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Gaudenzi e il suo piano strategico: avanti tutta verso il nuovo futuro dell’ATP-

Il progetto era in lavorazione da tanto tempo, da Indian Wells si sussurrava dietro le quinte che la decisione sul nuovo calendario 2023 fosse imminente, e anche Ubitennis aveva anticipato le novità sostanziali che sono state annunciate ufficialmente questa settimana dal CEO dell’ATP Andrea Gaudenzi, dopo che anche il New York Times aveva pubblicato qualche ora prima un riassunto del nuovo assetto del Tour. La novità più evidente è dunque quella di cinque Masters 1000 che progressivamente si trasformano in tornei da due settimane (o almeno 12 giorni) con tabelloni di singolare da 96 giocatori, ma ci sono anche tanti cambiamenti dietro le quinte che comportano un sostanziale riassetto del Tour. Il gruppo dei tornei più importanti diventa sostanzialmente una joint-venture con i giocatori che si divideranno i profitti al 50%. Quindi più i tornei guadagneranno, più i giocatori potranno mettersi in tasca. Il meccanismo sarà garantito da un processo di audit che vedrà un rappresentante dei tornei, uno dei giocatori e un auditor indipendente controllare i conti dei singoli tornei per stabilire la dimensione della torta da dividersi. Questo almeno sulla carta, perché in pratica chiunque sappia un poco di contabilità sa benissimo che chi è capace di stilare i bilanci può dipingere un quadro molto diverso della stessa situazione utilizzando sempre gli stessi colori. I tornei fanno quasi tutti parte di entità più grandi e complesse, cosa questa che rende molto più semplice spostare le cifre da una colonna all’altra per “raccontare” una storia diversa da quella che si dovrebbe raccontare. I principi contabili sono differenti da Paese a Paese, e l’abilità e l’integrità dei revisori dei conti sarà fondamentale per evitare che i giocatori rimangano sempre con il cerino in mano a spartirsi le briciole, come avvenuto finora. Ma non saranno solamente i prize money a crescere, in linea con l’aumento dei guadagni dei tornei maggiori. Ci sarà anche un aumento del Bonus Pool, che da circa 11 milioni di dollari passerà a quasi 20 milioni; e non sarà diviso solamente tra i primi 12 giocatori del mondo, come accade ora, ma saranno tutti i Top 30 a beneficiarne.Anche se si tratta sempre di una “lauta mancia” consegnata nelle mani dei soliti noti, quelli che già si pappano la fetta più grande della torta dei prize money, il Bonus Pool costituisce un incentivo superiore per far sì che il campo di partecipazione dei tornei maggiori sia il più completo possibile. Per chi non lo sapesse, il Bonus Pool è una borsa che si viene divisa, in parti proporzionali al ranking tra tutti i giocatori che alla fine della stagione hanno soddisfatto tutti gli obblighi di partecipazione ai tornei cosiddetti “mandatory”, ovvero tutti i Masters 1000 e almeno quattro ATP 500 nel corso della stagione, uno dei quali dopo lo US Open (a questo scopo il Masters 1000 di Montecarlo viene considerato come un ATP 500 dal momento che non è un torneo obbligatorio). Un giocatore “eleggibile”, ovvero incluso nei primi 30 all’inizio dell’anno, che non partecipa a uno dei Masters 1000 obbligatori, non solo si becca uno zero non scartabile in classifica (a meno che non abbia raggiunto uno o più parametri di età e anzianità che qualificano per una esenzione), ma esce anche dal gruppo eleggibile per dividersi il Bonus alla fine dell’anno. Con questa nuova riforma tutti i tornei correntemente classificati come Masters 1000 avranno il diritto di mantenere la loro qualifica per i prossimi 30 anni, in modo da poter pianificare i loro investimenti con una qualche sicurezza. Fino a questo momento, solamente Indian Wells aveva ottenuto la certezza di mantenere il proprio “rango” per un periodo di 50 anni, mentre gli altri avrebbero potuto perderlo anche a breve termine. Il passaggio dei cinque tornei “promossi” a un tabellone da 96 giocatori avverrà in due fasi: prima Madrid, Roma e Shanghai si allargheranno a partire dalla stagione 2023, poi sarà la volta dell’Open del Canada e di Cincinnati, che vedranno il loro tabellone aumentare di dimensione dall’anno 2025. Probabilmente questo