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Berrettini che fai? (Azzolini). Sinner si scalda. Doppio insieme a Schwartzman (Bertellino). Il Principe Nicola (Crivelli)-

Berrettini che fai? La Rocca metafora di una dura scalata (Daniele Azzolini, Tuttosport) A Montecarlo il tennis è in Francia. Di poco. Qualche centinaio di metri oltre un confine che c’è anche se non si vede, segnato qui con la vernice su un muro, là con le piastrelle colorate lungo un marciapiede. Anche Avenue Princesse Grace, su cui si aprono i cancelli del Country Club, è in terra francese. E a molti apparve un inutile sgarbo non includere l’amatissima moglie attrice del principe Ranieri III entro i confini del Principatu de Munegu (in dialetto monegasco), quasi a decretarne un ruolo collaterale, se non di passaggio, nella vita di una cittadina che con la nobiltà fa i conti dal 1297. l’anno in cui Francesco Grimaldi, genovese, guelfo convinto, scalò la Rocca e la conquistò. C’è sempre una Rocca da scalare, ma alla fine tutto torna. È il messaggio che le Principauté (in francese, stavolta) ha sempre veicolato. Negli affari come nello sport, del quale è diventato dal 1893 un abile costruttore di occasioni. II tennis fu l’apripista ed esiste ormai da 130 anni, la Formula 1 ne divenne il business più importante, il calcio vi si aggiunse nel 1924, e lo stadio fu intitolato a Luigi II, il principe che (non ancora regnante) volle il tennis club, costruito con i soldi americani. Le maglie del Monaco, bianche e rosse, le disegnò Grace Kelly, che molto di più amava il tennis e le ore trascorse al circolo dall’aspetto art-deco, il suo preferito. Tutto torna, alla fine, ma una Rocca da scalare non manca mai. Nel torneo che va in scena da oggi sui campi del Country, la Rocca appare un po’ sgarrupata, priva com’è dei contrafforti spagnoli. Nadal ancora non se la sente e Alcaraz ha ripreso ieri ad allenarsi. L’occasione fa il tennista campione? Di sicuro invita a progetti di conquista la turbolenta torma di guelfi e ghibellini del nostro sport. Se la teoria non fosse una formulazione sistematica di principi generali che nel tennis è meglio lasciar perdere, direi che per Sinner e Berrettini c’è una possibilità di incrociare, una volta tanto, le racchette. Potrebbe accadere in semifinale. Fuori dalla teoria, la pratica insegna che ogni incontro è una piccola rocca che occorre affrontare opportunamente attrezzati, con racchetta e rampini. Sinner ha tre asperità niente male, Schwartzman o Goffin (superabili), Hurkacz negli ottavi e il rientrante Djokovic nei quarti. E il Djoker, si sa, se arriva nei quarti significa che è già in forma (per lui ci sono Nakashima o McDonald, poi Kecmanovic o Musetti). Primo escluso tra le teste di serie, Berrettini viene da un periodo che sarebbe meglio dimenticare, e sostituire con un percorso di ricongiungimento agli alti obiettivi di qualche tempo fa. Mi chiedo se Montecarlo possa offrire la giusta occasione… Se i segnali di ripresa mostrati a Miami sono stati corredati dal lavoro fisico che serviva, il percorso che attende Matteo è di quelli che farebbero tremare i polsi a chiunque. Subito contro l’attaccatutto Cressy, l’americano di Parigi che serve e scende anche quando non ce n’è bisogno, poi Norrie o Cerundolo, quindi Rune, infine Medvedev, che è come correre la mezza maratona ma con gli ultimi chilometri in salita. Il russo potrebbe essere sostituito da Zverev, se il tedesco ha completato la fase di recupero dopo il brutto infortunio alla caviglia dello scorso Roland Garros. Ma al secondo turno potrebbe incontrare Sonego, che ha evitato le qualifiche grazie all’infortunio di Fognini (caviglia). E quello visto in azione a Miami era un Sonego intraprendente e combattivo. Intrecci belli caldi, come si vede. […] Sinner si scalda. Doppio insieme a Schwartzman (Roberto Bertellino, Tuttosport) Non è stata la semifinale che si era prefigurato Marco Cecchinato, la prima del programma di ieri sul campo centrale del 250 ATP di Estoril contro il serbo Miomir Kecmanovic, numero 40 ATP. Dopo una buona partenza, con un sufficiente rendimento al servizio (2-2), il break subito nel quinto gioco (dal 40-15) ha cambiato radicalmente il corso del confronto. Il palermitano si è irrigidito e innervosito mentre il suo avversario ha preso sempre più confidenza e dopo aver chiuso la prima frazione al nono gioco ha dominato la seconda. Sigillo sulla sfida messo dopo un’ora e sette minuti e grande soddisfazione al termine. «Sono migliorato giorno dopo giorno – ha detto il serbo – e poter giocare la finale mi rende molto felice. E’ la mia seconda di stagione e dovrò misurarmi sulla terra rossa, superficie che mi piace molto». All’azzurro rimangono le buone sensazioni delle tre vittorie in sequenza, con la perla iniziale contro Schwartzman , ed un balzo in classifica che lo porterà domani