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Djokovic vs Medvedev: una storia (anche) di rovesci

Nella finale di Melbourne tra Medvedev e Djokovic, oltre al confronto generazionale, è andato in scena quello tra due grandi interpreti del rovescio bimane. Forse, ammirando le straordinarie geometrie che i due contendenti disegnavano con questo colpo, a qualcuno dei nostri lettori sono tornate alla mente le videointerviste realizzate la scorsa estate da Ubitennis con cinque importanti coach italiani: Massimo Sartori, Gianluca Naso, Ugo Pigato, Francesco Cinà e Simone Tartarini. Quando abbiamo chiesto loro un parere sul rovescio, hanno espresso all’unanimità una leggera preferenza per quello a una mano. Massimo Sartori – per esempio –  ha affermato che a suo parere il rovescio a una mano offre più soluzioni tattiche rispetto a quello bimane, e al contempo è fisicamente meno logorante per le gambe dei giocatori che ne fanno uso, garantendo loro una carriera più lunga.    Evidentemente l’opinione di Sartori e dei suoi colleghi non è condivisa – o non è conosciuta –  dai membri dell’elite del tennis mondiale. Attualmente infatti, tra i 100 migliori giocatori del mondo soltanto 12 giocano il rovescio con una mano. Eccoli elencati di seguito.  GiocatoreRankingThiem3Federer5Tsitsipas6Shapovalov11Dimitrov17Wawrinka20Lajovic27Evans28Gasquet49Lopez57Cuevas73Cecchinato86 Non è una situazione incidentale, bensì il frutto di un’evoluzione tecnica e tattica iniziata nei primi anni ‘70. Prima d’allora, però, erano già esistiti tennisti bimani di alto livello. I primi furono gli australiani Vivian McGrath e John Bromwich, attivi negli anni ’30, mentre in Italia si dovette attendere l’arrivo di Giuseppe Merlo a cavallo tra gli anni ’40 e ’50 per ammirare un tennista con la stessa peculiarità. Questi giocatori costituivano però un’eccezione alla regola. All’epoca della pubblicazione della prima classifica ATP calcolata con criteri oggettivi – datata 23 agosto 1973 – nelle prime venti posizioni c’era un solo tennista bimane: il numero 10 del mondo Jimmy Connors. La sua solitudine era però destinata a non durare. Prima Borg (che a voler essere precisi aveva il rovescio a una mano e tre quarti, nda) e poi Dibbs, Solomon, Gene Mayer, Wilander affiancarono al vertice lo statunitense e cambiarono la storia  del tennis maschile. I numeri lo certificano. Ecco come è aumentato il numero di bimani presenti in top 20, di dieci anni in dieci anni. 23/08/1973 101/01/1981 501/01/1991 701/01/20011201/01/20111501/01/202114 L’ultima finale di un torneo dello Slam disputata da due giocatori con rovescio a una mano è quella dell’Australian Open 2007 in cui Federer sconfisse Fernando Gonzalez; nella stessa decade ce ne furono altre due analoghe: Federer vs Philippoussis (W 2003) e Kuerten vs Corretja (RG 2001). Nell’ultimo decennio del secolo scorso furono dieci e quindi negli anni ’80. Nelle finali Slam disputate dal 2011 a oggi il dominio dei tennisti bimani è schiacciante, anche a causa del diradarsi delle apparizioni di Federer.  2/2 bimani1/2 bimani2/2 una manoAO830RG550W450USO730Totale24160 Trentadue a otto in favore dei bimani il bilancio delle vittorie. Nel breve e medio periodo gli amanti del rovescio ad una mano possono augurarsi che Thiem, Tsitsipas e Shapovalov regalino loro delle soddisfazioni (altri nomi non ne facciamo per amore di logica e scaramanzia). Ma nel lungo periodo la speranza lascia il posto alla fredda ragione. Scorrendo l’elenco dei tennisti nati nel nuovo millennio presenti tra i migliori 500 del mondo troviamo infatti un solo giocatore che esegue il rovescio ad una mano: Lorenzo Musetti. Per trovare un altro teen ager con la stessa caratteristica bisogna scendere oltre la settecentesima piazza dove attualmente staziona lo statunitense Toby Alex Kodat, classe 2003. Crediamo che l’argomento meriti un approfondimento e quindi vi torneremo in futuro con l’aiuto di autorevoli interlocutori tecnici. Per il momento ci fermiamo citando Cicerone che – vedendo un certo Catilina eseguire un rovescio a due mani – esclamò scandalizzato: “o tempora, o mores”. ...

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