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Berrettini show: 23 anni dopo, Italia nei quarti

Dopo 23 anni, l’Italia torna nei quarti di finale del singolare maschile di Wimbledon, grazie a Matteo Berrettini. Il romano continua a mostrare sicurezza e fiducia, non solo nel servizio. Una condizione pressoché perfetta che lo deve portare a non aver paura di nessuno. Un quarto di finale a Wimbledon, in casa Italia, non lo vedevamo da 23 anni. Matteo Berrettini, con l’aria sicura di chi sta facendo qualcosa di assolutamente normale, ha dominato Ilya Ivashka mettendo a segno un risultato che in realtà potrebbe essere uno snodo fondamentale per riscrivere la storia del tennis azzurro. Perché in tutta l’Era Open, nessuno dei nostri è mai arrivato in semifinale nel torneo più prestigioso del mondo. E pure prima del 1968 ci era riuscito soltanto Nicola Pietrangeli, che nel 1960 perse in cinque set contro Rod Laver. Non è mai stata roba per noi, l’erba. Noi che quando pensavamo al tennis pensavamo soprattutto alla terra battuta, alla fatica, alle tattiche e alle geometrie. È stato così fino a poco tempo fa, e neppure quel quarto di finale conquistato da Davide Sanguinetti nel 1998, fu qualcosa capace di farci cambiare idea. Davide era un gran bel giocatore, che sul veloce sapeva battere i grandissimi (vero, Federer?), ma non aveva la completezza tecnica per stare a lungo nelle zone nobili. Contro l’olandese fragile Richard Krajicek, in quella edizione dei Championships, non riuscì mai a entrare in partita, ma il suo torneo di allora ce lo ricordiamo ancora oggi come uno dei punti più alti di quel periodo, degli anni Novanta e dell’inizio del nuovo millennio. SERVIZIO, BACK E GIOCO DI VOLO Oggi, invece, il quarto di Berrettini ci appare come una cosa persino scontata, laddove scontata non era affatto. Ivashka è un giocatore che sul match secco è in grado di dare fastidio a tutti, perché possiede un braccio veloce e tanto coraggio, doti che sull’erba in modo particolare possono fare la differenza. Semplicemente, Matteo non ha dato modo al bielorusso di entrare in partita, giocando una partita ordinata e lasciandosi parecchio margine di sicurezza in ogni aspetto del gioco. Non ha forzato col servizio, il romano, eppure non è quasi mai andato in difficoltà. E non ha dovuto prendere troppi rischi, perché il copione stavolta prevedeva l’esatto contrario: era il suo avversario a dover inventare l’impossibile per fare un quindici, senza peraltro trovare la chiave per scardinare le sicurezze altrui. Berrettini si è preso la sua solita dose di punti dalla battuta, ma se ne è presi pure grazie al rovescio col taglio sotto, ormai diventato una parte importante del suo repertorio, e addirittura con la smorzata. Quando è stato chiamato a rete, inoltre, Matteo non solo non si è tirato indietro, ma ha mostrato una fiducia tale da permettergli pure i ricami più complicati. Tutto dentro, tutto in campo, tutto perfetto. QUELLA LEZIONE DI FEDERER Un Berrettini così, che vince al Queen’s e poi approda fra i migliori otto ai Championships con questa autorevolezza, può già essere considerato il migliore italiano di ogni tempo sull’erba. Laddove anche gli altri suoi connazionali dotati di talento non amavano giocare, lui sta dimostrando di aver imparato come si sta. Coi piedi sempre pronti, con il baricentro sempre basso, con la mente sempre sveglia. La differenza, rispetto al passato, risiede nella completa consapevolezza dei suoi mezzi. Adesso l’allievo di Vincenzo Santopadre sa esattamente quanto vale, sa di essere in quel ristrettissimo gruppo di campioni che possono ambire ad alzare il trofeo. E la cosa sorprendente, piacevolmente sorprendente, è che tutto questo non lo schiaccia, ma al contrario lo galvanizza. Due anni fa, era il 2019, sempre a Wimbledon, Matteo incrociò negli ottavi Sua Maestà Roger Federer: finì 6-1 6-2 6-2 per il basilese, una lezione che l’azzurro prese con un sorriso amaro, ma che poi lo avrebbe aiutato nella sua crescita. Quel giorno, Matteo capì quanto era distante, ancora, un gigante dell’erba come Roger. Ma capì pure una cosa più importante: che di fronte a questi fenomeni, bisogna mettere da parte la soggezione, bisogna lasciare negli spogliatoi il passato e giocarsela a viso aperto. Il presente è un’altra cosa, e in questo presente Berrettini è a Wimbledon per vincere. L'articolo Berrettini show: 23 anni dopo, Italia nei quarti proviene da WeAreTennis. ...

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