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L’erba del vicino è sempre più… lenta

Dal nostro inviato a Londra Parliamoci chiaro: che qualche giocatore qua e là, anche importante, si lamenti di superficie, palle, campi, luci, pubblico, vento e quant’altro non è una novità, capita abbastanza spesso. Ma quest’anno il coro sollevatosi dai microfoni delle conferenze stampa, e a volte portato persino sui social media, i veri termometri dell’animo generale di questi tempi, è stato unanime: i campi di Wimbledon, quest’anno sono davvero lentissimi. “Sulla seconda di servizio si può tranquillamente stare a fondo a palleggiare” ha detto il n.1 italiano Fabio Fognini dopo la sua vittoria al secondo turno contro Fuscovics, parlando di una superficie su cui una volta era impossibile non fare serve and volley (tranne per fenomeni come Borg e Agassi) e oggi è invece progressivamente diventata quasi uguale alle altre. Looking at the pace of these courts I would have seeded Nadal one….— Mark Petchey (@_markpetchey) July 1, 2019 Mark Petchey, ex tennista inglese e commentatore TV: “Guardando alla velocità di questi campi, avrebbero dovuto mettere Nadal come testa di serie n.1…” Tanto che il canadese Milos Raonic, uno che studia il gioco e tutti i suoi dettagli come nessun altro, è arrivato a dire che le condizioni di Wimbledon potrebbero essere le più lente di tutti i tornei dello Slam. “Non ho giocato sulla terra quest’anno [per infortunio n.d.r.], ma considerando le mie ultime esperienze qui credo che la velocità dei campi non sia per nulla superiore a quella degli altri Slam. “Credo che gli US Open siano i più rapidi, insieme con l’Australian Open se la temperatura è elevata. Non ho giocato a Parigi da un po’ di tempo, ma se fa caldo le condizioni possono essere davvero rapide”. Milos Raonic “Considerando che qui [a Londra] il tempo è stato relativamente poco piovoso e ugualmente piuttosto soleggiato, è davvero indicativo che il campo sia così lento”. Ovviamente non tutti sono dello stesso avviso: Petra Kvitova non trova differenze rispetto a quanto accadesse lo scoro anno, e lo stesso ha dichiarato Stan Wawrinka. Tutti però sembrano concordi nel dire che i campi di Aorangi Park, quelli usati per gli allenamenti a nord dell’All England Club vero e proprio, siano più veloci di quelli normalmente usati per le competizioni, probabilmente perché sono maggiormente calpestati e l’erba è più consumata. Già, l’erba, quella che i giardinieri di Wimbledon curano con attenzione maniacale durante tutto l’anno e che nel corso dell’ultimo decennio è stata cambiata, dal punto di vista del tipo di graminacee utilizzate, per far sì che resistesse di più all’usura nel corso delle due settimane dei Championships. E forse anche per far sì che la superficie diventasse un po’ più simile alla monosuperficie che si è via via imposta in tutto il circuito, ma questo forse non si può dire. “Da quel poco che ho capito, l’erba è piantata in modo tale che si formi una specie di ‘X’ che si oppone alla direzione di marcia della palla, come una specie di ‘contropelo’, e questo ha l’effetto di rallentare la palla al rimbalzo – ha spiegato in maniera scientifica Raonic durante uno dei suoi incontri con la stampa –. Sono sicuro che è intenzionale, perché il modo nel quale si gioca sull’erba è cambiato molto, e non perché il giocatori sono fisicamente più prestanti o motivi del genere: l’erba ha fatto sì che ciò accadesse”. Anche il giocatore che sul Centre Court ha vinto otto dei suoi 20 tornei dello Slam ha parlato all’incirca nello stesso modo: “Durante la mia partita [di primo turno contro Lloyd Harris] mi sono ritrovato a pensare se quel campo non fosse il più lento campo in erba di sempre – ha confessato Roger Federer dopo il suo esordio quest’anno –, ma forse ero io che mi muovevo come una lumaca. Per i primi due set non ho fatto nessun ace, alla fine ne ho fatti nove, più il match proseguiva più mi abituavo. Certo i giardinieri che curano l’erba qui fanno un lavoro talmente straordinario che diventa persino troppo semplice giocare da fondocampo. E anche le palle non sono dure come erano un tempo, sono molto più pesanti, non schizzano via a meno che non sia davvero caldo, ma qui in Inghilterra è molto raro che faccia così caldo”. Anche il campione svizzero sembra d’accordo con Raonic nell’affermare che “lo US Open tende ad essere più veloce di Wimbledon, e il fatto che la media degli scambi per punto sia più bassa a New York che qui sembra confermare l’ipotesi”. “Durante la mia partita [di primo turno contro Lloyd Harris] mi sono ritrovato a pensare se quel campo non fosse il più lento campo in erba di sempre “ Roger Federer In definitiva, tutti sembrano piuttosto concordi nell’individuare un rallentamento delle condizioni di gioco, che si accentua ulteriormente sui campi principali, sui quali si gioca meno che sugli altri, perché vi vengono programmati meno incontri e devono rimanere giocabili fino alla fine delle due settimane. Sia a livello maschile sia a quello femminile (basti pensare i match tra Medvedev e Goffin oppure quello tra Gauff e Hercog) si è assistito a scambi lunghissimi da fondo che una volta sarebbero stati impensabili e nessuno dei grandi battitori del circuito ha superato la prima settimana. Rimane da vedere se verranno prese delle misure correttive per le prossime edizioni dei Championships oppure se ci dobbiamo abituare a vedere Wimbledon sempre più dominati dai fondocampisti. ...

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