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Dalla bolla di Melbourne, Andrea Vavassori: “Errore grave concedere a pochi eletti di andare ad Adelaide”

A proposito della bolla di Melbourne e delle difficoltà incontrate dai giocatori ne abbiamo sentite davvero tante (qui trovate il nostro podcast, che prova a fare un po’ di ordine). Abbiamo allora pensato di andare a fondo della questione, approfittando della gentilezza di Andrea Vavassori (numero 315 ATP in singolo e n. 90 in doppio). Il tennista torinese è a Melbourne per disputare la ATP Cup (giocherà il doppio con Bolelli) e a seguire il torneo di doppio dell’ Australian Open, in coppia con Lorenzo Sonego. Buongiorno Andrea, come va lì a Melbourne?Diciamo che ci sono alcuni problemi di adattamento, ma conto che le cose andranno progressivamente migliorando. In ogni caso non possiamo permetterci giudizi affrettati perché lo stato di Victoria è severissimo non solo con noi ma anche con gli stessi australiani che arrivano da altre regioni. I protocolli sono rigidissimi, a volte esagerati, ma per loro è l’unico modo per preservare quella parvenza di normalità che noi in Italia non abbiamo. Infatti, al di fuori di questa bolla, la città vive in maniera praticamente normale, senza mascherine né particolari limitazioni. Come mai allora tutte queste lamentele?Secondo me c’è una stata mancanza di comunicazione tra ATP e governo. Nessuno ad esempio ci aveva parlato della quarantena obbligatoria di 14 giorni se ci fosse stato un positivo sull’aereo. (questa possibilità, sebbene non configurata come obbligo, era in realtà stata paventata dal documento distribuito da Tennis Australia ai giocatori prima del torneo, ndr). Penso che, avendolo saputo, molti giocatori non sarebbero neanche venuti. Anche noi che non abbiamo avuto nessun contatto a rischio abbiamo potuto allenarci solo a partire dal quarto giorno, con tre giorni di quarantena rigida. Quando, regolamento alla mano, sembrava che potessimo allenarci già dal secondo giorno, non appena ottenuto il primo tampone negativo. L’errore più grave poi è stato quello di concedere a pochi eletti (i top player e i loro sparring tra cui Sinner) di andare ad Adelaide, creando una disparità che non ha senso. L’hotel?Niente da dire se non che le finestre sono sigillate e quindi non possiamo mai cambiare l’aria, con gli odori del cibo (ricordiamo che viene consumato in stanza, ndr) che si accumulano. Noi per tre giorni abbiamo sopportato ma quelli che sono confinati per due settimane sono molto sotto stress (abbiamo visto immagini di atleti che hanno appoggiato un materasso al muro e lo prendono a pallate, un po’ per allenarsi, un po’ per sfogarsi, ndr). Parliamo del cibo. Dicono sia terribile.Effettivamente all’inizio siamo stati costretti a prendere quello dell’hotel che non dispone certo di un ristorante stellato (ride, ndr). Adesso ci hanno consentito di accedere al delivery e ordinare quello che ci pare. Spendiamo 100 dollari a testa che poi l’ATP ci rimborserà. Gli allenamenti come procedono?Anche qui purtroppo la comunicazione non è stata ottimale. Il primo giorno ad esempio ci avevano fissato il campo (tramite una App che quotidianamente stila il tuo programma) alle 7 di mattina. Quindi con Mager (il suo compagno di allenamento, ndr) ci siamo alzati prestissimo e ci siamo messi ad aspettare davanti alla porta perché ci avevano detto che non avrebbero mandato mail o messaggi di conferma. Non è venuto a prenderci nessuno, e solo alle tre del pomeriggio ci hanno fatto sapere che il nostro allenamento era stato annullato. La app con il programma degli allenamenti Quando invece tutto funziona com’è il programma?Ti vengono a prendere, ti portano al campo evitando che tu abbia contatti con altri giocatori. Al circolo vai nel tuo settore e ci devi stare per le due ore previste. Se finisci prima aspetti lì. Poi vai un’ora e mezza in palestra e anche lì non puoi finire prima. Quindi ti portano al tavolo dove ordini il pranzo. Noi la prima volta ci eravamo fiondati verso un tavolo al sole che ci era subito piaciuto. Non ci eravamo nemmeno seduti che ci sono venuti a prendere e ci hanno accompagnati al tavolo giusto, ovviamente al chiuso. Nel nostro caso campo numero 7, zona palestra 7 e tavolo 7. Appena lasci un posto arrivano subito a sanificare, tipo film di fantascienza. Così per tutta la quarantena?Più o meno sì, l’unica variazione è che dopo la prima settimana, in cui sono da solo con Mager, si aggiungeranno altri due giocatori, ma non sappiamo ancora chi. (i giocatori che non hanno selezionato un altro gruppo di due giocatori, infatti, verranno accoppiati in modo ‘randomico’ dal torneo, ndr). Tu dormi in camera con tuo padre, vero?Sì, il mio accompagnatore è lui. Quasi tutti dormono in singola, ma noi abbiamo già avuto entrambi il Covid, quindi non corriamo pericoli. Si dice che qualcuno abbia provato a fuggire dalla camera.Non credo proprio perché le sanzioni sono pesantissime: fino a 20.000 dollari, oltre alla possibile esclusione dal torneo. E comunque anche se dai di matto e vuoi tornare a casa non puoi, i tuoi 14 giorni te li devi fare in ogni caso. Mi risulta che qualcuno ci avesse seriamente pensato. Controlli medici?Vieni testato ogni giorno, alternativamente con un tampone molecolare (sei in totale) e uno salivare (alla fine saranno otto). Se rifiuti un tampone non puoi allenarti. Se lo rifiuti dall’undicesimo giorno in poi la quarantena viene estesa di altri dieci giorni. Andrea Vavassori e Gianluca Mager Nel tanto tempo libero che fai?Sto guardando ‘Vikings’ su Netflix (l’influenza di Sonego è evidente, ndr) e mi sono portato qualche libro. Sto leggendo ‘Aria sottile’ di Krakauer (bellissimo libro di alpinismo da cui è stato tratto nel 2015 il film ‘Everest’, ndr). Poi tante videochiamate agli amici a casa o qui a Melbourne ai giocatori nelle altre stanze. Grazie di tutto Andrea. In bocca al lupo per i tuoi prossimi impegni e buona quarantena, se così posso dire.Non facciamo gli spiritosi (ride, ndr). Sono io che vi ringrazio perché è importante che la gente a casa sappia quello che succede veramente. Mi è capitato di leggere molti post che criticavano i giocatori dandogli dei ‘ricchi viziati’. Io non mi riconosco in nessuna delle due categorie e penso che prima di fare dei commenti bisognerebbe conoscere i retroscena. Un caro saluto ai lettori di Ubitennis. ...

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