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Australian Open: Tsitsipas re dei breakpoint salvati docet in esperienza a Lehecka coetaneo di Sinner. Rino Tommasi diceva…-

La differenza, in un match equilibrato, la fanno sempre i momenti e i punti importanti. E l’esperienza di solito conta per giocarli meglio. È la scoperta dell’acqua calda? No, perché non intendo vantarmi di alcuna scoperta, ma semplicemente intendo ribadire qualcosa che bisognerebbe sempre tenere a mente, non dimenticare. E invece gli smemorati sono sempre troppi. Così quando Jim Courier ha chiesto nella Rod Laver Arena al fresco giustiziere dell’ottimo Jiri Lehecka Stefanos Tsitsipas che tipo di spiegazione potesse dare alla sua vittoria il ragazzo di Atene lì per lì ha pronunciato una sola parola: “Experience”. Esperienza, appunto. Stefanos giocherà venerdì la sua quarta semifinale a Melbourne in cinque anni. Il “mini-Berdych” Jiri non aveva mai vinto un match in uno Slam prima di questo torneo. Senza nulla togliere a Tsitsipas – nel torneo il campione greco ha salvato 43 palle break su 49! – l’inesperienza di Lehecka si può sintetizzare in poche righe di cronaca. Primo set: serve per secondo e subito si trova a fronteggiare cinque palle break e a cedere il servizio. Va sotto 2-0, 3-0 e non recupera, 6-3. Secondo set: ha 5 pallebreak, ma non ne trasforma nessuna. Non perde mai il servizio in tutto il secondo set (ceduto soltanto in quel lontanissimo suo primo game di battuta) e approda al tiebreak senza aver concesso la minima pallabreak, quindi in fiducia. Infatti ci approda avendo perso negli ultimi suoi tre turni di servizio appena due punti: 12 punti a 2 su 14 punti. Due games vinti a 15, il terzo a zero. Meglio di così… Tiebreak del secondo set: come gli tocca battere, per secondo, Tsitsipas si annette subito due minibreak. Lehecka va sotto 4-0. Perde il tiebreak 7-2. Terzo set: fino al 5-4 per Tsitsipas il greco non conquista neppure lo straccio di una pallabreak. Lehecka invece ne ha 3 di fila sul 3 pari. Insomma, ne ha avute 8 in due set, ne ha concesse zero. Vi ricorda mica qualcuno? Magari un match giocato da un tennista dell’Alto Adige contro quello stesso ateniese? Prima di servire in quel set per la quinta volta, sul 4-5, Lehecka – che, ricordo ancora ai più distratti, non ha più perso il servizio dalla prima volta in cui ha battuto… – ha ceduto in 4 turni di battuta solo 5 punti. Ma quando serve sul 4-5…perde 4 punti su 6, cede il servizio e …fa mesto ritorno in quell’angolo di Cechia dove sono nati o cresciuti Ivan Lendl, Petra Kvitova, il suo idolo Tomas Berdych. Lehecka ha 21 anni, come Jannik Sinner che ha due mesi e mezzo in più (16 agosto vs 8 novembre 2001). Lehecka ha avuto 8 palle break e ne ha trasformate zero. Jannik ne ha avute 26 e ne ha trasformate 4 – una ogni 8 palle break …e mezzo – mancandone 22. Chiaro che i due coetanei hanno fatto fin quei percorsi diversi, perché Lehecka ha perso da Nakashima la finale nel torneo dei NextGen solo pochi mesi fa e Jannik vinse invece quello stesso torneo meneghino 3 anni e 3 mesi fa. Motivo per cui le attese per Sinner in patria sono al giorno d’oggi, dopo un 2021 chiuso da top-ten e un 2022 da top 20 (Lehecka è n.71) ben diverse da quelle che i cechi si attendevano a casa loro. Di certo Lehecka non verrà davvero criticato per le 8 palle break mancate, e neppure per aver perso subito il servizio all’inizio contro Tsitsipas (come Sinner). Gli diranno invece: “Caro Jiri, hai 21 anni ma quando ne avrai 24 come Tsitsipas oggi vedrai che certi errori di pure inesperienza non li commetterai più. Magari Tsitsipas – o chi per lui – ti annullerà 6 pallebreak su 8, ma tu ne vincerai 2 e, se avrai imparato anche a non perdere il servizio a freddo quando comincia una partita importante,  chissà che questo genere di partite tu non le porti invece a casa”. Fra i due coetanei una differenza non da poco infatti si è potuta registrare: Sinner ha vinto due set e Lehecka no. Pur avendo sottolineato i diversi percorsi dei due coetanei, io non riesco a credere che a 23/24 anni Jannik Sinner non sarà cresciuto in esperienza, in capacità di affrontare e sfruttare diversamente i punti importanti, quelli che oggi Tsitsipas sa gestire alla grande – con i più giovani e inesperti – ma che a 21 non gestiva sempre altrettanto bene. Esempi ne avrei a bizzeffe. Quindi riapro anche qui quel discorso che ho fatto l’altro giorno e che non tutti mi sembra abbiano capito, quando ho parlato della formichina “miniLendl” Sinner che, soltanto continuando a lavorare pazientemente sui propri limiti – come certo farà, non ho dubbio alcuno – pian piano raggiungerà quei traguardi che oggi manca. Li manca per un matchpoint a New York (con Alcaraz), per un matchpoint  a Torino (con Medvedev), per un paio di pallebreak da trasformare a Melbourne (con Tsitsipas). Quante volte ho letto in