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Djokovic: “Voglio diventare il numero 1 degli Slam”

Dopo la vittoriosa finale degli Australian Open, che gli è valsa il suo ottavo titolo in Australia e il suo diciassettesimo Slam in assoluto, Novak Djokovic si è presentato comprensibilmente sereno alla conferenza stampa post-match. E la prima domanda, normale seguito della scommessa tra i due pre-torneo, è proprio del nostro Direttore. NOVAK DJOKOVIC: So quello che vuoi dirmi (guardando Ubaldo).Ubaldo Scanagatta: Hai vinto 3 Slam in dodici mesi. 8 Australian Open. Prima volta che rimonti dal punteggio di due set a uno. Come puoi migliorare queste statistiche?NOVAK DJOKOVIC: Vai avanti. Not…Ubaldo Scanagatta: Penso sia “Not too bad”NOVAK DJOKOVIC: Not too bad (ride).Ubaldo Scanagatta: Come pensi di poter migliorare queste statistiche? Sono incredibili.NOVAK DJOKOVIC: Ti ringrazio. Ovviamente sono grato di aver avere avuto un’altra opportunità per vincere l’Australian Open.Ovviamente, in questo momento della mia carriera gli Slam sono le cose più importanti. Hanno la priorità. Prima che inizi la stagione mi metto in forma per questi eventi per essere al massimo del mio tennis e delle mie capacità fisiche e mentali.Ci sono molte statistiche di cui sono orgoglioso, ma non gli dò così tanto peso. Certamente mi rendo conto che c’è un sacco di storia del tennis in ballo. Ho degli obiettivi professionali. I tornei dello Slam sono una delle principali ragioni per cui ancora gioco tutta la stagione, cercando di diventare il numero 1 della storia, che è uno dei miei altri grandi obiettivi. Mi sono messo in un’ottima posizione al momento. Sono molto contento di come ho iniziato la stagione e penso che sia un’ottima base per il resto dell’anno. Ho avuto il privilegio di vincere questo magnifico torneo per otto volte. Quando inizi la stagione vincendo uno Slam ti senti più sicuro e le tue aspettative sono alte per il resto della stagione. Ma qualunque cosa succeda, la stagione per me è già di successo. Cosa posso migliorare? Ci sono tante cose che potrei migliorare nel mio tennis. Questo mi da la motivazione per allenarmi tutti i giorni, c’è sempre qualcosa su cui lavorare e ci sono sempre altri trofei da vincere. Un anno fa eravamo con te ad analizzare la tua partita con Rafa. Una grandissima partita. Che visione hai della partita di stanotte?.Novak Djokovic: Direi molto animata. E’ iniziata bene, avendolo breakato subito. Sentivo di avere l’esperienza dalla mia parte, essendo la sua prima finale. Questo break arrivato così presto è stato molto importante per me, poi si è ripreso il break ma ho vinto il primo set. Ho giocato un pessimo game ad inizio secondo set con due doppi falli. Dopo aver perso il secondo mi sentivo molto male in campo, non avevo energie. Onestamente non capisco ancora come sia successo, ho fatto quello che faccio di solito prima delle partite, ero ben idratato e tutto. Nonostante ciò il dottore mi ha detto che non ero abbastanza idratato. Ho recuperato la forza durante la metà del quarto set e sono rientrato del match. Ero davvero sull’orlo della sconfitta. Dominic è fortissimo e gioca con una forza incredibile nei colpi, specialmente con il dritto. Usa molto bene lo slice e mi ha spezzato il ritmo ad un certo punto. Ha giocato meglio di me, penso che solo un piccolissimo margine ci abbia diviso stasera, sarebbe potuta andare diversamente. Ho fatto serve and volley sulle palle break nel quinto e nel quarto ed ha funzionato, anche lì sarebbe potuta andare a suo favore. Non uso spesso il serve and volley, non sono abituato. Mi rendo conto sia una tattica molto importante in certe circostanze e sono contento abbia funzionato. Quando senti il tuo nome associato allo Slam numero 17 della tua carriera, come ti senti? Sei impressionato o pensi “ancora altri 4 per il record?”Novak Djokovic: Entrambi, ne stavo parlando col mio team ed altre persone poco dopo il match, dopo che mi avevano chiesto come mi sentissi. Mi sento davvero stanco. Il mese qui in Australia è stato lungo ma pieno di successi. Penso che non capirò mai davvero tutte le cose che ho fatto in carriera se non quando mi ritirerò dal tennis. L’intensità della stagione tennistica, specie se giochi l’intera stagione come penso farò per i prossimi anni, non ti lascia tempo di riflettere e gioire di uno Slam. Già tra qualche settimana giocherò un torneo