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ATP Bastad: Thiem e le sue sbracciate scaraventano fuori Bautista, per Rublev rientro sofferto-

Continua la settimana di tennis vichinga in quel di Bastad, con il Nordea Open che nella giornata odierna si è allineato ai quarti di finale. Infatti in terra svedese si sono disputati i restanti quattro ottavi di finale del tabellone, quelli della parte bassa. Ad aprire le danze sul Centrale dell’impianto scandinavo è stato l’incontro, che ha visto il serbo Laslo Djere prevalere sul mancino svizzero Marc-Andrea Huesler per 7-5 6-2 in poco più di un’ora e venti di gioco. Il n. 53 della classifica ATP, giustiziere al primo turno di Lorenzo Musetti, si è complicato la vita più del previsto dopo una partenza a dir poco perfetta. SOLIDITA’ BATTE ATTITUDINE OFFENSIVA – Il tennista di origini ungheresi ha difatti dilapidato un vantaggio inziale di quattro game a due, però poi si è dimostrato abile nel rimanere lucido non lasciandosi prendere dalla frustrazione per il bottino gettato a mare e riuscendo con un colpo di coda a fare suo il primo set nel dodicesimo gioco. Differentemente da quanto accaduto in avvio di partita, nel secondo parziale il giocatore ad uscire meglio dai blocchi è il n. 108 del ranking. Il 26enne di Zurigo brekka per la seconda volta nel match e si arrampica sul 2-1 e servizio, poteva essere la prima tappa della rimonta ed invece si rivela il momento che segna sostanzialmente la fine della sfida. Questo perché, colui che aveva estromesso dal torneo nel turno decisivo delle qualificazioni Fabio Fognini – prima che il ligure venisse ripescato per il ritiro di Rinderknech – da quel terzo gioco non ha più racimolato neanche un game subendo un filotto di cinque giochi consecutivi, mandando così il n. 4 di Serbia all’appuntamento con la testa di serie più alta rimasta in gara dopo lo scalpo albiceleste ai danni del fantasmino Ruud. RIENTRO CON VITTORIA, MA NON SENZA SUDORE PER ANDREY – Costui, che quindi adesso seguendo pedissequamente la classifica diviene inevitabilmente il favorito per la conquista finale del torneo, è il rientrante Andrey Rublev. Il russo dopo la vacanza forzata da Church Road è tornato a riassaggiare il campo, l’ultimo match disputato risaliva ad un mese fa, quando al primo round del ‘500’ di Halle da finalista in carica si arrese a Nikoloz Basilashvili – il georgiano non se la passa proprio bene, tra un’accusa ed una smentita sul suo conto in merito ad un possibile coinvolgimento in partite truccate. Ebbene il ritorno alle competizioni del n. 8 al mondo è stato molto complesso, costellato da insidie e problematiche di vario genere, ma vincente. Ci sono volute oltre due ore e mezza di lotta rossa, di quelle vere da terra battuta dove il proprio sudore si mimetizza con il mattone triturato, al finalista della scorsa stagione del Masters 1000 di Cincinnati per superare un coriaceo Federico Coria con lo score di 7-5 4-6 7-6(2). Il 30 sudamericano, che si confà perfettamente alla descrizione di terraiolo sudamericano tutta grinta e garra – uruguagia, che affonda le proprie origini nel caudillo per antonomasia: Josè Nasazzi, campione della Celeste che conquistò il titolo modiale del 1930 -, è il fratello minore del più celebre Guglielmo – ex n. 3 delle classifiche, finalista al Roland Garros 2004 e attuale capitano di Davis del team argentino -, ma sui campi svedesi è di casa e si trova particolarmente a suo agio: l’anno scorso raggiunse la finale, la prima della carriera nel circuito maggiore, dovendo lasciare strada spianata al tennista che nell’immaginario collettivo ha preso il posto del mitico David Ferrer. Le prime fasi del duello non possono che rispecchiare le caratteristiche di un match equilibrato sulla superficie terrosa, con tutti i crismi del caso. Su tutti, i servizi che non dominano come in altre condizioni: si parte con quattro break di fila con i turni di servizio smarriti con la stessa facilità con cui si scarta una caramella, seguiti da una parte centrale del set regolare, per poi chiudere con altri tre strappi negli ultimi quattro giochi della frazione, che hanno confezionato il 7-5 moscovita in 57 minuti. Ad un parziale inaugurale da montagne russe e ribaltamenti di fronte a ripetizione, fa da contro altare un secondo set totalmente opposto, nel quale le battute lasciano le briciole sino al decimo game. Qui il n. 2 del seeding perde le staffe al momento di allungare la frazione – concedendo le prime palle break dell’intero set – e rimanda il referto del match. La conclusione