questi giorni il brutto record di Jannik contro i migliori tennisti del mondo: un solo match contro un top 5, un solo match contro i top 16, 4 sconfitte con Medvedev e con Tsitsipas, 2 con Nadal, Djokovic e Zverev. Ma se ha battuto Alcaraz (2 volte), Rublev (2 volte), Kyrgios, Bautista Agut, Monfils, Zverev, Khachanov, Hurkacz che magari in quel preciso momento non erano top5 o top10, pochi sembrano sottolinearlo. Quasi che quei risultati non contassero, solo perché quei giocatori di primissima fascia erano top-5 o top 10 qualche mese prima o qualche mese dopo. Posso capire che – sempre per dar fiato alle statistiche – non si voglia prendere in considerazione le partite perse con il matchpoint a favore (Medvedev, Alcaraz le prime due che mi vengono a mente) catalogandole come …giornate no, debolezze, bicchieri mezzi vuoti piuttosto che bicchieri mezzi pieni. Ma ciò detto forse bisognerebbe ricordarsi anche quanto diceva il mio grande maestro Rino Tommasi: “Il computer sa far di conto, ma non capisce di tennis”. Nessuno amava le statistiche più di Rino che ne faceva grandissimo uso e ci scherzava su: “Prima dell’avvento del computer ATP…internet era Rino Tommasi!”, ma poi le statistiche sapeva interpretarle e dargli il giusto peso. Alludo a quelle dei tennisti di cui ci occupiamo, ma anche a quelle che riguardano i tennisti contro i quali si battono coloro di cui ci occupiamo. Ho ricordato già sopra anche il dato delle 43 pallebreak salvate da Tsitsipas su 49 concesse. Beh, mi sembra un dato significativo, di cui si dovrebbe tener un minimo conto. Per dar meriti a Tsitsipas, ma anche per non attribuire eccessivi demeriti a chi ci gioca contro e lo subisce. Sinner ha perso da un tennista di 3 anni più anziano che ha raggiunto 4 semifinali in 5 anni in Australia (trascurando tutto il resto, la finale a Parigi, i due trionfi a Montecarlo …). La finisco qui sperando di non avervi stancato. Certo se penso a che giorni fa sono stato accusato di essere uno sfegatato tifoso di Berrettini e Musetti ma anche di “avercela chiaramente con Sinner” – sic! – mi viene proprio da abbozzare un sorriso di rassegnata commiserazione. Per finire da questo pezzo quasi monografico, mi voglio sinceramente congratulare con mamma Vika Azarenka per aver riguadagnato – dopo tanti anni difficili per motivi familiari – una semifinale in Australia dieci anni dopo l’ultima volta. La seguirò con piacere contro Elena Ribakina che ha forse il miglior servizio fra le donne dacchè Serena Williams ha smesso di essere lei. Voglio esprimere il mio dispiacere per il problema al polso che ha impedito a Sebi Korda di battersi ad armi pari con Karen Khachanov. I problemi ai polsi per un tennista sono quanto di peggio possa accader loro. E i giocatori che ne hanno sofferto sono stati tantissimi. E non tutti ne sono usciti felicemente. D’altra parte, con i cannonballs che arrivano oggi, sopra i 220 km orari, e con queste palle a volte così pesanti e sgonfie, è dura, durissima. Sono contento al contempo per Khachanov che è un ragazzo che mi sta molto simpatico e che ho conosciuto e intervistato la prima volta quando vinse il torneo junior di Firenze a Pasqua (lo stesso vinto da Federer e Musetti a 20 anni di distanza). Khachanov, ex topten e medaglia d’argento ai Giochi Olimpici di Tokyo disputati ne 2021, ha raggiunto la seconda semifinale consecutiva in uno Slam. A New York perse da Ruud. Ha perso 5 duelli su 5 con Tsitsipas, ma mai in tornei dello Slam. Chissà, magari non riuscirà neppure lui a trasformare tutte le palle break che gli capiteranno, ma non sarà una questione di esperienza. Forse potrà dare filo da torcere al ragazzo di Atene che gioca in casa anche a Melbourne. Apprezzo anche, così come Rublev che non ha mai fatto mistero di voler dare un suo contributo a che la guerra fra Russia e Ucraina cessi (e non tutti i campioni russi di varie discipline hanno avuto il coraggio di dire almeno questo), che Khachanov abbia espresso la sua solidarietà al popolo armeno, visto che armena è la sua famiglia. Alle autorità dell’Azerbaijan non sarà piaciuto il suo messaggio scritto sulla telecamera, ai russi neppure, ma ognuno deve essere libero di esprimere le proprie idee, anziché nascondersi dietro un dito… Domattina Rublev prova a centrare la sua prima semifinale di Slam, ma compito non potrebbe essere più complicato. Djokovic cerca la decima a Melbourne e ogni volta che l’ha raggiunta ha poi vinto il torneo. Gli ultimi due quarti femminili impegneranno stanotte la ceka Pliskova e la polacca Linette, la bieloroussa Sabalenka e la croata Vekic (5-1 per la Vekic i duelli diretti). Insomma, uscita di scena la favorita n.3 Jessica Pegula, americana, in Australia soffierà il vento dell’Est. Avremo certamente per campionessa una tennista dell’Europa dell’Est. A quando una italiana? ...

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