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Attenti a quei due (Bertolucci). Sinner-Alcaraz, la rivincita (Giammò). Crash test Alcaraz. Sinner per la svolta (Azzolini)-

Attenti a quei due (Paolo Bertolucci, La Gazzetta dello Sport) Come l’ha definita Alcaraz, uno dei due protagonisti, sarà la partita che tutti vogliono vedere. […] Ma se Alcaraz nell’ultimo anno ci ha abituato a frequentare i palcoscenici più elevati, il traguardo raggiunto conferma il nuovo status di top player di Sinner, un anno dopo la scelta di cambiare radicalmente staff tecnico. La crescita Le avvisaglie sui progressi fisici e tecnici assimilati da Jannik si erano intravisti fin dalle prime uscite stagionali. In seguito il tour indoor europeo non aveva fatto altro che confermare tali miglioramenti attraverso vittorie ottenute dopo aver gestito con naturalezza le partite e senza aver sprecato preziose energie contro avversari alla sua portata. C’era però bisogno di ulteriori verifiche attraverso l’esplorazione e il superamento di condizioni climatiche esterne, superfici diverse e giocatori più completi e agguerriti. Dopo averlo visto all’opera a Indian Wells, da ultimo nella vittoria per 6-4 4-6 6-4 contro il campione in carica Fritz, n.5 del mondo, possiamo affermare con una certa sicurezza che il giocatore ha acquisito una serie di soluzioni tecniche che hanno arricchito il bado. Sul campo adesso esegue con estrema naturalezza colpi complessi, si dimostra capace di reggere l’assalto dell’avversario e al tempo stesso di ribaltare con successo l’azione. Anche quando è chiamato a destreggiarsi in zone del campo fino a poco tempo fa poco battute trova soluzioni pregevoli trasmettendo sicurezza e tranquillità. Gli scambi lunghi sembrano essere il territorio di caccia preferito da Sinner, ma se vede lo spiraglio non si tira indietro e si affida a accelerazioni vincenti. Piace negli scambi da dietro il pressing audace e coraggioso votato al comando del gioco così lontano dal tennis sparagnino tanto in voga tra i giocatori corri e tira. Si sono intravisti alcuni rovesci a una mano con il taglio sotto, ulteriore dimostrazione della ricerca di nuove soluzioni anche solo per cambiare ritmo allo scambio. All’occhio più attento non sarà sfuggito che sotto l’attillata maglietta che aderisce al corpo mettendone in risalto le forme, stanno sviluppandosi i pettorali, mentre il sorgere di muscoli alle cosce e ai polpacci donano alle gambe sembianze prestanti e vigorose. L’avversario È evidente che la distanza che lo separa dai migliori si accorcia ogni giorno di più e la chiave risolutiva potrebbe arrivare dall’incremento che riuscirà a ottenere in termini di percentuali e di traiettorie dal proprio servizio. Intanto oggi è atteso da una nuova e ancor più ardua verifica affrontando Carlos Alcaraz (2-2 i precedenti), un superman compatto, resistente e in gran forma. Lo spagnolo, pur essendo giovanissimo, appare più completo sotto l’aspetto tecnico ma proprio questa abbondanza di soluzioni lo porta a volte a fare confusione. La compattezza e la continuità di rendimento, l’aggressività, l’incisività del servizio e le letture nei game di risposta, perfette contro Fritz, dovranno aiutare Sinner a scardinare le certezze dell’avversario in quella che si prospetta come la probabile, futura, grande rivalità del tennis mondiale.  Sinner-Alcaraz, la rivincita (Roland Giammò, Il Corriere dello Sport) Rivalità è il nome che si dà al capriccio con cui il destino si premura di organizzare appuntamenti all’insaputa di due contendenti. […] E un continuo aggiornarsi, la rivalità, memoria del passato e vista su un futuro mai identico a sé. E quello verso cui si affaccia Jannik Sinner che oggi in semifinale a Indian Wells ritroverà Carlos Alacaraz per la quinta volta in carriera, non potrebbe essere più suggestivo. A renderlo tale, molto ha contributo la vittoria ottenuta la notte scorsa dal numero uno italiano contro Taylor Fritz. La seconda del 2023 contro un top5 dopo quella ottenuta a Rotterdam contro Tsitsipas. Che sia arrivata proprio ieri, a tredici mesi esatti dall’avvio della nuova partnership con coach Simone Vagnozzi, è coincidenza che riveste il successo di un significato in più. «Un anno fa pensavo solo al mio gioco, senza considerare quello del mio rivale – ha dichiarato Sinner a fine match – ma ora sono un giocatore diverso. Ho ancora molto da migliorare, ma in un anno sono cambiate molte cose». Si è arricchito il suo bagaglio di colpi, in primis. Ma quel che è più importante, è che oggi «so quando fare determinate cose e quando al contrario non funzionano». Con Fritz, in un match in cui c’è stato tempo per pensare, Sinner ha confermato il suo buon feeling con la rete, selezionando con cura momenti ed esecuzioni. In risposta, una volta decifrata la direzione del vento, è stato bravo a pazientare e farsi trovare pronto ad aggredire le seconde palle dell’americano quando rallentate da folate amiche. E infine gli scambi, sostenuti alla velocità di un flipper tanto solidi nelle diagonali sul rovescio quanto efficaci nelle accelerazioni con il dritto e apparsi mai intaccati da stanchezza