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La lezione di Djokovic

I due finalisti dell’ultimo Roland Garros incappano in un inizio difficile a Wimbledon: Djokovic perde un set ma si riprende e continua la corsa verso il Grand Slam, Tsitsipas invece cade rovinosamente contro Tiafoe. E allora ha ragione Nole: la vera Next Gen è ancora lui. In quel “Siamo noi la Next Gen”, pronunciato a più riprese e alla prima occasione utile da parte di Novak Djokovic, c’è molto. E c’è anche il senso d’orgoglio di chi – come Nole – sa quanto sia difficile salire ad altissimi livelli prestazionali e poi rimanerci. A lungo e con continuità: per giorni, settimane, mesi, anni. Tanto è vero che una della parole più dette e ricorrenti nelle interviste e nelle conferenze stampa del serbo è proprio “consistency”. Cioè la capacità di fornire prove di livello superiore in tutte le circostanze, anche cambiando ambiente e superficie nel giro di poche settimane (o giorni); anche lottando con il coltello tra i denti quando le cose non vanno per il verso giusto. Quando ci sono le difficoltà, quelle toste, da affrontare sul campo. Quando l’avversario gioca meglio. La differenza, insomma, è quella che si è vista nei rispettivi primi turni a Wimbledon giocati da Novak Djokovic e Stefanos Tsitsipas, i finalisti dell’ultimo Roland Garros. IL SORTILEGIO L’inglesissima acqua caduta sulla prima giornata dei Championships 2021 ha condensato tutto il programma sotto il tetto del Centrale e del campo n.1, facendo slittare molti match e cancellandone prematuramente altri. Mentre Aryna Sabalenka, nel torneo femminile, prendeva a pallate la rumena Nicolescu, Djokovic è sceso per primo sull’erba del Centre Court (l’onore che spetta al campione in carica) e ha avuto il suo bel daffare a prendere le misure al tennis britannico del suddito di Sua Maestà Jack Draper, 19 anni e numero 250 del ranking mondiale. Tanto che, anche soltanto guardando il tabellone dei risultati e vedendo il serbo campione a Melbourne e a Parigi sotto di un set contro un avversario decisamente sfavorito, la mente di molti è subito corsa a una sorta di maledizione da Grand Slam. Vuoi vedere che appena si comincia a parlare di rinverdire i fasti di Rod Laver e delle sue quattro corone nel medesimo anno solare, arriva la sorpresona? Come un sortilegio. LA CADUTA E invece Novak, che campione è tout court (ormai lo ha dimostrato), ha saputo rimanere nel match senza incappare in un passo falso che, così presto lungo la via, avrebbe avuto il sapore amaro della beffa. Esattamente quello che non è stato in grado di fare, dal canto suo, Stefanos Tsitsipas. Che pure nella finale contro Djokovic a Parigi ha fatto vedere cose del tutto positive. Adesso, sul fondo verde del Campo n.1, l’artista greco ha perso il controllo della tavolozza, spazzato via piuttosto dalle bombolette spray del tennis hip-hop dello statunitense Frances Tiafoe, uno che quest’anno alla vigilia di Wimbledon aveva vinto lo stesso numero di partita che ha perso (12) e che è dovuto scendere al piano dei Challenger per portare a casa un titolo in stagione (a Nottingham, una decina di giorni fa). È stato sempre dietro, Stefanos, nel punteggio e nel piglio. Non trovando una “rivoluzione” all’interno del match che invece Djokovic è maestro nello scatenare. NEXT GEN NOLE Come è un maestro, Nole, nella routine di avvicinamento alle partite. O, come dice lui, a “fare i compiti a casa”. Sì, perché per vincere sempre come fa lui, per costruirsi quella continuità, bisogna essere anche un po’ secchioni. Non basta farsi il mazzo in palestra e sul campo. “Mi sono allenato con Sinner domenica e gli ho chiesto com’era giocare con Draper, e poi sono andato a vedermi il suo allenamento”. Sì, perché l’altoatesino contro Draper ci aveva perso al Queen’s. E allora, anche se lui è uno dei grandi ‘vecchi’ del tennis, uno sulla via del Grand Slam, ha l’umiltà di chiedere informazioni su un avversario n.250 del mondo a un enfant prodige come Sinner. Qualità che valgono quanto, se non più, di un passante di rovescio in corsa. Dunque la vera differenza che ancora sussiste tra un Djokovic e uno Tsitsipas sta proprio nella capacità di costruirsi una continuità, di mantenere alti livelli per lunghi periodi. Sulle diagonali e sui cambi di ritmo, sulle smorzate e sulle bombe al servizio, Djokovic e Tsitsipas (ma anche Zverev, Thiem e molti altri) fanno partita pari. Sotto questo aspetto invece ancora no. E allora sì: Djokovic ha ragione, la Next Gen è lui. Wimbledon, al primo giorno, lo ha in parte già confermato. L'articolo La lezione di Djokovic proviene da WeAreTennis. ...

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