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Australian Open: Djokodiecivic, la corona di Melbourne è ancora di Nole. Tsitsipas deve rimandare la prima gioia Slam-

[4] N. Djokovic b. [3] S. Tsitsipas 6-3 7-6(4) 7-6(5) Sono 22 titoli Slam in carriera, primato ottenuto alla 33esima finale. Novak Djokovic aggancia Rafa Nadal nell’albo d’oro dei più vincenti nelle prove Majors scrivendo l’ennesimo capitolo di questa diarchia in cima al pallottoliere dei record, e divenendo proprio assieme al maiorchino il secondo nella storia – compreso il tennis femminile – ad aggiudicarsi la doppia cifra di successi in un singolo evento del Grande Slam. Un aggancio allo spagnolo che significa decimo trionfo in altrettante finali disputate a Melbourne Park, quindici anni e 48 ore dopo il primo sigillo maturato il 27 gennaio 2008 contro Jo-Wilfried Tsonga. In assoluto per il serbo si tratta del 93° trofeo della carriera alla 132esima finale. Da lunedì, dunque Djokodiecivic tornerà in cima alla classifica mondiale. Deve invece rimandare la prima gioia Slam e la conseguente “prima volta” sul trono ATP Stefanos Tsitsipas, alla seconda finale Major dopo quella persa sempre per mano di Nole al Roland Garros 2021. La leggenda di Belgrado ha fatto valere la sua inarrivabile capacità di esprimere il meglio del proprio repertorio nei momenti cruciali della sfida, dove al contrario è mancato l’airone ellenico. Il vero frangente di rottura del match si è però consumato sul finire del secondo set, quando il 24enne ateniese ha avuto a disposizione un set point nel decimo game. Un’occasione frutto di una parte di partita nella quale il Re del torneo aveva smarrito la bussola emotiva prima di raccogliere gli ingenti regali del più giovane rivale di undici anni nei due tie-break successivi. Ciò che si può imputare maggiormente alla prestazione di Stefanos è di essersi sciolto quando si decidevano veramente le sorti dello scontro, ma anche di non aver messo eccessivamente sotto pressione il serbo mediante un costante attacco in controtempo della rete. La vera chiava di volta del confronto è stata però depotenziata già sul nascere per via di una gestione differente e dagli opposti risultati della battuta. E se poi ci si mette una prova sotto gli standard necessari a questo livello pure in risposta, contro il solito RoboNole si spiega il perché di una conclusione in tre set. Visto che poi quando si arriva al dunque, quando la palla scotta veramente, vengono fuori gli occhi felini della tigre della Malesia. Quelli spiritati di un uomo, un campione, in grado a volte quasi di trasformarsi in un eroe della Marvel che non perde dai cinque anni sulla Rod Laver Arena – dai quarti del 2018 contro Chung – con una striscia di 28 successi in fila. Un sconfitta contro un Top Ten addirittura non la subisce dal KO – sempre in quarti – con Stan The Man Wawrinka nel 2014. IL MATCH – Il sorteggio viene vinto da Djokovic, che sceglie di servire. Il campione serbo mette subito in mostra i grandi miglioramenti compiuti nella seconda parte di carriera nel fondamentale d’inizio gioco, in particolar modo sulla seconda grazie ad un efficacie kick. A testimonianza poi di un eccezionale rendimento avuto da parte della battuta di Novak nel torneo, ci sono da costatare i 49 ace messi a referto prima di questa finale. Al contrario, deve immediatamente soffrire nel suo primo turno di servizio Tsitsipas. Il 35enne di Belgrado lo inchioda fin da primo quindici sulla diagonale sinistra allungando lo scambio in attesa di raccogliere l’inevitabile errore greco. Certamente sarà fondamentale per Stefanos, se vuole avere realmente chance di vittoria, riuscire ad essere molto incisivo in risposta quando il 21 volte campione Slam non potrà contare sulla propria prima. Ma come detto, si ritrova già al debutto della sua battuta nella sfida a dover rincorrere dal 15-40. Il 24enne di Atene estraendo però finalmente dal cilindro il proprio dirompente servizio, rimonta sventando le prime occasioni di break a diposizione del cannibale balcanico. Tuttavia nonostante lo strappo non sia maturato, vengono già