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CARUANA: “FRITZ È UN AMICO, VOGLIO RAGGIUNGERLO PRESTO”

Conosciamo meglio la wild card italiana 2018. Ha un tatuaggio con una citazione della Bibbia sul fianco, è nato in Italia ma vive in Texas e ha un rovescio lungolinea da paura. “Voglio arrivare dov’è il mio amico Fritz” di Gabriele Riva - foto A. Costantini Dove lo trovate un ragazzo di vent’anni con due versetti della Bibbia tatuati sul fianco? Facile: alla Fiera di Milano-Rho: è quel biondino con l’aria simpatica e spensierata che dà il cinque a Frances Tiafoe e abbraccia Taylor Fritz. Lui è Liam Caruana, nato a Roma, trasferito negli States a sei anni con la famiglia (è il quarto di cinque fratelli) e con in mano, stretta là nel pugno, una grande chance. Quest’anno la sua stagione è stata dura: infortuni, dubbi, zero continuità. Il ranking che calava drasticamente. A febbraio era n.375 Atp, oggi è n.622. Ma, si sa, le vie del signore sono infinite. A proposito, torniamo al tatuaggio: “Confida nel Signore con tutto il cuore, e non appoggiarti sulla tua intelligenza; in tutti i tuoi passi pensa a lui ed egli appianerà i tuoi sentieri”. Libro dei Proverbi, 3:5-6. “Sembra lungo per essere tutto tatuato sul fianco vero? Neanche tanto, e poi è molto profondo e a me piace”. A cena con QuinziMostra i versetti alzandosi la maglietta ancora sudata dalla lotta che, qualche minuto prima, gli ha regalato la wild card per le Next Gen Atp Finals, sui campi dello Sporting Milano 3. Lì era arrivato il suo ‘come on’ più forte, poi una serie di colpi sul petto a festeggiare il successo in finale sul partenopeo Raul Brancaccio, il favorito della vigilia. “Ma io questa wild card l’ho vinta col cuore, sono eccitato ed entusiasta, è stato un percorso molto difficile. Ma me l’aspettavo, perché il livello di noi italiani adesso è molto, molto buono”. E il bello deve ancora venire: “Ricordo che qualche tempo fa - racconta - ero a cena con Gianluigi Quinzi, c’erano anche Matteo e Jacopo Berrettini perché eravamo con la nostra squadra (in Serie A1 sono tutti tesserati per la Canottieri Aniene Roma, ndr) e ‘Gian’ ci raccontava tutte le cose belle che ha vissuto alle Next Gen Atp Finals. Non pensavo potesse succedere anche a me, invece eccomi qui, è fantastico”. Frustrazione e fiduciaOra quelle immagini ‘belle’ le vede in prima persona, con i suoi occhi. E lo fa con personalità e sicurezza. Fiducia in se stesso e nelle armi che l’hanno portato fin qui. Sì, perché il timore di non poter fare come Quinzi e di non vincere quella wild card non era il frutto di scarsa autostima, ma di una stagione complicata, complicatissima: “Quest’anno ho avuto problemi di ogni tipo: adduttore, addominali, non me li ricordo nemmeno tutti i guai che ho avuto. Mi allenavo, giocavo e mi facevo subito male. Poi recuperavo, mi allenavo, rientravo nel circuito, e mi rifacevo male ancora”. Adesso le prospettive cambiano e le sicurezze tornano. Specialmente quelle tecniche. “Non ho intenzione di snaturare il mio gioco solo perché davanti avrò dei campioni già fatti, gente da Top 50”. Nei suoi mezzi Liam crede fermamente. “Il mio è un gioco d’attacco. Non sono uno che si mette lì ad aspettare l’errore dell’altro”. Tsitsipas, Fritz, Tiafoe, sotto a chi tocca: “È ovvio che loro sono tutti un bel gradone sopra al mio livello in questo momento, ma io mi sento pronto. Fisicamente finalmente mi sento bene”. Tennis d’attaccoQuel tennis aggressivo e d’attacco firmato Liam, ancora sconosciuto nel circuito maggiore (nel 2018 ha giocato solo un match in un main draw Atp, a inizio anno ad Auckland), l’hanno visto bene gli appassionati dello Sporting Milano 3 e i telespettatori di SuperTennis. Soprattutto nel tie-break vinto nel quarto mini-set della finale contro Brancaccio: lì dentro c’è tutto il Caruana-pensiero. Sul 5 pari ha giocato un rovescio lungolinea maestoso, all’incrocio delle righe a scardinare la difesa sul lato destro di Brancaccio. “Il rovescio è certamente il mio colpo migliore, ma quel colpo l’ho giocato praticamente a occhi chiusi. Mi sono detto: ‘se proprio devo perdere ‘sto tie-break, voglio perderlo facendo il mio gioco, senza avere rimpianti’. E così è stato”. Il tutto senza pensare alla posta in palio: “Ma nemmeno ai soldi che ci stavamo giocando”. A Caruana grazie a quel rovescio - e non solo ovviamente... - sono andati i 52 mila dollari garantiti dall’Atp a tutti i partecipanti delle Next Gen Finals. Il grande saltoMa a dire il vero in palio c’era anche molto di più: la possibilità di giocare con Tsitsipas, Fritz e gli altri. “Tutta gente che conosco già molto bene perché abbiamo girato il circuito Junior insieme”, racconta Liam. Quando si trasferì dall’Italia, da bimbo, la prima destinazione fu la California. “È lì che ho conosciuto Fritz, giocavo spesso con lui, anche perché, avendo entrambi i genitori tennisti, lui aveva il campo in casa e ci allenavamo spesso insieme”. Tiafoe è pure un amico: “Non ci sentiamo molto spesso ma quando ci vediamo, con Frances sono baci e abbracci”. La differenza al momento è evidente, e Caruana ne è consapevole: “Loro sono stati bravi a sfruttare subito e in fretta quel momento chiave nella carriera di ognuno in cui metti insieme le partite e le consapevolezze giuste per fare il grande salto. Io quel passo devo ancora farlo”. Ma l’ambizione non manca. Il lavoro, al fianco del papà-allenatore Max (con lui a destra nella foto), ha un obiettivo preciso: “Io voglio arrivare dove stanno loro adesso, al livello di Fritz e di Tiafoe. Penso che questa che mi si è presentata ora davanti sia una buona opportunità, diciamo la strada giusta”. Le vie del Signore, a volte, passano anche per Milano. ...

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