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A SHANGHAI NOVAK DJOKOVIC VA A CACCIA DEL NUMERO 1

Niente bastoncini, in palio c’è la vetta del ranking. Con Nadal fuori fino a data da destinarsi, Federer deve arrivare almeno in finale per conservare la seconda piazza. Ma se Djokvoic vince va a soli 35 punti da Rafa di Andrea Nizzero - foto Getty Images Il torneo di Shanghai, in scena questa settimana, rappresenta il culmine e la conclusione della lunga parentesi asiatica dell’Atp World Tour. Uno dei grandi motivi di interesse nella megalopoli cinese è il rientro al tennis ufficiale di Novak Djokovic e Roger Federer che, Laver Cup esclusa, sono entrambi fermi dagli scorsi US Open. Furono un trionfo per il primo, una dolorosa conferma per il secondo. Federer, che iniziava quest’anno con 17 vittorie consecutive (sua miglior partenza in carriera), con il trionfo di Melbourne e con il numero 1 agguantato con il blitz a Rotterdam, oggi si trova a fare i conti con una stagione che gli ha messo di fronte un po’ tutte le magagne di giocare a questi livelli a 37 anni. Djokovic, invece, che a inizio 2018 destava persino preoccupazione per quanto smarrite e svuotate apparivano le sue prestazioni sul campo, oggi è campione in carica di due Slam, è nuovamente il favorito di ogni torneo cui prenda parte. Ed è anche a un passo dal tornare il primo giocatore del mondo. A Shanghai, Roger e Nole si possono incontrare solo in finale: se così fosse, Roger sarebbe sicuro di conservare la posizione n.2 del ranking almeno fino al rientro in Europa, anche con una sconfitta. Ma se Nole dovesse vincere il torneo e Roger (campione in carica) fermarsi prima della finale, il serbo tornerebbe al numero 2 ipotecando di fatto anche il suo ritorno sul trono. 35 punti ipoteticiTrionfando per la quarta volta a Shanghai, Djokovic si porterebbe ad appena 35 punti da Nadal nella classifica Race, con lo spagnolo fuori dai giochi fino a data da destinarsi. Le potenzialità del Masters 1000 cinese di rivoluzionare i primissimi posti della classifica mondiale vanno oltre Roger e Nole. Anche Juan Martin Del Potro, reduce dalla finale a Pechino, ha una grande chance: superasse Federer in una potenziale semifinale lo supererebbe anche in classifica, con la possibilità di diventare il primo giocatore al di fuori di Nadal, Federer, Djokovic o Murray a entrare tra i primi 2 del ranking da oltre 13 anni a questa parte (luglio del 2005, quando il secondo giocatore del mondo era Lleyton Hewitt). Le 43 di FogniniIntanto, volgendo lo sguardo a Pechino, la vittoria contro Marton Fucsovics, nei quarti del torneo Atp 500, è stata la vittoria n.43 nel 2018 di Fabio Fognini. In quattordici anni di carriera da professionista, mai aveva messo insieme un numero così alto di partite vinte a livello Atp da gennaio a novembre. Purtroppo, l’importante traguardo ha portato con sé anche il conto da pagare per una stagione giocata a così alti livelli, dall’inizio alla fine: il piccolo infortunio alla caviglia in cui è incappato nel finale di partita con Fucsovics si è rivelato difficile da contenere, costringendolo al forfait da una prestigiosa semifinale contro Del Potro e dal partecipare al torneo di Shanghai. Il sogno di diventare Top 10 prima della fine dell’anno è così diventato un tantino più difficile da realizzare, mentre quello di partecipare a Londra è quasi inarrivabile. Se la caviglia dovesse guarire in fretta, però, Fabio potrebbe ancora fare in tempo a partecipare a Stoccolma, Vienna e Parigi Bercy: tre tornei che mettono in palio un totale di 1.750 punti, potenzialmente più che sufficienti a condurlo ovunque. Ulteriore circostanza a favore sono la montagna di punti che sicuramente David Goffin (ha già