fuori a partire dagli albori dell’incontro le enormi qualità della ribattuta di Nole. La sensazione è infatti quella che Djokovic sia in pieno controllo delle dinamiche e dell’inerzia dello scontro. L’ex n. 1, inoltre, continua ad essere perfetto in battuta e difatti con quattro prime in altrettanti punti si aggiudica rapidamente il game del 2-1. Contestualmente, invece, proseguono le grandi difficoltà in battuta dell’airone ellenico che questa volta non può evitare l’allungo di RoboNole. D’altronde quando ci si trova al cospetto della miglior ribattuta di tutti i tempi e si serve una sola prima sui sei punti del game in questione con tanto di doppio fallo, è praticamente fatale che si verifichi la seguente percezione: non avvertire mai, in nessun caso, di possedere anche soltanto per un effimero attimo la gestione tattica della partita. Il nove volte vincitore dell’Happy Slam da parte sua, non cenna a desistere dal procedere imperterrito con il piede sull’acceleratore a ritmo di un indomabile rullo compressore. La sua prestazione è finora essenzialmente priva di difetti, mostrando la sua solita magistrale copertura del campo oltre che una versione deluxe dei suoi fondamentali d’inizio punto: servizio e risposta. Per quanto riguarda Tsitsi, per ora non si sono mai viste delle verticalizzazioni con conseguente presa della rete. Ebbene attaccare in controtempo è la vera arma sulla quale deve contare la tds n. 3 per raggiungere il tanto agognato primo Major della carriera – anche se ciò significa esporsi ai chirurgici passanti serbi. Altrimenti per forza di cose gli scambi si prolungano eccessivamente, divenendo così il terreno di caccia preferito del classe ’87 di Belgrado. Banalmente se ci si mette a fare a pallate da fondo, la straordinaria consistenza di Djokovic abbinata alla sua intrinseca abilità nel difendersi e ribaltare al momento giusto l’inerzia del punto non lascerebbe scampo al più giovane rivale. Chiaramente però per poter mettere a punto questo piano tattico deve essere sostenuto da una grande performance della battuta, così da tenere il punto su una durata breve. Tutto questo è mancato, ciononostante il servizio di Stefanos è certamente cresciuto nella seconda parte del set ma non può bastare. Deve anche essere in grado di variare opportunamente traiettorie ed effetti, spingere a tutta il servizio sempre e comunque può rivelarsi solo controproducente. Quando poi si approccia alla sfida con un evidente stato di pressione e quindi con troppa rigidità non potendo essere fluido come si dovrebbe – o vorrebbe, la prima entra di meno e di conseguenza crollano anche le certezze in termini di fiducia e consapevolezza dei propri mezzi. Dopo lo scossone palesatosi nel quarto gioco, l’alternanza dei servizi non subisce più alcun momento di rottura e così Novak può intascarsi il set inaugurale per 6-3 in 36 minuti. In questa frazione d’apertura a certificare l’imperforabilità del servizio serbo – pur aiutato da una ribattuta greca non all’altezza di una finale Slam – c’è un dato che svetta su tutti gli altri: il 94% di punti vinti con la prima, 17 su 18. I numeri in battuta del figlio di Apostolos sono via via andati migliorando, ma in una sfida del genere non può permettersi svarioni come quello avvenuto sul 2-1. Un altro aspetto che senza dubbio si è potuto osservare pienamente nel primo parziale è la netta differenza nella gestione della modulazione della battuta: da una parte l’esperienza e la sagacia tattica nel saper ricercare sempre angoli mortiferi e diversi, soprattutto nei primi punti dei propri turni di servizio che sono poi quelli che indirizzano il game stesso; dall’altra decisamente più velocità impressa ma che tradisce meno lucidità ed intelligenza nel captare il momento della partita. Altra chiave tattica imprescindibile per Tsitsipas, è quella di dover necessariamente salire come spessore e livello in risposta, a volte anche ricorrendo più spesso alla soluzione bloccata sul proprio monomane per far quantomeno partire lo scambio. Perché è già di per se complesso per il greco, con Novak che sovente gli imprime