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Coppa Davis: anche senza Alcaraz, la Spagna fa impazzire il pubblico di Valencia-

Davis Cup Finals, Group Stage Gruppo B (Valencia) Spagna-Serbia 3-0 A. Ramos-Viñolas (ESP) b. L. Djere (SRB) 2-6 7-6(5) 7-5R. Bautista Agut (ESP) b. M. Kecmanovic (SRB) 7-6(5) 7-6(5)M. Granollers/P. Martinez (ESP) b. N. Cacic/D. Lajovic (SRB) 6-7(5) 6-2 6-2 Sino a una decina di giorni fa la sfida tra Spagna e Serbia prevista nel Gruppo B di Coppa Davis in corso a Valencia era sulla carta la sfida tecnicamente più interessante tra quelle in corso questa settimana in quattro città europee per determinare le otto squadre che a fine novembre accederanno alle Finals di Malaga. Però, prima l’assenza per motivi personali di Djokovic annunciata la scorsa settimana e poi quella in extremis per le condizioni fisiche non ottimali di Alcaraz (sino a lunedì pomeriggio il numero 1 ATP era ancora a New York) ha depauperato di fascino la sfida. Tuttavia,sarà che l’annuncio del forfait dell’idolo di casa arrivato solo alle ore 14 locali non ha disturbato la prevendita, sarà per la magia della Coppa Davis, il pubblico di Valencia ha riempito quasi del tutto le tribune del Pavelló Municipal Font de San Lluís. E bene ha fatto: si è molto divertito assistendo a due singolari appassionanti vinti dai suoi beniamini. OVAZIONE PER ALCARAZ – Sempre emozionante il momento della presentazione delle squadre, in particolare per il boato con cui il pubblico ha accompagnato il nome del numero 1 al mondo, che, tra autografi vari concessi ai fan che si arrampicavano vicino alla sua postazione in panchina nel riscaldamento del match di Ramos e durante i cambi campo, ha seguito dalla panchina i primi cinque giochi e le fasi finali del terzo set del primo singolare (così come il suo coach Ferrero, ininterrottamente presente a sostenere durante tutto il match di Ramos-Viñolas e sino alla fine del primo set di Bautista). RAMOS COL CUORE – L’assenza contestuale a Valencia di Nadal, Carreño Busta e Davidovich assieme al passo indietro compiuto da Alcaraz – e la scelta di mettere da parte Krajinovic compiuta da capitan Troicki, ha proiettato in campo Albert Ramos e Laslo Djere, secondo il ranking ATP rispettivamente sesto e quarto giocatore dei loro Paesi. Difficile che più di 6000 persone seguano con passione per tre ore una partita tecnicamente brutta tra il 40 e il 66 ATP ma la Coppa Davis fa questi miracoli e anche chi scrive, seppur neutrale, non può nascondere di essersi lasciato ipnotizzare da un match sulla carta per nulla attraente. I precedenti, tutti giocati sulla terra tra due specialisti del rosso, vedono Djere avanti 2-1 sullo spagnolo: un dato che unito alla maggiore adattabilità del serbo a questo tipo di condizioni di gioco lo fa partire meglio nel match. Del resto non deve essere stata facile la vigilia di Ramos: il catalano sino a due ore prima del match non era certo di giocare una partita dove aveva tante responsabilità, alle quali nonostante la lunga carriera non è mai stato davvero abituato. Prima di questo match Ramos infatti in coppa Davis aveva un bilancio di 5 vittorie e 2 sconfitte, ma erano solo due i successi da lui ottenuti non a punteggio acquisito (entrambi nel 2018 sulla terra rossa di Marbella, contro due britannici fuori dai primi 100). Senza contare che la superficie valenciana non gli è certo congeniale: sul duro in condizioni indoor aveva vinto solo dieci delle trentanove partite giocate in carriera. Il primo set è un dominio serbo. A proposito, sono pochissimi i tifosi connazionali di Kecmanovic e compagni accorsi al loro seguito, nel corso della giornata contiamo tre bandiere serbe in tutto il palazzetto posizionate a fianco alla panchina: l’impressione (che è quasi una certezza) è che non si arrivi a più di una sparuta decina di supporter balcanici. Ramos è imballato e sbaglia con entrambi i fondamentali, servendo anche male: a Djere basta fare il compitino per chiudere il parziale per 6-2 in appena 34 minuti. Bisogna attendere il secondo set per fare entrare in partita il pubblico: il momento di svolta arriva precisamente nel corso del secondo gioco, quando – dopo aver annullato quattro palle break – il serbo affossa in rete il rovescio, mandando sul 2-0 Ramos e, soprattutto, facendo partire all’unisono i primi cori assordanti “España, España“. Inizia un’altra partita, sebbene Ramos si faccia immediatamente controbrekkare: ci sono tanti errori e pochi vincenti, ma l’equilibrio e il fascino della manifestazione rendono il match comunque godibile. Nel settimo gioco lo spagnolo si trova sull’orlo del baratro, dovendo fronteggiare due palle break che annulla con la complicità di un Djere frettoloso. Si arriva senza ulteriori sussulti (e col pubblico sempre più rumoroso) al tie-break, dove Ramos dal 4 pari trova tre punti consecutivi per portare la partita al terzo. Nel decisivo parziale il 66 ATP ha un moto d’orgoglio e si porta sul 3-0: sembra finita per le speranze spagnole, ma il tennis e la Coppa Davis non smettono mai di sorprendere. Djere inizia a risentire di un indurimento alla coscia e chiede di poter usufruire dell’aiuto medico. Questa situazione manda su tutte le furie il capitano spagnolo Bruguera, sino a quel momento sempre serafico, durante i match quasi stravaccato sulla panchina (a differenza di Troicki, elettrico e sempre pronto a scattare dalla sedia come una molla per un bel punto di un suo giocatore). Inizia una piccola polemica perchè il campione del Roland Garros (nel 1993 e nel 1994) non apprezza modi e tempi dell’atteggiamento del serbo e soprattutto per come il giudice di sedia lo consenta. Ramos, intanto, è capace di strappare il servizio al 66 ATP e di portarsi sul 3 pari. Indolenzimento alla coscia o meno, fatto sta che Djere cala nettamente, consentendo a Ramos di prendere fiducia e diventare protagonista anche con coraggio dei momenti clou di quella che è divenuta una lunghissima battaglia. I successivi game sono tenuti facilmente da chi va al servizio, sino a quando, nell’undicesimo gioco, un dritto affossato in rete manda il 34enne di Barcellona a servire per il match. C’è ormai solo un giocatore in campo e Ramos -dopo due ore e 55 minuti di partita- manda sull’1-0 la Spagna. Nelle dichiarazioni post match, il vincitore ringrazia il pubblico valenciano per l’aiuto fondamentale, ricevendo in cambio una meritata ovazione. SERVE UN OTTIMO BAUTISTA PER AVERE LA MEGLIO SU KECMANOVIC – Molto diverso il livello del secondo singolare: con la classifica nettamente migliorata dei due protagonisti, è proporzionalmente cresciuta la qualità del gioco vista al Pabellon, riempito in questo incontro quasi sino all’esaurimento dei posti, complice l’orario di cena della sfida che vede contrapposti Bautista Agut e Miomir Kecmanovic. I due tennisti -reduci da un’estate sul cemento americano piuttosto deludente- si erano affrontati già tre volte, con risultati sempre a favore dell’iberico, ma mai si erano confrontati in condizioni di duro indoor. La vera differenza tra i tennisti in campo è l’esperienza in una competizione molto impegnativa dal punto nervoso come la Davis: Bautista Agut è sceso in campo nel palasport di Valencia con un bilancio di 10 vittorie e 6 sconfitte e avendo contribuito alla vittoria della coppa nella prima edizione rivoluzionata giocata nelle Finals di Madrid nel 2019, mentre Kecmanovic -complice anche gli oltre undici anni in meno rispetto all’avversario- aveva alle spalle un solo incontro giocato (e