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IL GIOCO DELLE COPPE

È tempo di Coppe e di campioni. E inevitabilmente è tempo di confronti, quando non di polemiche. Nel fine settimana a Ginevra torna la Laver Cup, il trofeo letteralmente inventato da Roger Federer e dal suo manager, in grado in un paio d’anni di costruirsi una fama impensabile alla vigilia della prima edizione. Quella che era stata (frettolosamente?) indicata come una simpatica esibizione, ha preso le sembianze di qualcosa di decisamente serio, malgrado un clima da rimpatriata scolastica che regna in ciascuna delle due squadre nei giorni antecedenti. La ‘Ryder Cup del tennis’, intitolata a quel Rod Laver che rimane l’ultimo ad aver completato il Grande Slam, vede schierate una contro l’altra Europa e ‘Team World’ per un trofeo che non appartiene alla storia e alla tradizione della racchetta, ma che nel calendario e nel futuro del tennis ci è stato trascinato a forza dai nomi in campo. L’INTUIZIONE DI ROGER Su tutti – appunto – Roger Federer, che questo evento lo ha voluto, promosso e giocato, ammettendo di essere pronto a scendere in campo ancora e ancora, ben oltre il suo ritiro dal circuito. Ma anche Rod Laver, perché la benedizione di ‘The Rocket’ e la sua presenza costante dove si disputa la ‘sua’ coppa hanno contribuito a legittimarla al di là della facciata patinata. Senza parlare dei capitani, John McEnroe e Bjorn Borg, voluti fortemente dallo stesso Laver. Oggi tutti o quasi ci tengono a esserci (l’eccezione è Felix Auger-Aliassime, che ha rifiutato facendo arrabbiare non poco SuperMac), tutti o quasi ci tengono a portarla a casa. E c’è da giurare che quando una delle due formazioni dovesse tardare un po’ troppo a metterla in bacheca (l’Europa ha vinto le prime due edizioni ed è nettamente favorita per la terza), i sorrisi e gli scherzi resterebbero confinati in soffitta almeno fino a un ritorno di una parvenza di equilibrio. Perché perdere non fa mai piacere a nessuno, perdere in una squadra ancora meno. IL TIFO E IL GRUPPO La forza della Laver Cup è data dai nomi, dunque. Ma non solo. A renderla unica ci sono anche l’atmosfera e i colori, come pure un tennis a metà strada tra la serietà (e il rigore) di uno Slam e la tranquillità di una partita che non assegna punti, dove non ci sono cambiali da difendere. La forza è, non per ultimo, insita nella sua capacità comunicativa: l’evento itinerante è entrato nel cuore di tanti appassionati e in altrettanti sta facendo breccia, perché viene venduto decisamente bene da un battage pubblicitario intelligente, e perché si fa in fretta a identificarsi, a ritrovarsi in una delle due fazioni. C’è il tifo e c’è il gruppo, c’è un’escalation di pathos poiché (trovata geniale) i punti fatti la domenica valgono il 50 per cento più del sabato e il triplo di quelli fatti il venerdì: un sistema che aiuta ad accogliere nuovi appassionati, dentro e fuori dai ristretti confini degli esperti del gioco. DAVIS E ATP CUP In tutto questo, ci sono le altre coppe. Perché siamo a due mesi dalle finali della nuova Davis, a Madrid, mentre è di pochi giorni fa il sorteggio dei gironi della freschissima Atp Cup, che il prossimo gennaio in Australia (tra Brisbane, Perth e Sydney) manderà in scena la sua prima edizione. Federer, nei confronti della riformata Davis, si è dimostrato freddo ai limiti della mal sopportazione. Ma il fatto che la sua Svizzera fosse fuori dai giochi ancora prima di parlare di Finals ha un po’ lasciato sottotraccia il duello dialettico con Mister Piqué, l’ideatore del nuovo format della competizione più antica del mondo. Mentre l’Atp Cup, che prevede sei gironi da quattro squadre ciascuna (l’Italia è con Stati Uniti, Russia e un’altra da stabilire), ha avuto un’accoglienza decisamente più calorosa, forse per il semplice motivo che non deve portarsi dietro una tradizione centenaria. Fatta eccezione per la Davis, il tennis non è mai stato uno sport di squadra. Ma oggi più che mai, questa variante così affascinante è sulla bocca di tutti. Per i primi verdetti su promossi e bocciati, invece, bisognerà attendere ancora. L'articolo IL GIOCO DELLE COPPE proviene da WeAreTennis. ...

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