attorno all’80a piazza mondiale. Kecmanovic troverà in finale il numero 1 dei tabellone, il norvegese Casper Ruud, che ha fermato la corsa del francese Quentin Halys nel tie-break del set decisivo e dopo aver acrusato alla fine del secondo parziale un problema fisico al collo. A Marrakech, altro ATP 250, la solidità di Roberto Carballes Baena ha avuto la meglio sul tennis brillante del britannico Daniel Evans. Lo spagnolo ha perso il primo set ma nei successivi due ha alzato il livello, sbagliando molto meno e prendendo le misure all’avversario. Oggi sfiderà il francese Muller, che nei quarti aveva battuto Musetti, per il titolo. Gioia in doppio per Andrea Vavassori, al terzo titolo nel massimo circuito con tre compagni diversi, che ha conquistato il trofeo a fianco del brasiliano Demoliner e contro gli austriaci Erler e Miedler. A Montecarlo sono scattate le qualificazioni con Luca Nardi che ha piegato il francese Lestienne, n° 63 ATP. […] Oggi cercherà di salire tra i grandi affrontando il tedesco Oscar Otte (dalle 11). Non ha fatto altrettanto Giulio Zeppieri che dopo un buon avvio contro l’esperto magiaro Marton Fucsovics, ha ceduto al terzo set. In gara oggi, non prima delle 14, anche Sinner in doppio a fianco di Schwartzman. […] Il Principe Nicola (Riccardo Crivelli, La Gazzetta dello Sport) A Montecarlo c’è il Principe regnante e poi c’è Nicola Pietrangeli. Ha vinto tre volte al Country Club, nel 1961 e poi due di fila nel 1967 e nel 1968, e solo per questo si è già meritato un posto speciale nella mitologia del torneo. Ma per classe e stile, Nick è un’icona da quelle parti: ha un tavolo sempre riservato alla Terrasse, il ristorante esclusivo che affaccia sul Campo Centrale, e le cronache narrano che non appena si presenta alle porte del circolo alla vigilia dell’evento (stavolta è arrivato venerdì sera), gli organizzatori lo accolgano con la solita frase di rito: «Benvenuto Monsieur Pietrangeli: il torneo adesso può cominciare». Nicola, ci faccia sognare: gli Anni 60, il fascino del Principato, dl giorno le partite e di sera la Dolce Vita. Macché dolce vita, non avevamo una lira: tutti spiantati. Però c’era la cena di gala del giovedì sera, con tutto il gotha presente, dal Principe in giù. Era un evento così alla moda che un anno la Bbc lo trasmise addirittura in diretta. E soprattutto c’era lo champagne, che da qualsiasi altra parte ci sognavamo. Ricordo solenni ubriacature, comprese le mie: e infatti se andate a vedere le statistiche, il venerdì di quegli anni è il giorno con le sorprese più inattese. Con i postumi della sbornia, anche i più forti spesso non sapevano più dove erano capitati. Tanti, ma non lei: che il torneo lo ha vinto tre volte e un’altra, nel 1966, ha giocato la finale. Mi difendevo bene, ed ero bravo ad adattarmi in fretta ai tre campi che c’erano allora. Ma mi fa piacere che accanto alle vittorie abbia citato anche la finale: oggi sembra che se arrivi in fondo e non vinci sei scarso. Non c’è dubbio però che tra lei è Montecarlo sia sempre esistito un feeling particolare, che non si è ancora spento. E’ vero, mi è sempre piaciuta l’atmosfera mondana che lo circonda. Già allora, e ancor più adesso che è tutto così robotizzato, Montecarlo è un torneo diverso da tutti gli altri, dove respiri l’aria della ricchezza, che per me non è mai da biasimare, se l’hai ottenuta onestamente. Parliamoci chiaro: metà degli ospiti della Terrasse non capisce nulla di tennis, ma anche questo è il fascino di un appuntamento dove conta comunque esserci. E io ho provato a nobilitarlo nella parte tennistica. E poi è diventato amico del Principe Ranieri. Non mi sono mai definito amico dei Principe, ho lasciato sempre che fosse lui a parlare del nostro rapporto. D’altronde se per tre volte ti consegna la Coppa del torneo, qualcosa nasce per forza. Era una personalità complessa, accompagnato da un simbolo di eleganza e di bellezza come Grace. E poi mi dicono che avesse un buon dritto. Ci sta dicendo che non ha mai avuto modo di giudicarlo in campo? Sembra incredibile, ma è così. Con Ranieri non ho mai giocato a tennis. Solo a golf. E siccome non facevo parte dell’entourage e dunque non dovevo seguire il protocollo, ero l’unico che poteva permettersi di dirgli che era piuttosto scarso. […] Veniamo all’attualità: chi vince il torneo? Djokovic si sta allenando sulla terra da tre settimane ed è carico come una molla perché non gli hanno permesso giocare in America: per me è favorito. Anzi, senza Nadal e Alcaraz è favoritissimo. E gli italiani? A Montecarlo in pratica giocano in casa: e il tifo aiuta. Abbiamo una generazione fortissima, non guardiamo agli alti e bassi. Anzi, sa cosa le dico? Non mi stupirei se il torneo lo vincesse Sinner. È diventato un giocatore vero, adesso è tra primi cinque del mondo. […] ...

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