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A Dubai Federer arriva a quota 100 ma per la pensione c’è tempo…

Dal nostro inviato a Dubai,[2] R. Federer b. [5] S. Tsitsipas 6-4 6-4 Il Federer di questi ultimi anni della sua fantastica carriera verrà ricordato come lo sportivo che realizzò quel che si credeva impossibile.Nessuno, solo qualche anno fa, riteneva fattibile conquistare venti titoli Slam, come invece riuscito alcampione di Basilea, vincendo lo scorso anno gli Australian Open. Si credeva anche che non fosse possibile, nell’attuale tennis, cosi iper professionistico, essere numeri uno oltre i 30 anni: non solo lui lo è stato come pochi altri, ma, addirittura, nei primi mesi del 2018 lo è diventato nuovamente (tra l’altro è colui che lo è stato anche per il maggior numero di settimane). Per la precisione, a Rotterdam nel febbraio 2018, a 36 anni e mezzo inoltrati, restandoci saltuariamente, ma per diverse settimane, sino a metà giugno scorso, quando aveva ormai 36 anni e 320 giorni.Inoltre, è veniamo a oggi, si riteneva impossibile raggiungere, in un tennis ultra competitivo come quello di questi ultimi decenni, nel quale il livello medio dei tennisti non di prima fascia si è elevato esponenzialmente rispetto al passato, raggiungere quota 100 tornei vinti. Invece, è accaduto in questa sera di Dubai, una giornata che con questo successo va direttamente nella storia del nostro sport. Solo un tennista, Jimmy Connors, è ancora avanti a Federer nel conteggio dei tornei vinti, ma, appunto, quello degli anni settanta e ottanta era davvero un altro tennis. Inoltre, è più che credibile la nostra statistica che considera ben 59 (il 54,1% del totale) dei 109 successi ottenuti dallo statutense, come tornei equiparabili in proporzione – per montepremi e campo di partecipazione- agli attuali ATP 250 (categoria in cui Roger ha solo 25 titoli). La corsa del campione svizzero verso il suo centesimo titolo ha, come in un video game, sempre più visto alzare il livello dell’avversario da superare. Prima due top 30 over 35 contro i quali in 19 sfide complessive non aveva mai perso (Kohlshreiber e Verdasco), poi un top 30 in ascesa come Fucsovics, infine, uno dei giovani più forti del circuito, Coric, tra i pochi tennisti che potranno chiudere la loro carriera raccontando di averlo sconfitto per due volte di seguito. Il problema per il campione svizzero era che l’ultimo avversario tra lui e il centesimo titolo, come in ogni buona storia che si rispetti, era il tennista più forte di quelli incontrati sin qui. Stefanos Tsitsipas, tra i tennisti della Next gen quello che – sottolineando le più che debite proporzioni- maggiormente lo ricorda, lo aveva anche sconfitto nell’unico precedente ufficiale negli ottavi degli Australian Open (sebbene nella Holman cup, tre settimane prima, lo svizzero si fosse imposto in due tie break). Stefanos, giunto in finale, un risultato che gli ha aperto per la prima volta le porte della top 10, dopo tre ore splendide nella semifinale non poteva essere al meglio, sebbene a 20 anni e mezzo si recuperi molto velocemente. Ma al grande sforzo psico-fisico (aveva recuperato da un set e un break sotto, uscendo con coraggio da tante situazioni difficili nel terzo) necessario per sconfiggere Monfils, si aggiunge il conto complessivo delle otto partite vinte in undici giorni (la settimana scorsa aveva trionfato a Marsiglia). Senza dimenticare -con in mezzo un volo di 4000 km per raggiungere gli Emirati-  le quasi tre ore in più, distribuite in un giorno in meno (5 ore e 11 minuti per Federer, 7 ore e 58 per Tsitsipas) che il greco aveva impiegato per arrivare all’atto conclusivo del torneo.  IN AGGIORNAMENTO ...

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