costante pressione impedendogli di mettere i piedi in campo e giostrare il punto avendo l’iniziativa sulla racchetta. Infatti la risposta anticipata, uno dei cavalli di battaglia durante tutto il torneo dell’ateniese, non sta funzionando minimamente. In apertura di secondo set si intravedono passi in avanti da parte di Stefanos, che ora riesce a sporcare maggiormente le sue traiettorie da fondo con più lift. In questo scenario anche il rovescio sale di livello, dimostrando più solidità nel reggere lo scambio sulla direttrice e di tanto in tanto stampandosi vincente sul lungolinea. Avrebbe addirittura la potenziale opportunità di costruirsi la possibilità per prendere la testa del parziale: sul 2-2, 15-30. Qui però il n. 4 ATP non ha preso a pieni mani la chance cercando di essere lui il giocatore in campo a determinare le sorti, mostrando una passività che non si addice a questo frangente della gara. Perciò il polipo balcanico ritrova la prima dei giorni migliori e continua a guidare l’incontro. A questo punto, dopo non essersi dimostrato all’altezza per potersi sganciare nel punteggio, Tsitsi rischia di frantumarsi definitivamente con due turni di servizio consecutivi decisi ad oltranza. Ma in qualche modo ne viene fuori incolume, ecco che però qui si manifesta un vero e proprio turning point della sfida. Sul 3-3, 30-30 Djokovic in uno scatto sulla sinistra in open-stance per recuperare un’accelerazione del greco perde gli appoggi e finisce sdraiato sulla RLA. Per sua fortuna lascia andare la racchetta in tempo, per cui nessun danno fisico rilevante sulla coscia sinistra incerottata. Tuttavia alcuni strascichi psicologici, questo casuale avvenimento li porta in dote. Improvvisamente infatti Nole inizia ad innervosirsi tormentando il povero Ivanisevic nel suo box, reo di aver suggerito una discesa sul rovescio ellenico al quale ha fatto seguito un passante sulla riga. Dunque smarrisce concentrazione e attenzione, e questo inevitabilmente dà ulteriore fiducia al suo avversario che torna ad avere un importantissimo 15-30 sul 4-4 con il serbo in battuta, ma ancora una volta manca la ghiotta occasione per inerpicarsi a palla break a causa di un paio di sanguinosi errori a rete: un back in avanzamento ed una volée di rovescio per quanto non semplicissima. Ma il calo emotivo di Novak non pare cessare, anzi per certi versi cresce a dismisura. Ora il belgradese è vittima di un perenne stato di ansia e pressione, continua ad inveire contro Goran e tutto il suo team. Nervosismo totale che costringe la quarta forza del tabellone a dover fronteggiare un set point sul 4-5, 30-40. La classe delle leggende, però, lo sappiamo si manifesta quando sembrerebbe più difficile farlo. Dopo che erano diversi minuti in cui faticava ad essere incisivo da fondo, in cui aveva perso anche un pò di metri sul campo e addirittura nei quali aveva anche sbagliato un rovescio lungolinea in avanzamento – che perde in lunghezza una volta ogni 15 partite -; rialza il livello del suo tennis proprio sul set ball: scambio da 15 colpi dove ritrova profondità prima di chiudere il punto con un dritto winner. Chiamato a servire una seconda volta per restare nel set, l’ex n. 1 non trema nuovamente. Si arriva dunque al tie-break. Il game decisivo è stato poi il festival dell’orrore, con Nole che dopo aver ripulito la testa dai fantasmi della parte centrale del secondo set – scaturiti anche da un pubblico che a dirla alla Djokovic, si sta dimostrando troppo caciarone – vola velocemente sul 4-1. Ma è un vantaggio prodotto più dai gratuiti del greco che da effettivi meriti del n. 5 al mondo. Tuttavia il 35enne dell’est Europa torna a regalare qualcosa e complici due doppi falli rimette tutto in equilibrio. Stefanos però ancora una volta nel momento in cui conta per davvero esprimere il proprio miglior tennis, si esibisce in una fucina di erroracci. Perdipiù dei cinque che difatto confezionano la seconda frazione per il giocatore più esperto in campo, quattro per Tsitsi arrivano con il suo colpo migliore. Così il serbo mette nel fienile personale anche la seconda partita: 7-6(4) dopo