadal e ancora di più a quelli “politico-sanitari” di Djokovic. Nonostante i vari impedimenti, lo spagnolo e il serbo hanno trionfato nei primi tre Slam stagionali e non c’è quindi motivo per pensare che l’anno prossimo non possano ripetersi soprattutto – rispettivamente – sulla terra e sull’erba, dove il margine sul resto della concorrenza è ancora tangibile. Tornando invece alla classifica, notiamo sì l’inedita coppia che presiede i primi due posti (Alcaraz e Ruud), ma non possiamo ignorare i numeri che affiancano i loro nomi. Carlos è diventato il numero uno più giovane di sempre con un bottino di 6740 punti, ma gliene sarebbero bastati anche meno visto che Casper è a 5850. A prima impressione sembrano piuttosto pochi (anche perché abbiamo in mente lo scollinamento dei 10 mila da parte di Iga Swiatek nel femminile). La sensazione trova conferma se prendiamo come termine di confronto la quota che hanno raggiunto gli ex possessori della prima posizione del ranking ancora in attività quando sono diventati numeri 1 per la prima volta nelle loro carriere. L’ultimo, in ordine di tempo, di questi è Daniil Medvedev: il 28 febbraio di quest’anno è salito al vertice con un totale di 8615 punti e con un margine di soli 150 punti su Djokovic, che non aveva avuto la possibilità di difendere il titolo a Melbourne poche settimane prima. Riavvolgendo il nastro di qualche anno troviamo poi Murray che a novembre del 2016 superò gli 11 mila punti e quindi anche Djokovic, fermo a 10780. Lo stesso Nole fece ancora meglio nel 2011 quando toccò quota 13285 staccando nettamente Nadal che poteva comunque contare su un notevolissimo bottino di 11270 punti. Andando ancora più indietro troviamo le ‘prime volte’ proprio di Rafa e di Federer. Ai tempi era in uso un sistema di distribuzione dei punti diverso da quello odierno. Non è però impossibile adattare i numeri in modo che siano paragonabili a quelli frutto del sistema di assegnazione attuale. Lo ha fatto il collega Mario Boccardi e noi abbiamo verificato l’operazione. Nadal diventò per la prima volta numero 1 il 18 agosto del 2008 con quasi 12 mila punti, mentre Federer quattro anni e mezzo prima con poco meno di 10 mila. Points needed by all the active players to reach #1 for the first timeFederer 9,825*Nadal 11,595*Djokovic 13,285Murray 11,185Medvedev 8,615Alcaraz 6,740*Adjusted to the current ranking system pic.twitter.com/k9yL2AmKUQ— Mario Boccardi (@marioboc17) September 12, 2022 Insomma, dei giocatori in attività che sono stati numeri 1 del mondo Alcaraz è quello che ha avuto bisogno di meno punti per raggiungere la vetta alla sua prima volta. Il dato è chiaramente influenzato dalla mancanza dei punti di Wimbledon: un caso più unico che raro. Va anche detto, però, che la differenza non sarebbe stata enorme: lo spagnolo avrebbe infatti solo 135 punti in più. Anche Djokovic, che è attualmente numero 7, non avrebbe superato lo spagnolo con i 2000 punti che gli sarebbero spettati con la vittoria dei Championships. Se Nole avesse però partecipato ai tornei che gli sono stati preclusi a causa del suo status di non vaccinato contro il Covid, probabilmente sarebbe ancora lui il numero 1 con una quantità di punti più nella norma. Ma, si sa, dei se e dei ma son piene le fosse. Una conclusione, però, è possibile trarla. Alcaraz è diventato numero uno del mondo grazie a una stagione straordinaria in cui ha collezionato, oltre che il primo Slam, anche i primi due titoli 1000 della sua carriera (Miami e Madrid). Si è inoltre affermato a Barcellona, ha raggiunto i quarti al Roland Garros e la finale ad Amburgo e Umago. Tuttavia, ha contribuito alla sua scalata anche una serie di congiunture astrali che ha determinato un netto abbassamento della quota che identifica la vetta del tennis mondiale. Questa constatazione dà ulteriore forza all’ipotesi secondo cui non siamo ancora entrati in una nuova era del tennis maschile, di cui comunque Alcaraz sarà sicuramente uno dei principali protagonisti. È finita l’epoca del regno incontrastato dei Big Three, ma il futuro non è ancora arrivato o quantomeno è fragile come il primato del 19enne spagnolo. La primavera inizierà presto e si vedono già le prime rondini. Ma non basta. ...

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