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A Tokyo tocca ai campioni del Wheelchair

A Tokyo si sono assegnate le medaglie del tennis, ma restano da assegnare quelle del settore Wheelchair. Nei Giochi Paralimpici, dal 24 agosto, scenderanno in campo tutti i migliori del mondo, per un evento che promette spettacolo grazie a campioni straordinari, capaci di primati impensabili. Olimpiadi all’ultimo giro, dunque? Non esattamente. Dal 24 agosto al 5 settembre, gli eventi a cinque cerchi proseguiranno in quel di Tokyo con i Giochi Paralimpici, che dispenseranno spettacolo allo stesso modo di quelli attualmente in corso. Tra le discipline che assegneranno le medaglie ci sarà anche il tennis in carrozzina, sport che è ormai diventato una solida realtà in quasi tutto il mondo, e che offre al pubblico le imprese di alcuni campioni di qualità eccezionale. Una prova? Cercate sul web – se già non lo conoscete – Mister Shingo Kunieda, che a Tokyo farà gli onori di casa: non è soltanto numero 1 del mondo e un’icona del ‘Wheelchair’ in ogni angolo del pianeta, ma è pure un recordman difficilmente eguagliabile. In carriera, il 37enne nato proprio nella Capitale del Sol Levante ha portato a casa 45 titoli del Grande Slam, 24 in singolare e 21 in doppio. Roba da far impallidire Roger Federer, Rafael Nadal e Novak Djokovic. Alle spalle di Kunieda c’è il giovane britannico Alfie Hewett, poi il belga Gerard, l’argentino Fernandez, l’altro britannico Reid e l’eterno Stephane Houdet, classe 1970 e ancora numero 6 al mondo.   GIAPPONE E OLANDA LEADER Il tennis in carrozzina è ugualmente popolare tra le donne, con l’Olanda come Paese guida. Diede De Groot (24 anni) comanda la classifica al femminile, con la connazionale Aniek Van Koot al terzo posto, subito dietro alla giapponese Yui Kamiji. La De Groot si ispira a un’altra leggenda di questa disciplina – sempre olandese – ossia Esther Mary Vergeer, capace di conquistare 48 Slam e 7 ori Paralimpici. Un percorso nel quale ha messo insieme un primato impossibile persino da pensare: dieci anni consecutivi senza sconfitte. Gli esempi non mancano, dunque, a chi si approccia alla disciplina, e sono sempre di più i Paesi nei quali nascono scuole riservati a chi vuole affrontare il percorso verso il professionismo. Dal Canada alla Corea, dalla Finlandia al Cile, passando per Sri Lanka, Malesia e Kenya (che invece nel tennis non sono esattamente delle potenze), nei top 100 troviamo un mix che fa impallidire sport teoricamente ben più popolari.   UNO SHOW MONDIALE Tra le discipline paralimpiche, il tennis si è ritagliato in fretta un posto importante, anche perché le regole restano sostanzialmente le stesse che valgono per i normodotati. Persino quella che consente i due rimbalzi esiste ad alto livello solo nella teoria: nella pratica, i migliori al mondo anticipano con regolarità il secondo rimbalzo tutte le volte che ne hanno l’opportunità, per cercare di costruirsi il punto da una posizione di comando. Assistere a un match tra Kunieda e Hewett, giusto per prendere i primi due al mondo, è uno spettacolo con pochi paragoni possibili nel mondo dello sport (tutto, non solo paralimpico), quanto a destrezza, velocità di esecuzione, capacità di leggere i punti e gli incontri. Uno show che in alcuni Paesi è talmente popolare da diventare oggetto di numerose esibizioni. In Olanda, per esempio, durante i tornei del circuito Atp c’è quasi sempre il parallelo appuntamento di Wheelchair, con tanto di campetti da minitennis dove è pure possibile provare la disciplina. Lo fanno a Rotterdam, durante l’Atp 500, ma pure a S’Hertogenbosch, sull’erba.   LE SPERANZE AZZURRE In tutto questo, l’Italia non resta a guardare, malgrado non sia fra i 31 Paesi presenti a Tokyo. Se negli anni passati abbiamo avuto il bolognese Fabian Mazzei come punta del movimento, adesso c’è un interessante gruppo di ragazzi che punta a non farlo rimpiangere. In campo maschile, il leader è Silviu Culea, bresciano di origini rumene, che è numero 55 al mondo e a dispetto della sua carta d’identità (classe 1973) è ancora atleticamente abbastanza giovane da potersi permettere legittime ambizioni di successo ad alto livello. Dietro di lui, Luca Arca (classe 1992) e Ivan Tratter (1991), rispettivamente numero 63 e 67 del ranking. Tra le donne, la pattuglia delle sei top 100 è guidata dalla toscana Giulia Capocci (numero 32, ma con un best ranking di numero 4 datato 2019), seguita dall’esperta Marianna Lauro (44), e ancora dal poker formato da Morotti, Bertola, Ricci e Valdo. È ancora presto per poter gareggiare per una medaglia. Per sognarla, invece, è sempre il momento giusto. L'articolo A Tokyo tocca ai campioni del Wheelchair proviene da WeAreTennis. ...

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