da qualche parte del mondo. Non lo reputo per niente scontato, non fraintendetemi. Sono molto felice e grato per quello che mi accade. Allo stesso tempo non penso di essere in grado di capire tutto quello che sta succedendo finché non tornerò a casa a rilassarmi con la mia famiglia. Cosa ti sei detto alla fine del terzo set? Ti sentivi abbastanza bene fisicamente per pensare di rimontarla?Non mi sentivo per niente bene. Stavo tentando di stare dietro mentalmente ed emozionalmente perché ero veramente deluso di sentirmi così. Ero scioccato di sentirmi così, dato che prima del match mi sentivo davvero bene. I primi due set soprattutto. Ma è qualcosa che devi accettare che possa accadere, queste circostanze ti forzano di lasciar andare le cose e di provare a restare dentro la partita. Sono riuscito a girare le cose quando ho dovuto annullare un break point ad inizio quarto set. Ho cominciato a servire più veloce, a muovermi meglio e a fare meno errori che nei due set precedenti. Ho sentito di avere un opportunità e l’ho colta. Il quinto set poteva andare a chiunque dei due, e sapevo che ottenere subito un break sarebbe stato cruciale. Ho avuto di nuovo il vantaggio mentale ed è bastato per vincerla. Quando eri sotto 1-2 era saltata fuori la statistica che non avevi mai vinto una finale di uno Slam sotto 1-2. Mi chiedevo se tu ci pensassi durante il match. Sulla TV si è visto che il tuo angolo ha mischiato qualcosa in un drink, una polvere o cose del genere, che poi ti sei fatto portare da un raccattapalle. Ti volevo chiedere cosa fosse e come ha influito sulla tua condizione fisica.Non avevo questa statistica. Non sapevo di non esserci mai riuscito quindi non ci ho proprio pensato. I liquidi erano una pozione magica che il mio fisioterapista prepara nel suo laboratorio. Posso solo dire questo (sorridendo). Poco fa hai parlato della volontà di essere il numero uno di sempre, forse la competizione che c’è tra te, Federer e Nadal. Penso che prima nemmeno immaginassi che fosse una possibilità. Potresti dirmi il momento in cui ti sei reso conto che potevi far parte di quella élite?Mi riferivo più agli Slam. Durante la prima parte della mia carriera, sognavo di vincere più Slam possibili. Quando ho cominciato a vincere un paio di Slam all’anno lì ho cominciato a pensare di poter superare Federer e Sampras. Essere il numero 1 non è mai stato un pensiero fisso. Il numero 1 non era in discussione per me finché non ho finito da numero uno per molti anni di fila. Non riesco ad identificare bene il momento in cui ho cominciato a pensarci. Sicuramente è uno dei miei grandi obiettivi. Cosa ne pensi delle due time violations che ti sono state chiamate? E durante il changeover hai toccato il piede dell’arbitro, che è fuori dal regolamento. Pensi che sia stata una decisione sbagliata?Pensavo che il secondo warning non fosse necessario. Il primo ok, ma il secondo non era necessario per le circostanze. Pensavo che avrebbe potuto reagire meglio alla situazione. Questo tipo di cose cambiano la direzione di una partita, ed era un game molto importante. Sul 4-pari l’ho breakato di nuovo, mi sono rimesso in partita e ho perso il game e poi il secondo set. Ha completamente cambiato la partita. Non pensavo che non fosse concesso toccare l’arbitro, pensavo fosse un gesto non aggressivo. Non credevo proprio di aver ricevuto quella time violation. Abbiamo avuto degli scambi verbali ma nessun insulto, anche perché mi sarei preso un avvertimento. Ora che me lo dici anzi lo ringrazio di non avermi dato un warning. Tu e gli altri due big3 riuscite sempre a cavarvela anche in circostanze avverse. Cosa pensi sia la chiave per farlo così spesso?Dal canto mio posso dire che ho grande rispetto per Roger e Rafa e per quello che sono dentro e fuori dal campo. Penso che abbiamo tutti e tre vite differenti. Io sono cresciuto nella Serbia piena di guerre degli anni ’90, dove dovevamo aspettare in fila il cibo basilare per la vita. Questo tipo di cose ti rendono più affamato di successo in qualsiasi cosa tu faccia. Penso sia questa la mia base, il fatto che me la sia cavata, assieme alla mia famiglia, nonostante le circostanze difficili. Mi ricordo sempre da dove sono partito e mi da la motivazione per tirare avanti. E’ sicuramente una delle ragioni per cui trovo sempre una marcia in più nelle avversità. ...

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