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I tennisti italiani in quarantena. Fabbiano: “Negli USA virus sottovalutato”

Il tennis è bloccato. Lo sport è bloccato. La vita di tutti i giorni è bloccata. E chissà quando si potrà tornare alla normalità, se così si potrà chiamare. Il Coronavirus ci costringe a fermarci e a stare isolati tra le mura di casa. Tutti scelgono di uccidere la noia alla propria maniera, con qualcosa che amano o fare o qualcosa che ancora non sanno fare. Anche Thomas Fabbiano e Filippo Baldi (numero 147 e numero 249 della classifica ATP) si sono fermati, assieme a tutti gli altri colleghi del Tour. Il tarantino ha rilasciato un’intervista alla Gazzetta del Mezzogiorno dove ha commentato lo stop del circuito fino al 7 giugno. “Ero a Indian Wells con il mio preparatore fisico” ha raccontato. “Dovevo preparare le tourné americana, che prevedeva anche il Challenger di Phoenix e il Masters 1000 di Miami. Subito dopo l’annuncio della cancellazione di Indian Wells sono tornato in Italia, senza che la cancellazione dei torneo fosse ufficiale. Non sapevo sarebbe accaduto nei giorni successivi. Rimanere in America non mi sembrava una buona idea”. Gli Stati Uniti sono attualmente la nazione con più contagiati al mondo (oltre 82.000 accertati) e Fabbiano ha evidenziato la poca prudenza del Paese nell’affrontare la diffusione del virus, che ha portato a numeri di contagio così drammatici: “Si respirava un clima normalissimo, non c’era niente che faceva pensare a uno stop. Tuttavia il circolo è rimasto aperto anche dopo la cancellazione, tutti potevano continuare ad allenarsi. Lì ho notato che stavano sottovalutando il problema, anche rispetto alle misure adottate in Italia. Forse proprio questo mi ha spinto a tornare subito, non volevo rischiare”. “Ricordo che stranamente quando siamo atterrati in Italia nessuno ci ha sottoposti a ulteriori controlli rispetto alle norme” ha puntualizzato però il tarantino, che ora sta rispettando la quarantena a Sanremo e si allena a casa, nonostante sia tra i tennisti che, secondo la FIT, possono scendere in campo per allenarsi, con le dovute precauzioni. “Ho deciso di non rischiare nulla e aspettare l’evolversi della situazione” ha detto nell’intervista. “Si dovrebbe riprendere il 7 giugno e perciò c’è tempo per riprendere la forma fisica. In questo momento non penso che un tennista la possa vivere diversamente da un lavoratore che non può andare a lavorare. Il sacrificio vero è quello dei medici e degli infermieri”. Anche Filippo Baldi resta a casa, a Palermo, città in cui si è trasferito a fine 2016 (Baldi è nato a Milano) per allenarsi con l’ex allenatore di Roberta Vinci, Francesco Cinà. Dalla Sicilia ha rilasciato un’intervista a ‘Il Giorno’. “Qui la situazione è un po’ meno grave rispetto al Nord” ha detto Baldi, originario proprio della Lombardia martoriata dal Covid-19. “Ho la sensazione però che gran parte della popolazione non abbia capito appieno la gravità della situazione. Io ero appena tornato da un Challenger in Francia, a Pau, e mi preparavo a partire per gli Stati Uniti per partecipare a un corso dell’ATP e poi a un Challenger in Ecuador. Poi è arrivato lo stop”. Fermare tutto nell’immediato è stata una decisione corretta secondo Baldi, che non condivide però l’azione del Roland Garros: “Non si sa quando riprenderemo perché la situazione è in continua evoluzione e lo stop è ipotetico. ATP e ITF secondo me hanno agito correttamente, viviamo una situazione inedita. Tuttavia giocare due tornei dello Slam in cinque settimane, considerando il tre su cinque e il cambio di superficie, è sbagliato. Probabilmente non sarà un mio problema, ma ho sempre l’obiettivo di entrare nei tabelloni degli Slam”. ...

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