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Billie Jean King premiata con il Lifetime Achievement Award

I successi di Billie Jean King superano di molto il recinto del tennis e i limiti temporali della sua carriera di atleta. Dagli anni ’60 in poi la statunitense di Long Island, oggi settantacinquenne, ha vinto trentanove titoli Slam tra singolare e doppio ma soprattutto ha combattuto in prima linea nella battaglia per la parità dei sessi nello sport, contribuendo anche a fondare il WTA Tour, il circuito professionistico femminile (parte della storia è raccontata nel film “La battaglia dei sessi”, basato sul celebre incontro tra King e Bobby Riggs del 1973). Per questi e altri successi King è stata premiata pochi giorni fa dalla BBC, la compagnia di servizio pubblico radiotelevisivo britannica. Nel corso della classica cerimonia di fine anno delle Sports Personality of the Year, che ha visto premiati atleti di otto discipline diverse (tra cui il golfista italiano Francesco Molinari), l’ex campionessa di sport e diritti civili è stata insignita del premio alla carriera Lifetime Achievement Award. È la terza tennista di sempre a riceverlo, dopo Martina Navratilova nel 2003 e Bjorn Borg nel 2006. “Vorrei ringraziare tutti per questo premio” ha detto King, visibilmente emozionata, “e per avermi incluso in questa serata storica. “Il Regno Unito ha avuto un ruolo molto importante nella mia vita e nella mia carriera: ho vinto il mio primo torneo nazionale agli Irish Open nel 1963 e il mio primo titolo professionistico a Birmingham nel 1983. Il prossimo anno sarò a Wimbledon per il cinquantanovesimo anno consecutivo, è una seconda casa per me”. È proprio all’All England Club che “BJK” ha ottenuto oltre la metà dei suoi successi major. Wimbledon è anche il torneo che nel 1957 incoronò Althea Gibson, la prima atleta di colore a vincere un titolo del Grande Slam. King la cita come una fonte di ispirazione in adolescenza. “Quando avevo dodici anni sedevo nel tennis club di Los Angeles, e mi resi conto che tutti giocavano con scarpe bianche, abiti bianchi, palline bianche (all’epoca eran di quel colore, ndr) e che tutti erano bianchi. Mi domandai: dove sono tutti gli altri?”. “Da quel momento”, ricorda, “ho deciso di battermi per l’uguaglianza e l’inclusione per il resto della mia vita”. Anche Andy Murray, pur assente in quanto al momento a Miami per preparare la nuova stagione, ci ha tenuto a partecipare alla premiazione con un tributo personale. “Billie Jean è un esempio non soltanto per me, ma per moltissimi altri atleti” ha detto l’ex numero uno, sempre molto attento alle tematiche di genere nello sport e pronto a far notare a giornalisti e presentatori eventuali scivoloni sessisti. “Ha alzato la voce per chiedere ciò in cui credeva e questo ha sicuramente avuto un grande impatto sulle generazioni che sono venute dopo la sua”. ...

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