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Dimitrov parla del Covid-19: “I sintomi sono durati a lungo. A volte mi dico ‘non è più come prima’”

Non solo Grigor Dimitrov è stato il primo giocatore a risultare positivo al Coronavirus durante la tappa croata dell’Adria Tour, ma è anche stato quello più condizionato dai sintomi nei mesi successivi. Infatti, mentre molti atleti non hanno avuto sintomi da Covid-19, e altri hanno accusato solo un lieve disturbo, per altri (come l’ex-N.3 ATP) si è verificato quello che viene definito “long Covid“. Parlando con BBC Sport, Dimitrov ha descritto i suoi sintomi come “imprevedibili” e ha dichiarato che gli strascichi del virus sono continuati per diverso tempo; se da un lato aveva già parlato delle difficoltà patite durante la quarantena, dall’altro non si era mai addentrato nella loro durata. Il bulgaro, campione alle ATP Finals 2017 (rischia peraltro di rimanere imbattuto nel torneo qualora non riuscisse più a qualificarsi nel corso della sua carriera), ha detto di aver commesso un errore ad andare negli Stati Uniti per le tre settimane di tornei newyorchesi perché, sebbene fosse risultato negativo al test, continuava a sentirsi astenico – chi ha visto il suo match di secondo turno contro Fucsovics ricorderà un crollo fisico verticale durante il quinto set. “Non avrei dovuto giocare negli States, ma avevo bisogno di mettermi alla prova dal punto di vista fisico per capire come stesse il mio corpo. Mi sembrava sempre di fare due passi avanti ma forse anche un passo indietro“. Durante il torneo di Anversa, dove ha perso una semifinale molto dura contro Alex De Minaur, Grisha ha detto: “Ora mi sento molto meglio – non ho più bisogno di fare sonnellini o cose del genere. Ma a volte mi dico, ‘non è più come prima’. Capisco come stanno le cose ma è difficile sapere cosa succederà. Spero solo di non prendere più il virus“. Il bulgaro è stato il primo a risultare positivo all’Adria Tour, ma ha affermato di non essere pentito di aver giocato; allo stesso tempo, però. ha voluto spiegare il suo bisogno di rendere pubblica la diagnosi: “Me ne sarei potuto stare a casa senza dire una parola, giusto? Ma mi sono detto, ‘no, non è la cosa giusta da fare’. C’erano un sacco di bambini a quell’evento e avevo paura che qualcuno di loro potesse avere delle patologie pregresse. Sarei riuscito a guardarmi allo specchio se non avessi detto niente? No“. ...

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