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La rinascita di Simona Halep

Simona Halep punta al bis a Wimbledon, grazie a una cura Mouratoglou che pare funzionare. Ma attenzione alle avversarie, in un tabellone femminile dove è rimasta solo una top 10, Ons Jabeur. Tra gli uomini, possibile semifinale Nadal-Kyrgios, in un evento che – malgrado non assegni punti – potrebbe comunque incidere sulla qualificazione alle Finals di Torino. In questo Wimbledon anomalo, allineato ai quarti di finale, ci sono giocatori meno attesi e ci sono le conferme. In generale, c’è un rispetto delle regole non scritte consolidate negli ultimi anni all’interno degli Slam e dei circuiti Atp e Wta. Quello maschile, quando sono presenti i Big 3, vede quasi inevitabilmente il loro dominio. Quello femminile, invece, naviga a vista, senza una gerarchia definita che si possa davvero rispettare. Terminata la (lunga) parentesi vincente della numero 1 Iga Swiatek tra cemento e terra battuta, ai Championships siamo di nuovo nell’incertezza totale, con il piacevole ritorno di una campionessa. SIMONA HALEP E LA CURA MOURATOGLOU Quando Simona Halep si è affidata a coach Patrick Mouratoglou, lo scorso aprile, sapeva di poter contare su una delle guide più affidabili presenti sul mercato della racchetta. Lei stessa lo aveva specificato a chiare lettere: “L’ho scelto perché è il migliore allenatore del mondo”. Al di là dei giudizi così definitivi, che ovviamente si prestano a essere contestati, il fatto rilevante è che la rumena aveva e ha piena fiducia nell’uomo che sta al suo angolo. Dopo un inizio comunque complicato, dopo partite perse che potevano essere vinte, dopo attacchi di panico provenienti da troppe incertezze recenti, adesso la ex numero 1 del mondo sembra davvero pronta alla risalita.  Proprio a Wimbledon, in un 2019 che oggi sembra lontanissimo e appartenente a un’altra epoca del mondo, la Halep vinse il secondo e ultimo (per ora) titolo dello Slam. In seguito, solo l’Australia le avrebbe sorriso (parzialmente) con una semifinale e un quarto. Per il resto, problemi e delusioni. Ma a 30 anni, oggi, una tennista è nel pieno della maturità tecnica, può far tesoro delle esperienze passate e giocarsi al meglio le sue carte per il futuro. Ecco perché vedere Simona Halep con in mano ancora una volta il ‘Rosewater Dish’ tutto sommato è possibile. Le sette rivali rimaste sono alla sua portata, e solo una – Ons Jabeur – ha una classifica migliore della sua. QUARTI FEMMINILI, SEI SORPRESE SU OTTO Detto di Simona Halep e Ons Jabeur, le altre sei protagoniste dei quarti femminili non erano attese a questo livello, almeno guardando al ranking. Due di loro, tuttavia, non sono esattamente delle sorprese assolute: Amanda Anisimova (numero 20 del seeding) ed Elena Rybakina (numero 17) hanno un potenziale importante, peraltro già espresso più volte anche contro le migliori del mondo. Entrambe hanno un cognome russo, di quelli che a Wimbledon quest’anno dovrebbero essere banditi. Ma se la Anisimova è nata da genitori russi negli Stati Uniti, la Rybakina è nata a Mosca e ha giocato per la Russia sino al 2018, quando ha deciso di optare per la bandiera kazaka, dove la Federazione locale garantiva un migliore supporto ai giovani. Scelta fatta peraltro da diversi altri connazionali, tanto tra le donne (Yulia Putintseva), quanto fra gli uomini (Alexander Bublik, Mikhail Kukushkin, Andrey Golubev). Tra le altre, spiccano le tedesche Jule Niemeier (numero 97 Wta) e Tatjana Maria (103), una contro l’altra in un derby che a questo livello in uno Slam è qualcosa di irreale. E spicca l’australiana Ajla Tomljanovic, ex di Matteo Berrettini e capace di ripetere i quarti di finale dello scorso anno, confermando di avere nel torneo di Wimbledon il suo Slam preferito. NADAL E DJOKOVIC VERSO LA FINALE? Intanto il torneo maschile procede in maniera diversa, con un certo rispetto delle gerarchie, almeno se parliamo dei primi due del tabellone. Novak Djokovic sin qui ha lasciato poco spazio agli avversari, palesando una condizione molto buona, sia sotto il profilo fisico, sia sotto quello mentale. Ad aiutarlo, anche la presenza del figlio Stefan, che a Londra in questi giorni si è visto spesso con lui. Una presenza in grado di rasserenare il serbo in vista delle sfide più difficili sul campo. Il match con Jannik Sinner rappresenta un momento di confronto tra la generazione dei Big 3 e quei Next Gen ormai pienamente consapevoli del loro valore. Al di là dell’esito del confronto, sarà un test interessante per entrambi. Nella parte bassa, la semifinale che tutti attendono è quella tra Rafael Nadal e Nick Kyrgios, ma entrambi devono prima conquistarsela passando da partite non banali. Rafa trova Taylor Fritz, che nella nuova generazione di americani è probabilmente il più forte in assoluto. Kyrgios attende invece il cileno Cristian Garin, sorpresa enorme sui prati, ma capace di opporre una resistenza fisica e mentale che l’australiano (già non al meglio fisicamente) potrebbe patire. WIMBLEDON 2022? PUÒ VALERE LE FINALS In tutto ciò, c’è da fare una considerazione importante, in merito al torneo maschile. Alla vigilia si è parlato molto dell’assenza di russi e bielorussi (a causa delle decisioni del torneo conseguenti alla guerra in Ucraina) e del fatto che l’Atp abbia tolto i punti ai Championships, relegandoli a una sorta di esibizione di lusso. A conti fatti, tuttavia, Wimbledon 2022 sarà importante eccome nell’economia della stagione. Dovesse vincere Rafael Nadal, lo spagnolo farebbe segnare il Major numero 3 dell’annata (oltre che il numero 23 in carriera), arrivando dunque a New York per giocarsi un possibile Grande Slam. Quello che, per inciso, Novak Djokovic mancò lo scorso anno per una sola partita, proprio la finale di New York. Ma se dovesse vincere uno degli altri sette rimasti in gara, la questione diventerebbe ancora più interessante. Da Djokovic in giù, nessuno al momento è dentro ai migliori 8 della Race, dunque nessuno sarebbe qualificato per le Nitto ATP Finals di Torino. Ma vincendo un Major, a patto che poi si resti dentro ai top 20 a fine stagione, il torneo dei Maestri sarebbe conquistato di diritto. Un’opzione che sembra rimasta intatta, come per tutti gli altri eventi di questo genere, malgrado il declassamento di Wimbledon a torneo senza punti in palio. Persino Djokovic potrebbe averne bisogno, visto che anche vincendo i Championships non muoverebbe il ranking, e visto che con le regole attuali su vaccini e pandemia, negli Stati Uniti non ci potrebbe nemmeno entrare. Wimbledon dunque conta, eccome, anche quest’anno: se qualcuno avesse avuto qualche dubbio prima dell’inizio, l’evoluzione del torneo ha spazzato via ogni incertezza. 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