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La vittoria più bella (Cocchi). Navratilova, la vittoria più preziosa (Piccardi). Ecco gli US Open per tutti (Bertellino)-

La vittoria più bella (Federica Cocchi, La Gazzetta dello Sport) Martina Navratilova lo sa bene come si vince. E lo ha fatto anche questa volta, contro un avversario senza racchetta, ma infinitamente più infido e pericoloso: il cancro. Navratilova, 18 volte campionessa Slam (59 in totale tra singolare e doppio), 9 volte trionfatrice sui prati di Wimbledon, ha sconfitto il tumore che l’aveva aggredita in due punti diversi: la gola e il seno. Una malattia annunciata a inizio anno e scoperta durante il Masters femminile a Forth Worth, in Texas, lo scorso novembre. Un rigonfiamento sul collo, un linfonodo ingrossato, i controlli e infine la diagnosi: papilloma virus alla gola primo stadio: «Ho avuto paura, ma sono stata subito tranquillizzata dal medico, mi ha detto che avendolo preso in tempo sarei guarita», ha ricordato adesso. Sottoponendosi ai controlli per la gola, le è stato poi scoperto un secondo tumore, questa volta al seno: «I medici mi hanno detto che non era legato alla gola e che secondo quanto emergeva dalla biopsia, era ben più grave. […] In quel momento ero ancora in ambulatorio mentre il medico prelevava altri campioni e ho iniziato a piangere…», ha raccontato la campionessa nella parte più emotiva dell’intervista esclusiva al giornalista britannico Piers Morgan. E ancora: «Dopo la diagnosi sono stata presa dal panico. Mi è venuta in mente una lista di cose che avrei voluto fare se avessi vissuto veramente solo un altro anno. Anche cose sciocche, ad esempio ho pensato a quale macchina di grossa cilindrata avrei potuto guidare…». La Navratilova, che stava meditando di adottare un bambino assieme alla compagna Julia Lemigova, aveva già dovuto curarsi da un cancro al seno nel 2010, sebbene in una forma meno aggressiva: «Ero terrorizzata, non pensavo avrei vissuto un altro Natale, e le cure sono state davvero una delle prove più difficili di tutta la mia vita. Mi sono sottoposta a chemioterapia e radioterapia, davvero dura». Ora, però il peggio è passato e Martina può finalmente dire che la completa guarigione è a un passo: «Mancano ancora un paio di settimane di radioterapia, poi potrò finalmente dichiararmi libera dal cancro». Lo spirito da guerriera imparato sul campo è stato fondamentale in questa sfida: «Non basta essere una combattente, ma quali alternative avrei avuto davanti a me? Abbattermi? Smettere di lottare per la guarigione, per la mia vita? Mi dispiace ma mollare, nella mia vita, non è mai stata un’opzione. La resa non è scritta nel mio Dna». Tra le prime persone che hanno saputo della malattia, Chris Evert. Con lei, la Navratilova ha dato vita a una rivalità entrata nella leggenda dello sport. Proprio la Evert lo scorso gennaio, quando Martina annunciava di essersi ammalata, dichiarava di essere guarita da un cancro alle ovaie, lo stesso che aveva portato via sua sorella. Chrissie le è stata comunque vicina in questo anno difficile: le due non sono state più separate da una rete, ma unite da un destino comune. […] Ora che si può parlare di lieto fine, Martina, proprio come ha fatto l’amica-rivale, sottolinea l’importanza dei controlli. La necessità di non dare mai per scontata la propria salute: «Sicuramente non mancherò mai più una visita, nessuno dei miei check up. Non voglio più vivere momenti cosi terribili». Gioco, partita incontro Navratilova. Navratilova, la vittoria più preziosa (Gaia Piccardi, Corriere della Sera) «Ho temuto di non arrivare a Natale, ho buttato giù una lista di cose da fare nel caso mi avessero detto che sarei vissuta solo un altro anno, tipo quale auto di lusso mi sarebbe piaciuto guidare. Invece posso dire di essere guarita. Ancora due settimane di radioterapia, e ho finito». Intervistata dal conduttore tv inglese Piers Morgan, Martina Navratilova si commuove. I due tumori (gola e seno, quest’ultimo già diagnosticato e curato nel 2010) scoperti all’inizio dell’anno («Tutto è partito da un linfonodo ingrossato, che io avevo attribuito alla vaccinazione contro l’herpes zoster…») sono in remissione, l’andirivieni tra la Florida (dove vive con la moglie Julia Lemigova) e New York (dove si sta curando) al capolinea. E non è un caso che l’annuncio della guarigione della campionessa dei 18 titoli Slam in singolare, 66 anni, arrivi alla vigilia dell’anniversario della rivalità più lunga nella storia del tennis: il 22 marzo 1973, cioè 50 anni fa oggi, nei sedicesimi del torneo di Akron (Ohio) Martina Navratilova affrontava per la prima di 80 volte (43-37) l’arcirivale Chris Evert, una sfida che si sarebbe prolungata fino al 1988, ultimo atto del torneo di Chicago, una delle 60 finali (14 in prove del Grande Slam) che le due grandi ex nemiche si sono spartite nella carriera. Agli antipodi all’inizio — una ceca di Revnice in piena cortina di ferro, l’altra americana della Florida bene, figlia di un bravo maestro di tennis, subito