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CONFRONTI GENERAZIONALI: 4 SFIDE STORICHE

I 17 anni di differenza tra Federer e Tsitsipas sono un abisso ma non è la prima volta che i passaggi di consegne sono così... epocali. Da Suzanne Lenglen e Dorothea Lambert Chambers passando per Connors-Rosewall fino a... di Alessandro Mastroluca - foto Getty Images Come si guarderà in futuro alla vittoria di Tsitsipas su Federer negli ottavi dell’Australian Open 2019? Sarà davvero l’inizio di una nuova epoca? La risposta, per ora, fischia nel vento. Nella storia del tennis il cosiddetto cambio della guardia, un percorso spesso fatto di assestamenti continui e graduali, in certi momenti ha guadagnato velocità e rivelato in un singolo incontro la forza dello stacco tra il moderno e il futuro. Wimbledon 1919, l’arrivo della Divina Lenglen “Da una parte, una britannica quarantenne che ha vinto il titolo sette volte e non perde a Wimbledon da undici anni; dall’altra una ragazza francese che arriva dalla devastata provincia della Piccardia”, alla sua prima presenza ai Championships. Così il Daily Telegraph presenta la finale del 1919 fra Dorothea Lambert Chambers, 40 anni, e la “Divina” Suzanne Lenglen, 20. Dorothea Douglass, che nel 1907 ha sposato Robert Lambert Chambers, ha vinto il primo titolo ai Championships nel 1903 in rimonta su Ethel Thomson Larcombe. Nelle altre sei finali che ha vinto tra il 1904 e il 1914, ha poi perso 29 game e nessun set. Oro olimpico nel 1908, prima donna a conquistare uno Slam con un 6-0 6-0 nel match per il titolo (a Wimbledon nel 1911), ha anche pubblicato un manuale, Tennis for Ladies, con consigli sulle tecniche, le attrezzature e l’abbigliamento che nel suo caso ha tutta la severa pesantezza della Londra vittoriana. Lenglen invece si presenta con una gonna sopra le caviglie e le maniche corte, e sorseggia brandy alla fine del secondo set. Lenglen allunga 4-1 nel terzo set. Lambert Chambers rimonta, manca due match point sul 6-5, ma cede 10-8 4-6 9-7. Lenglen vince il primo dei suoi cinque titoli consecutivi a Wimbledon. L’anno successivo incontrerà ancora Lambert Chambers, che a 41 anni diventerà la più anziana finalista nella storia dei Championships ma vincerà appena tre game: finirà 6-3 6-0. Wimbledon 1974, Connors annienta Rosewall - “Stavo quasi per piangere, anche se la gente non mi avrebbe ritenuto capace di farlo”. Così parlò Jimmy Connors, che a 22 anni nell’estate del 1974 ha appena vinto per la prima volta Wimbledon. Ha sconfitto in finale il trentanovenne Ken Rosewall, leggenda del tennis australiano, mancino naturale impostato per giocare con la destra, che ha trionfato quattro volte all’Australian Open (1953, 1955, 1971, 1972), ha conquistato il Roland Garros del 1953 e del 1968, il primo Slam dell’era Open, e due volte lo Us Open (1953, 1960). Ma non ha mai vinto Wimbledon. Quella persa 6-1 6-1 6-4 contro Connors sarà la sua ultima finale ai Championships. Connors, fidanzato quell’estate con Chris Evert che vincerà il titolo femminile, gioca su una nuvola. Ha iniziato l’anno col suo primo titolo Slam, l’Australian Open in finale contro Phil Dent, e dopo Wimbledon sale al numero 1 del mondo. Il senso potente e profondo del cambio d’epoca arriverà pochi mesi dopo, allo Us Open, in finale sempre contro Rosewall, che per la prima volta dal 1952 chiuderà la stagione senza titoli. L’australiano appare improvvisamente vecchio, impotente. Connors, maglietta rossa, capelli lunghi e sguardo diabolico, è brutale. Vince 6-1 6-0 6-1. “Non avevo mai giocato così bene” commenta. “Non ho sbagliato un colpo”. Us Open 1991, Seles e il power tennis - Per la prima finale allo Us Open, Monica Seles ha scelto un vestito bianco e rosa. Ha i capelli corti e li acconcia con una buona dose di lacca. “Non volevo che si gonfiassero durante la partita. Sono concentrata sul tennis, ma sono pur sempre una ragazza e là fuori non volevo sembrare brutta”, ha scritto nell’autobiografia “Getting the Grip”. L’anno prima Seles è diventata la più giovane campionessa del Roland Garros. Ha già vinto le WTA Finals nel 1990, e nel 1991 prima di New York ha trionfato a Melbourne e Parigi. La finale contro Martina Navratilova è iconica. È il passato contro il futuro, annunciato già nella semifinale fra Seles e la quindicenne Jennifer Capriati. “Vedevo il pubblico stupito, senza fiato dopo i nostri scambi”, ha scritto nel suo libro. “Capivo che quella non era come le altre partite. Stavamo giocando un tennis diverso e alla gente piaceva”. È l’inizio del power-tennis. A 34 anni, Navratilova ha sorpreso nel torneo Arantxa Sanchez Vicario e Steffi Graf. Quattro volte campionessa dello Us Open fra il 1983 e il 1987, non vince uno Slam in singolare da quello che resterà il suo ultimo trionfo a Wimbledon nel 1990. Ma il suo serve & volley risulta anacronistico, antico; Seles si adatta dopo il primo set e domina la finale 7-6 6-1. Us Open 2005, Federer come esperienza religiosa - “Roger Federer entra in campo che sembra Cary Grant”. A scriverlo, in Open con la penna del premio Pulitzer J.R. Moehringer, è Andre Agassi che si prepara alla finale dello Us Open 2005, la sua ultima in uno Slam. A 35 anni è l’unico che abbia vinto almeno una volta tutti gli Slam, il Masters, la Davis e l’oro olimpico in singolare. Federer, che non perderà mai il posto di numero 1 per tutta la stagione, arriva a New York forte del terzo titolo consecutivo a Wimbledon, il suo quinto Slam in carriera.Agassi perde il primo set, diventa ancora più frenetico del solito, così però vince il secondo e prende un break di vantaggio nel terzo. Federer recupera, forza al tiebreak e lì, confessa Agassi, “va in un luogo che non riconosco. Trova una marcia che gli altri giocatori semplicemente non hanno”. Domina 7-1, nel quarto poi sfodera un lungolinea anomalo tirato col corpo all’indietro e infilato in un corridoio di cinque centimetri che lascia a bocca aperta John McEnroe. È uno dei “momenti Federer” per cui lo svizzero, per Davis Foster Wallace, è assimilabile a un’esperienza religiosa. “Compatisco il giocatore destinato ad essere l’Agassi di questo Federer” scrive Andre, sconfitto 6-3 2-6 7-6 6-1. “La maggioranza delle persone ha dei punti deboli. Federer non ne ha”. ...

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