perso) in Davis. Parte però meglio dai blocchi il 23enne serbo che strappa nel gioco d’apertura il servizio a Bautista, il quale però da subito riesce a essere incisivo nei turni di risposta: nei primi due arriva a palla break, mentre nel terzo riesce a brekkare il suo avversario e portarsi sul 3 pari. Il pubblico valenciano empatizza molto col suo giocatore: inizia a partire per la prima volta il coro “Roberto, Roberto”che in tante circostanze verrà ripetuto nel corso della partita. Nell’ottavo gioco Bautista ancora arriva a palla break (lo fa dunque in tutti e quattro i primi turni di servizio del serbo) ma bisogna comunque arrivare al tie-break per assegnare il primo set, perché il giocatore iberico affossa in rete una risposta di rovescio quando ha un set point nel dodicesimo game. Il livello di gioco si è molto alzato con il passare dei minuti: la pallina esce dalla racchetta di entrambi veloce e cade vicino alle linee, con tutti e due i tennisti che non disdegnano di variare le loro giocate con palle corte o discese a rete in controtempo: sembra quasi un altro sport rispetto al primo singolare, molto più mediocre tecnicamente. Nel gioco decisivo parte meglio Kecmanovic, ma è Bautista a imporsi di misura dopo 69 minuti, grazie alla svolta regalata da un brutto dritto affossato in rete sul 5 pari e servizio dal serbo. Quando a inizio del secondo parziale il giocatore di casa strappa il servizio all’avversario, la partita sembra segnata,ma il 33 ATP vuole rovinare la festa ai 7000 e passa valenciani accorsi al palasport e, quando nel sesto gioco brekka l’avversario, fa partire un autentico ruggito nel silenzio improvviso piombato sugli spalti. Bautista gioca bene e ha esperienza da vendere: subito controbrekka ed arriva a servire per il match sul 5-4 dopo un’ora e cinquanta minuti di partita, con il match che appare ormai concluso. Come nel corso del primo set, al termine del parziale il livello di gioco si alza tanto: Kecmanovic fa almeno un paio di colpi in cui quasi sembra ricordare in qualcosa il suo illustre connazionale assente a Valencia e riesce a strappare il servizio all’avversario e issarsi al tie-break, dove si porta prima sul 3-1 poi sul 4-3 e servizio. Bautista ha però qualcosa in più nel corso di questo incontro e lo fa fruttare sul match point, chiuso in maniera spettacolare con uno dei più bei punti dell’incontro. La Spagna, così, pur priva dei suoi tre migliori giocatori (e di quattro dei primi cinque) si aggiudica la sfida con la Serbia e si avvicina alla qualificazione per le finali di fine novembre.  MARTINEZ E GRANOLLERS REGALANO IL 3-0 – Il doppio -che comunque aveva una valenza importante in caso di arrivo ex aequo con altri team- è stato giocato dalle coppie composte da Pedro Martinez e Marcelo Granollers per gli spagnoli e da Dusan Lajovic e Nicola Cacic per i serbi (entrambi gli schieramenti hanno così optato per un duo composto da uno specialista e da un tennista adattabile al doppio, ma attualmente più competitivo in singolare). Giocato in un palazzetto quasi vuoto, il primo set è arrivato al tie-break senza che nessuno perdesse i servizi. Tuttavia entrambe le coppie sono costrette a salvare palle break: gli spagnoli due, i serbi quattro (di cui una, nel dodicesimo gioco, corrispondente a un set point). Il gioco decisivo è stato però vinto per 7 punti a 5, dopo 62 minuti di grande equilibrio, da Cacic e Lajovic. A quel punto sono stati bravi Granollers e Martinez a non mollare mentalmente -nonostante il punteggio del match e della sfida- e a trovare le giuste contromisure per iniziare a dominare gli avversari vincendo in un tempo minore di quello occorso per il primo parziale i successivi due set. ...

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