eletta a fidanzatina d’America e destinata al matrimonio con Jimmy Connors —, inseparabili alla fine, quando Navratilova era già americana da anni avendo defezionato dal regime comunista del suo Paese d’origine, diversissime nello stile (serve and volley Martina, contrattaccante da fondocampo Chris, portatrice di un rovescio bimane da manuale) ma accomunate da un destino simile. Guarite entrambe dal cancro, Navratilova addirittura due volte, architrave una per l’altra: Navratilova e Evert sono state reciprocamente lo specchio nel quale guardarsi riflesse per scrutare pregi e difetti, punti forti e punti deboli, gioie e tristezze, vittorie e sconfitte. Senza Navratilova non ci sarebbe stata Evert, e viceversa. «Quando ho iniziato la chemio — racconta Martina —, la mia agente ha chiesto agli amici più stretti di mandarmi una canzone d’incoraggiamento. Billie Jean King ha scelto “I Will Survive” di Gloria Gaynor, Chris mi ha mandato “Lean on Me” di Bill Whiters. Se penso al testo, mi vengono i brividi: appoggiati a me quando non ti senti forte abbastanza, sono tua amica, ti aiuterò ad andare avanti…». E allora non ci si può stupire che Evert sia stata la spalla su cui Navratilova ha pianto durante il sanguinosissimo divorzio da Judy Nelson (correva il 1991) e Martina l’amica a cui Chris ha confidato per prima il fallimento del matrimonio con Andy Mill, ex sciatore, padre dei suoi tre figli. Nel ruolo di damigella, Chris ha dato l’ultimo tocco allo smoking bianco di Martina il giorno in cui ha sposato Lemigova e Martina ha tenuto stretta la mano di Chris durante i sei cicli di chemioterapia per costringere alla resa il tumore alle ovaie. «All’inizio era solo un’avversaria: dovevo batterla — ha spiegato Chris —. E Martina aveva un’allenatrice (Nancy Lieberman, ndr) che le diceva che per sconfiggermi avrebbe dovuto odiarmi. Difficile, così, essere amiche. Ma con l’avanzare della carriera ci siamo rilassate, la Federation Cup per gli Usa ci ha unite, il resto lo abbiamo fatto noi. Quando è morta mia sorella Jeanne, Martina non mi ha lasciato sola un momento. E nel momento in cui la competizione è sfumata, siamo diventate inseparabili». Ecco gli US Open per tutti (Roberto Bertellino, Tuttosport) Epocale annuncio ieri da Sportcast, la società che gestisce il canale Supertennis. Dopo 34 anni di visione riservata alle pay tv, il canale che racconta gli sport di racchetta trasmetterà in diretta l’ultimo Slam di stagione, gli US Open, con tanto di streaming anche sulla sua piattaforma Supertennix: «La Federazione Italiana Tennis e Padel prosegue nella sua politica di sviluppo attraverso la promozione del Grande Tennis nel nostro Paese – ha commentato il Presidente Angelo Binaghi negli States per presentare l’upgrade degli Internazionali di Roma – Dopo aver fondato, 15 anni fa, il canale SuperTennis, riportando così il nostro sport nelle case di tutti gli italiani, e dopo aver riaperto una finestra in chiaro su Wimbledon, siamo ora orgogliosi di mettere a disposizione di tutta la vasta platea degli appassionati tricolori un altro dei quattro tornei più importanti del mondo». Archiviate le qualificazioni, con le sconfitte dei due azzurri impegnati, Matteo Arnaldi e Mattia Bellucci, rispettivamente fermati dallo slovacco Klein e dal cinese Zhang, è ai nastri di partenza il secondo Masters 1000 di stagione, quello di Miami. Dalla California alla Florida con gli occhi puntati sui 5 italiani, tre dei quali hanno un bye in primo turno, e sullo spagnolo Carlos Alcaraz, tornato grazie al successo nel torneo di Indian Wells al n.1 mondiale. L’iberico, non ancora ventenne, ha messo in mostra un tennis stellare annichilendo in finale Daniil Medvedev, e a Miami sarà chiamato a confermarsi perché è il campione in carica e dovrà ripetersi per mantenere il primato in classifica. Al 2° turno il murciano esordirà contro il vincente del match tra un qualificato o un lucky loser e l’argentino Facundo Bagnis. Dovrà difendere punti pesanti anche il norvegese Casper Ruud, finalista nel 2022 e alle prese con un inizio di stagione in sordina. Il numero 2 del tabellone maschile è il greco Stefanos Tsitsipas che aspetta il vincente del match di primo turno tra un qualificato o un lucky loser e il sempre temibile francese Richard Gasquet. I primi a scendere in campo in casa Italia saranno oggi Fabio Fognini e domani Lorenzo Sonego. Per il torinese sfida suggestiva con Dominic Thiem. L’austriaco non ha ancora dato segnali di vera ripresa (attualmente è 106) ma sulla partita secca ha già dimostrato di poter alzare il livello. […] Per Fognini esordio con il francese Lestienne. Già al 2° turno Jannik Sinnet; testa di serie n 10, Lorenzo Musetti, numero 18, e Matteo Berrettini, n.19. Jannik aspetta il vincente di Djere e un qualificato o un lucky loser; Musetti, chiamato al riscatto, avrà Lehecka o Federico Coria. Berrettini, in fase involutiva e alla ricerca di un acuto, testa a testa con il vincente di McDonald-Galan. ...

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