dell’incontro arriverà solamente dopo una battaglia di oltre un’ora al tie-break. Nel corso del set a rischiare di più è stato l’allievo di Fernando Vicente, che dopo essere salito 2-1 ha consolidato il vantaggio cancellando tre break point complessivi nei suoi due turni di battuta successivi. Al momento però di chiudere i giochi Andrey ha tremato ancora, dovendo quindi ricorrere al gioco decisivo per centrare la vittoria. Ma se comunque lo scontro tra Rublev e Coria ha regalato spettacolo e pathos, il match del giorno è stato certamente il settimo confronto diretto tra la tds n. 4 del tabellone Roberto Bautista Agut e il n. 339 del mondo – fa veramente strano dirlo – Dominic Thiem. I precedenti vedevano lo spagnolo avanti quattro a due, con l’ultimo faccia a faccia andato in scena nei quarti dell’ATP 250 di Doha lo scorno anno. In quel caso la partita andò per lunghe, oltre le due ore e venti, e vide l’austriaco imporsi vincendo il primo set al tie-break ed il terzo per 6-4. Ebbene lo svolgimento di questa gara 7, si direbbe in Nba anche se osservando gli H2H e ragionando sempre come i cestisti d’oltreoceano la contesa sarebbe già stata chiusa, ha ripercosso le medesime orme. L’ex n. 3 è tornato in versione The Dominator, almeno a tratti, e si è qualificato per quarti di finale dopo quasi tre ore di gioco, con il punteggio di 7-6(5) 3-6 6-4. Thiem non vinceva due match consecutivi dal Masters 1000 di Madrid dello scorso anno, ovvero da un anno e tre mesi. THIEM FA VALERE LA SUA PESANTEZZA DI PALLA – Una sfida assolutamente godibile, che ha presentato contenuti tecnici ed un livello generale medio-alto. Purtroppo l’incontro non è stato pienamente entusiasmante, poiché non vi è stata una fase del match in cui entrambi hanno espresso il loro miglior tennis; ma si sono alternati nel controllo delle operazioni, quando il livello dell’uno saliva l’altro scendeva di colpi e di gioco. Il 34enne valenziano si è fatto preferire all’inizio, riuscendo ad avere la meglio con il suo ordine geometrico e la sua magistrale pulizia nel cogliere gli angoli giusti per costruire il punto alla perfezione, senza mai rischiare eccessivamente di incorrere nell’errore. Sul 5-2 però l’inerzia lentamente ha cambiato padrone, con il campione dello Us Open 2020 che dopo aver costantemente subito la propositività dell’avversario, raffigurata dai meravigliosi rovesci lungolinea di Roberto e che permettevano al n. 20 ATP di far perdere sistematicamente metri al due volte finalista del Roland Garros mandandolo a raccattare sui teloni; ha finalmente preso in mano gli scambi. Le sue botte da orbi, all’improvviso riaggiustano il mirino e cominciano a creare solchi mastodontici nella metà campo opposta, la rimonta trova la sua concretizzazione e Dominic fa suo un set che sembrava perso. Fanno paura le accelerazioni devastanti di rovescio del 28enne di Wiener Nuestadt, sono di brutale forza: il suo vero marchio di fabbrica, quello che lo ha fatto conoscere al grande tennis. Tra una sbracciata monomane sismica, con anche il saltello in talune circostanze, ed un’affilata rasoiata profonda, Thiem sembra viaggiare su una navicella del passato che lo ha riportato agli antichi splendori. L’infortunio al gomito però non è ancora un miraggio, e la condizione che è scaturita dalla lunga convalescenza non può non essere colpita da un primo set così duro. Il calo fisico arriva puntuale, Bautista di esperienza e facendo leva su soluzioni alternative pareggia i conti. Anche l’iberico infatti non splende, si può osservare chiaramente come pure lui non sia al massimo per via del COVID riscontrato a Londra, perciò si affida alle smorzate per abbreviare i punti e sorprendere l’allievo di Nicolas Massù.  Nel set decisivo Dom innesca di nuovo la marcia superiore, la sua pesantezza di palla è incontenibile: lo schema back incrociato e poi bolide vertiginoso di rovescio funziona a meraviglia. E se anche il kickone dei bei tempi torna a mietere vittime, il successo è assicurato. Rientrerà grazie a questa vittoria, virtualmente in nei primi 300. Nel primo quarto della metà bassa del tabellone Thiem se la vedrà con Sebastian Baez. La tds n. 8 ha vinto nettamente per 6-2 6-3 contro il finalista di Montecarlo Alejandro Davidovich-Fokina, in 1h21. A fare la differenza la capacità di trasformare sia la prima che la seconda di servizio, rispettivamente il 76% e il 63% contro il 55% e il 57%. Inoltre il n. 34 del ranking ha frantumato entrambe le chance di break offerte. ...

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