o flessioni: risultato di un lavoro sul fisico che piano piano sta iniziando a darei suoi frutti. «Conosco meglio il mio corpo – ha riflettuto a caldo l’altoatesino – e gli darò ancora tanto tempo per svilupparsi. Ma tutti gli infortuni subiti lo scorso anno sono stati difficili da assorbire anche a livello mentale: ora mi sento molto meglio anche sotto questo aspetto. Tra due o tre anni so che sarò messo molto bene fisicamente». Per intuirlo ne è bastato uno. Così come per realizzare di essere sulla strada giusta per arrivare. Che ci sia ancora Carlos Alcaraz sul cammino, non è che la conferma che, dopo tanto operare, anche il destino abbia infine deciso di mettersi comodo e godersi lo spettacolo. Crash test Alcaraz. Sinner per la svolta (Daniele Azzolini, Tuttosport) Vi sono vittorie che valgono di più, ma non esiste un metro esatto per misurarle, né una bilancia per stabilirne il peso. […]. Sono vittorie che hanno un valore diverso, ma per quanti sforzi si faccia per comprendere appieno la portata, dobbiamo accontentarci di ammirarne la forma esteriore. Cosa vi sia dentro, appartiene al proprietario.Dunque sarà Jannik Sinner a dirci, quando e come vorrà, magari in questo fine settimana presidiato da una semifinale che lo vedrà oggi a contatto con Carlos Alcaraz e da un’ipotesi di finale di nuovo contro Medvedev se la vittoria su Taylor Fritz possa assumere il valore della svolta auspicata, o se ci siamo spinti troppo oltre sulla strada del l’ottimismo. Sinceramente non credo. ll quarto con Fritz non era un match come altri, e Sinner non lo avrebbe vinto se, in corso d’opera, non avesse attinto dai molti consigli fin qui ricevuti, dalle sollecitazioni, dalle infinite particelle sparse di un progetto che questo successo completa. Fritz era il detentore, il giocatore che aveva battuto a più riprese il vertice del tennis italiano, è il ragazzo d’oro della nuova filiera Usa, il numero 5 Atp, il campione di casa, anzi, di villa, viste le dimensioni della magione familiare a Beverly Hills. Giocava di fronte al suo pubblico, lo stesso che un anno fa lo aveva visto caricare a testa bassa Rafa Nadal, in finale. ll match poteva essere trasformato solo attraverso un’attenta opera di cesello, per limarne da una parte le asperità, e dall’altra aprire varchi invitanti. Sinner ha messo in campo la sua nuova dimensione, ormai molto vicina a quella che aveva in mente quando – poco più di un anno fa – ha avuto il coraggio di abbandonare tutte le certezze sulle quali aveva costruito il futuro, per diventare un tennista diverso, più completo e terribilmente indigesto agli avversari. Proprio contro Fritz, e nelle condizioni peggiori (compreso il vento a folate che prende velocità dal deserto), Sinner ha messo in mostra nuovi e vecchi crediti: la difesa che sa ribaltarsi d’incanto in attacco, l’adattabilità agli schemi in verticale, la dote innata a evitare gli sprechi, e su tutto, l’autorevolezza di chi ha una risposta pronta a ogni esigenza del match. E quest’ultima è roba riservata ai campioni. Bisogna sovrastarlo Sinner, per batterlo, e oggi pochi possono permetterselo. Fritz si è perso nei piccoli conflitti personali di chi ritiene che la fortuna gli sia contraria, fino ad apparire offeso dall’insistenza con cui Sinner inchiodava le sue paliate alle righe del campo. Succede. Ma provarci ugualmente, vendere cara la pelle, è nel dna dei giocatori di vetrice. Questo ha reso più elaborata e indecifrabile la partita. Per quanto Sinner apparisse superiore, è bastato poco per resettarla e riavviarla verso lidi che potevano mostrarsi ben più pericolosi. Jannik ha subito ottenuto il break per condurre il set d’avvio, ha replicato a una palla break sul suo servizio, e su quello scampato pericolo ha condotto in porto la prima frazione. Ha continuato a mostrare una certa superiorità nella seconda, salvo pasticciare nel nono game, concedendo a Fritz una via d’uscita. Prima palla break del set, e uno pari. C’era di che sprofondare, ma Sinner non è tipo. Ha fatto break due volte in avvio di terza frazione, e Fritz due volte gli ha restituito la pariglia, finalmente portandosi avanti 3-2. LI poteva succedere di tutto, invece Sinner è rimasto in gara. Ha atteso il momento, ha centrato un nuovo break e chiuso il conto. In classifica Fritz perde 5 posizioni. È decimo. Sinner è subito dietro, 11 °. Se vince si porta al livello del miglior Berrettini di 2 anni fa, n. 6. Nella Race è già oggi numero 6, ma numero 3 se farà suo Indian Wells. C’è da superare Alcaraz che l’anno scorso usci sconfitto dal confronto sull’erba di Wimbledon e dalla finale di Umag, prima di negare un match point a Sinner nei quarti degli Us Open e ribaltare il match. Sinner sul cemento si propone oggi tra i numeri uno, garantendo al nostro tennis una nuova dimensione, che potrebbe spingere Berrettini al primato sull’erba, e Musetti, ai primi piani della terra rossa. E il terzo Top 5 che batte in carriera, dopo Alcaraz a Umag e un acciaccato Tsitsipas a Rotterdam. È la prima vittoria contro pronostico. E se non è una svolta, dite voi cos’è. ...

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