annunciato che non giocherà fino a fine stagione) e verosimilmente Grigor Dimitrov riusciranno a difendere da qui a fine anno: Fabio è infatti n.11 nella Race, contro il numero 13 che occupa nel normale ranking Atp. Infine, essendo sul circuito da oltre 12 anni e avendo già compiuto i 30 anni di età, Fabio non dovrà pagare nessuna “penale” in classifica per il forfait preventivo da Shanghai. Insomma, il 2018 di Fognini potrebbe regalarci qualche altra partita da vivere seduti sull’orlo del divano. Tokyo e Pechino, che sorpreseLo scorso week-end, le due grandi capitali del Lontano Oriente ci hanno regalato due sorprese tennistiche degne di tal nome, premiando lo splendido 2018 di due protagonisti tanto inattesi quanto meritevoli. Tokyo e il Giappone hanno dovuto assistere a un’altra finale perdente di un loro eroe sportivo, dopo la sconfitta di Naomi Osaka nell’edizione femminile di qualche settimana fa. Kei Nishikori, autentico idolo delle folle in Giappone, si è dovuto arrendere a Daniil Medvedev. Il giovane russo, classe 1996, ha firmato una settimana memorabile, mettendo un punto esclamativo a una stagione che a gennaio lo vedeva alla posizione n.84 del mondo, mentre oggi è il 22° giocatore del pianeta (e uno dei primi 20 nella Race). Era stato uno degli 8 Next Gen più forti del 2017 qualificandosi per le Finals di Milano. Il suo tennis piatto, poco appariscente ma terribilmente efficace, gli ha permesso di dominare (6-2 6-4) anche Nishikori, che non vince un torneo Atp dal 2016 (Memphis). Quello del moscovita è il terzo titolo in carriera, ma è il primo 500, classe di tornei dove prima di questa settimana non aveva mai raggiunto nemmeno le semifinali. L’altra grande sorpresa, anch’essa giunta con punteggio netto e fedele a quanto visto in campo, l’ha messa a segno Nikoloz Basilashvili a Pechino (nella foto a destra). In Cina il georgiano di Tbilisi ha messo in mostra il suo miglior tennis, potente e muscolare, perdendo un solo set in tutta la settimana e dominando uno spento Del Potro in finale. Il georgiano è meno giovane di Medvedev (è nato nel 1992), ed è appena dietro al russo nel ranking (22 Medvedev, 23 Nikoloz), ma in tre mesi ha messo ben due titoli 500 in bacheca (Amburgo, Pechino). Halep si ferma, Wozniacki riparteIl 30° titolo di Caroline Wozniacki è uno di quelli che pesano, parecchio. La danese, che trionfando agli Australian Open 2018 era riuscita a liberarsi di quel fastidiosissimo asterisco che la indicava come “numero 1 priva di Slam”, vincendo in Cina ha reso ancor più memorabile una stagione che ora potrebbe considerarsi la più importante della sua carriera. Per laurearsi campionessa a Pechino, uno dei cinque Premier Mandatory del circuito Wta e dietro solo agli Slam come peso e importanza nella stagione femminile, l’attuale n.2 del ranking è cresciuta di giorno in giorno, senza mai smarrire un set e battendo in finale Anastasija Sevastova, la talentuosa lettone semifinalista agli US Open. Il livello di Caroline, per la verità non eccezionale per buona parte della stagione, è schizzato alle stelle proprio nella settimana in cui è arrivata la preoccupante diagnosi del problema alla schiena di Simona Halep: la numero 1 del mondo ha un’ernia al disco. Il lungo stop che si preannuncia per la tennista romena potrebbe concedere alla danese un’altra possibilità di diventare numero 1, lei che aveva raggiunto la vetta per la prima volta nel 2010, proprio in occasione del suo primo trionfo a Pechino. In classifica però sono ancora separate da un divario di circa 1.000 punti, e la danese dovrà anche fronteggiare la ‘cambialona’ da 1.375 punti della vittoria a Singapore dello scorso anno. ...

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