oltre un’ora e dieci. Tie-break portato a casa da Djokovic facendo registrare un unico vincente e ben due doppi falli. Si conclude quindi una frazione decisamente dimenticabile sul piano tecnico, infarcita di gratuiti, ma enormemente stimolante da un punto di vista della “cabeza” con svariati scossoni emotivi e di nervosismo reciproco. Ma alla fine siamo dove dovevamo essere, il Re del feudo di Melbourne avanti di due set. Per Tsitsi ora si fa veramente dura, considerando che Nole ha perso una solta volta in carriera con un simile vantaggio sul groppone: ai quarti del Roland Garros 2010 contro l’austriaco Jurgen Melzer. Un miracolo servirebbe al Dio greco, ma deve decisamente cambiare marcia. Perché, quando in una finale dell’Open d’Australia si è al cospetto del recordman di trionfi della storia; se si vuole provare ad invertire le pagine degli annali non ci si può permettere di disputare un tie-break commettendo una caterva di marchiani e sanguinosi errori con il proprio colpo migliore. Si riparte dopo la pausa negli spogliatoi di Djokovic, con il serbo che ha un fisiologico calo in seguito ad un parziale durissimo e che ha richiesto tanto dispendio in termini di energie mentali. Primo break nel match a favore dell’ellenico, tuttavia la tds n. 4 ritrova immediatamente la bussola e piazza il contro-break. Nonostante la repentina reazione di RoboNovak, ancora qualche regalo di Tsitsipas. Bisogna però sottolineare come si è avuta la percezione che fosse unicamente uno strappo momentaneo, infatti in questo caso Novak non si è per nulla fatto prendere dalla frenesia o dal panico ma anzi ha dimostrato una calma olimpica a testimonianza della propria sicurezza: ovvero gli sarebbe bastato rimettersi focus dentro il match per agguantare il rivale nello score e così effettivamente è stato. A questo punto, si assiste un frangente di stasi dell’incontro come se i due protagonisti in campo stessero anche un pò rifiatando dopo le innumerevoli spese sia fisiche che di testa. Dopo il vicendevole scambio di favori ad aprire il set, i servizi di rivelano inossidabili con soli cinque punti vinti dalla risposta (tre dal serbo, due dal greco) e ben quattro game vinti a zero per giungere al 5-4 a favore d Djokovic. Un set che tuttavia, pur viaggiando su una velocità di crociera sicuramente più imponente rispetto al parziale precedente, almeno regala qualche principio di variazione in più: smorzate da ambo le metà campo, e che forse da lato Tsitsipas dovevano essere esplorate maggiormente per cercare di sorprendere scostandosi dallo spartito principale. Così come doveva essere sondata di più l’opzione del back per rallentare il ritmo e darsi la possibilità di attuare la mezza luna attorno alla palla ed eseguire lo sventaglio del dritto con più efficacia. Le battute non placano la loro ira, con il nove volte vincitore del torneo che addirittura vince quattordici punti in fila sul proprio servizio. Stefanos rischia di abdicare definitivamente al ritmo soffocante del serbo servendo per prolungare la contesa sul 4-5, ma in qualche modo dal 30-30 si salva. Perciò sarà ancora tie-break dirimente, con la sequela di quindici al servizio di Novak che recita 20 in fila. E purtroppo per il greco – e per il match – l’epilogo è il medesimo di quello andato in scena nel secondo set. Dopo una frazione di alto livello, in cui entrambi si erano espressi contemporaneamente su ottimi standard, ancora una volta quando conta l’airone ateniese spegne fragorosamente l’interruttore del suo tennis esibendosi in steccate e gratuiti grossolani. Allora sul 5-0, ci pensa il pubblico a fornire l’ultima ciambella salvifica al 24enne in campo disturbando palesemente Novak nell’esecuzione bimane. Come successo nel gioco decisivo del secondo, Stef si rifà sotto ma alla fine deve cedere al terzo championship point. Djokovic chiude al secondo tentativo in battuta con un set finale dalla durata pedissequa al secondo (1h11‘): 7-6(5) al termine di tre ore esatte di sfida. Melbourne è ancora regno serbo, lo è per la decima volta. ...

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