ritardo è dovuto alla necessità di far posto per il torneo Olimpico di Parigi nel calendario del 2024, ma anche quella di sistemare i contratti con i vari eventi prima e dopo i Masters 1000, dato che la compressione sarà molto più evidente di quanto non capiterà in primavera. Infatti, sembra che la soluzione ying-yang che era stata prospettata anche per Madrid e Roma verrà adottata per Canada-Cincinnati, ovvero due tornei da 12 giorni incastrati in tre settimane, con il primo che terminerà con la finale di mercoledì e il secondo che seguirà a ruota il primo, possibilmente con “performance-based byes” per facilitare il trasferimento di chi dovesse arrivare avanti nel primo torneo. La misura era già stata adottata nel 2012, quando per favorire i giocatori che arrivavano dalle Olimpiadi di Londra, l’allora Rogers Cup di Montreal chiese e ottenne di iniziare il martedì per giocare la finale il lunedì sera. In quel caso, le quattro semifinaliste del torneo ottennero un bye al primo turno del successivo torneo di Cincinnati (oltre a un passaggio su un jet privato, cosa che accade ormai regolarmente) indipendentemente dal loro status di testa di serie. Tuttavia, considerata la necessità di lasciare una settimana di pausa tra la fine di Cincinnati e l’inizio dello US Open, anche per lasciare il tempo necessario per la disputa delle qualificazioni dello Slam, le tre settimane da dedicare ai due Masters 1000 nordamericani estivi andranno sicuramente a compattare il periodo post-Wimbledon, che già nel 2023 è limitato a tre settimane comprendenti anche i due ‘500’ di Amburgo e Washington, ma che dal 2025 potrebbe ridursi addirittura a due settimane, con il tempo di riposo post-Championships che andrebbe a ridursi al lumicino per chi fosse arrivato al weekend finale all’All England Club. Poi c’è da capire se la WTA farà combaciare il suo calendario con quello dell’ATP, dato che la quasi totalità dei tornei che sono stati “allargati” al momento sono combined (tutti con l’esclusione di Shanghai), e considerando che la decisione dell’ATP di rilanciare la loro presenza sulla Cina con la fiducia accordata al Rolex Shanghai Masters pone un problema di non facilissima soluzione per la WTA nel caso in cui voglia proseguire con la strategia di perseguire sempre più eventi misti. Al momento appare quantomeno dubbio che si possa andare a giocare in Cina l’autunno prossimo, data la situazione attuale nel Paese che vede grandi città come Shanghai appena uscite da durissime settimane di lockdown e con il rilascio dei visti essenzialmente bloccato. Secondo il CEO Gaudenzi l’ATP è in attesa di una decisione del Governo cinese che dovrebbe stabilire se permettere l’arrivo degli atleti dall’estero per la disputa dei tornei in Cina a partire da metà settembre, ovvero tra poco più di tre mesi. Inoltre bisognerà capire che tipo di condizioni verranno imposte all’arrivo di tutti questi stranieri e se i giocatori vorranno sottoporsi a queste restrizioni. Lo scorso febbraio le Olimpiadi di Pechino si sono tenute con tutto il contingente olimpico in una sostanziale bolla. È difficile vedere i tennisti accettare condizioni di questo tipo dopo oltre sei mesi di quasi totale assenza di restrizioni. In ogni modo, al di là del problema cinese, Andrea Gaudenzi e il suo team può mettere una gigantesca croce nella casella vicino alla “Fase 1” del nuovo piano strategico, che ha ovviamente è propedeutica alla “Fase 2” che vedrebbe l’unificazione della governance del tennis sotto un unico organismo, oggi soprannominato T-7, che comprende tutte le sette organizzazioni che al momento comandano il tennis professionistico. Probabilmente l’orizzonte temporale per la realizzazione di questa seconda fase, che secondo Gaudenzi richiederà almeno un paio d’anni prima di essere sostanzialmente avviata, andrà oltre la fine del suo primo mandato, e quindi molto probabilmente sarebbe necessario un rinnovo del contratto perché Gaudenzi possa portare a termine questa fatica, rinnovo che potrebbe dimostrarsi complicato considerando la feroce opposizione che deve sostenere da parte delle “frange” più estremiste dei giocatori, da Pospisil a Opelka. ...

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