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L’esempio di Seppi, sedici anni da top 100

Entrato per la prima volta fra i top 100 nel maggio del 2005, Andreas Seppi si è saputo mantenere competitivo attraverso 16 anni grazie a lavoro, umiltà e intelligenza. Oggi sono tanti i connazionali che lo vedono come un’ispirazione. Andreas Seppi non è soltanto il protagonista di una delle carriere più longeve nella storia del tennis italiano. È anche un esempio di come ci si debba programmare, di come si possano trovare motivazioni aggiuntive nel finale di una vita agonistica che pareva già avere detto tutto ciò che poteva dire. Un esempio di come ci si debba mantenere integri mentalmente e fisicamente, per essere competitivi con le nuove generazioni che giocano un tennis molto diverso dal proprio. Era il 16 maggio del 2005, quando Andreas entrò per la prima volta tra i primi 100 giocatori del mondo: l’altoatesino arrivò al Masters Series (i ‘Mille’ di oggi) di Amburgo da numero 113, superò le qualificazioni e volò fino ai quarti di finale, sconfitto da Richard Gasquet ma dopo tre vittorie pesantissime su Schuettler, Canas e Novak, tre che all’epoca erano considerati dei muri capaci di farti giocare sempre una palla in più. Ebbene, da quel giorno, l’allievo di Max Sartori è stato capace di restare dentro a quell’élite che identifica i protagonisti del grande tennis per quasi sedici stagioni, a eccezione di 30 settimane complessive, peraltro con il ranking peggiore fissato al numero 112. Una continuità mostruosa, peraltro ben dimostrata anche dai 62 Slam consecutivi disputati, una serie che pone Andreas al quarto posto di questa speciale classifica, dietro soltanto a Feliciano Lopez, Fernando Verdasco e Roger Federer. DA BERGAMO A BIELLA Con il titolo di Biella, il decimo nel circuito Challenger, Andreas è dunque tornato a sfondare il muro dei top 100, approdando a quota 96, dopo essere rimasto fuori (peraltro di poco) solo per cinque mesi. Un titolo che vale parecchio non solo per questa ragione e non solo perché è stato conquistato in Italia (come il primo, a Bergamo nel 2008), bensì per il fatto di averlo vinto da papà. Da quando è venuta al mondo la piccola Liv, era il 20 febbraio 2020, si pensava che la famiglia potesse in qualche modo assorbire completamente i pensieri di papà Seppi, e pure la pandemia aveva in qualche modo contribuito a immaginare un allontanamento progressivo dal Tour. Nulla di tutto questo. Appena è stato possibile, l’ex numero 18 al mondo è tornato in scena carico e motivato, magari prendendo spunto da uno dei suoi migliori amici nel Tour, un certo Roger Federer, che proprio dalla paternità aveva trovato nuova linfa. UN’ISPIRAZIONE PER SINNER (E NON SOLO) Vincitore di tre tornei del Tour maggiore (Eastbourne nel 2011, Mosca e Belgrado l’anno successivo), Andy è uno dei pochi professionisti a essere riuscito nell’impresa di conquistare un trofeo su tutte le superfici. A dimostrazione di una duttilità tecnica che è stata fra le sue armi principali per riuscire a mantenersi in alto così a lungo. Poi, però, la dote principale rimane la testa. Grazie a un’intelligenza fuori dal comune, a una capacità di lavorare pensando al lungo periodo e alla ferrea volontà di fare sacrifici giorno dopo giorno, Seppi è diventato uno dei giocatori su cui si è potuto fondare il rinascimento del tennis italiano. Forse il giocatore, in assoluto, che i nostri giovani hanno visto come riferimento per capacità di restare agganciato al tennis dei big. Non è un caso che Jannik Sinner, per esempio, abbia indicato Andreas come suo modello e sua ispirazione, non soltanto per la comunanza logistica e linguistica. In realtà sono in tanti, in questi ultimi anni, ad aver visto nella carriera di Seppi un esempio da seguire, malgrado lui si sia fermato al numero 18, mentre poi abbiamo cominciato persino a frequentare i top 10 e a sognare gli Slam. Se siamo arrivati qui, lo dobbiamo anche a un atleta alto e smilzo, simpatico e umile, che è riuscito a battere Nadal (a Rotterdam) e Federer (a Melbourne), e ha costretto Djokovic a rimontare due set di svantaggio al Roland Garros. A 37 anni compiuti lo scorso 21 febbraio, mentre non ha nessuna intenzione di parlare di ritiro, a questo signore venuto da Caldaro dobbiamo già riservare un grosso grazie. L'articolo L’esempio di Seppi, sedici anni da top 100 proviene da WeAreTennis. ...

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