You are here

L’Italia e Djokovic: 50 partite, 3 vittorie, 3 rimpianti

Non è la prima volta che un italiano arriva a un set dalla vittoria contro Djokovic in uno Slam. Ma qual è il bilancio, tra gli azzurri e il serbo? E cosa è accaduto a Nole, quando ha messo in scena le sue celebri rimonte? La partita vinta al quinto contro Sinner è l’occasione per rispondere a queste domande Purtroppo non è la prima volta, e per questo fa ancora più male. Quando Novak Djokovic deve recuperare due set di svantaggio negli Slam, tra le sue vittime preferite figurano i giocatori italiani. Fa una certa impressione pensare che il primo a subire questo trattamento, addirittura dieci anni prima di Jannik Sinner, fu Andreas Seppi: era il Roland Garros del 2012 e Nole si trovò in svantaggio contro l’altoatesino per 6-4 7-6. Poi riuscì nella sua rimonta, ma nel quarto set Andreas arrivò davvero a un passo dal trionfo, come mai nessun altro azzurro sarebbe poi riuscito a fare, nemmeno sulla distanza dei tre set. Si tratta forse del più grande rimpianto per l’allievo di Max Sartori nella sua intera vita sportiva. In totale, nella sua carriera, Djokovic ha saputo recuperare per sette volte un doppio svantaggio. In tre casi, contro gli azzurri: parliamo del 42 per cento del totale. Non sapessimo che si tratta di un caso e che Nole ama l’Italia, verrebbe da pensare che il serbo ce l’abbia con noi. Lo scorso anno al Roland Garros toccò a Lorenzo Musetti subire il medesimo trattamento: 7-6 7-6 per il toscano in avvio, poi il crollo (fisico, soprattutto) di Lorenzo e Djokovic in cattedra senza batter ciglio. Fino al ritiro del Next Gen di Carrara nel quinto set. Infine, la mezza impresa di Jannik Sinner in questo Wimbledon, che in partenza sembrava poter essere quello di Matteo Berrettini e invece si stava rivelando quello del 20enne di Sesto Pusteria. L’ORGOGLIO DI JANNIK SINNER Se nella partita con Seppi a Parigi, Djokovic aveva seriamente rischiato la sconfitta, non si può dire lo stesso del match contro Sinner. Il quale, tuttavia, ha davvero poco di cui rimproverarsi. Jannik ha giocato due set perfetti, pur contro un avversario che faticava a trovare il ritmo. Poi il serbo è cresciuto molto di rendimento, grazie anche – a suo dire – al discorso di auto-incitamento fatto allo specchio nella pausa richiesta alla fine del secondo parziale: “Che tu creda o meno in quello che stai dicendo a te stesso – sostiene Nole – restare positivo è qualcosa che ti aiuta a ripartire”. Sinner – e si tratta della nota migliore in una giornata dolceamara – non è crollato sotto il peso della rimonta. E il punteggio di terzo, quarto e quinto set è stato davvero troppo severo per ciò che si è visto sul Centre Court, con Jannik che ha continuato a lottare e a crederci fino all’ultimo game di servizio, perso peraltro per via di una prodezza inumana del serbo: un passante di rovescio fulminante giocato quasi da sdraiato. Lo stesso Jannik, che è sempre molto severo con se stesso, ha ammesso di essere orgoglioso della sua prestazione. La delusione per la sconfitta c’è ed è giusto che rimanga, ma riconoscendo al contempo i meriti di un Djokovic imperiale. DJOKOVIC, DA CECCHINATO A BERRETTINI Sempre in tema di rapporti tra l’attuale numero 3 del mondo e gli azzurri, non si possono non citare le tre partite vinte in quattro set contro Matteo Berrettini. Tutte sono andate in scena nel 2021, tra Roland Garros e Us Open, con la perla della finale di Wimbledon 2021 a impreziosire il racconto: in due casi, Matteo è andato avanti di un set, prima di essere rimontato. Una storia che si ripete dunque, malgrado non ci sia di mezzo il quinto set, che fa sempre il tutto un po’ più epico. Ma in definitiva, tra gli italiani, chi è riuscito a fare l’impresa contro il vincitore di 20 Slam? Se parliamo di Major, c’è un solo precedente, nel magico Roland Garros 2018 di Marco Cecchinato: con Nole in versione opaca ma pur sempre deciso a lottare, il siciliano si impose in quattro set staccando il biglietto per la semifinale, il risultato più importante della carriera. E anche quello che, probabilmente, ha spinto molti connazionali a credere maggiormente nelle possibilità di realizzare qualche impresa solo apparentemente troppo grande. CHI HA VINTO: VOLANDRI, SONEGO E… Se spostiamo lo sguardo agli altri tornei del circuito, il primo successo italiano contro Djokovic arrivò subito, nel match d’esordio di Nole in un main draw Atp: era il luglio del 2004, il torneo era quello croato di Umag e Filippo Volandri si impose in due set (7-6 6-1), dopo che il serbo era emerso dalle qualificazioni. Bisognerà poi aspettare sino al 2020 per un altro trionfo tricolore, ottenuto da Lorenzo Sonego a Vienna, con un risultato tra i più severi mai subiti dall’ex numero 1 del mondo: 6-2 6-1 in poco più di un’ora. In totale, quella tra Sinner e Djokovic è stata la partita numero 50 tra un italiano e il serbo, se parliamo di main draw del circuito Atp e senza contare il forfait di Fabio Fognini nei quarti del Roland Garros 2011. Se vogliamo inserire nel conto anche le qualificazioni, ci sono altre cinque vittorie di Nole contro due sconfitte: una proprio con Fognini, a Roma nel 2006, l’altra contro Davide Sanguinetti a Montreal nel 2005. LE ALTRE VITTIME DELLE RIMONTE: TRA LORO, FEDERER E TSITSIPAS Tornando agli Slam, oltre agli italiani, chi sono le altre vittime delle rimonte del serbo? Il primo a subirla fu Guillermo Garcia Lopez, lo spagnolo che nel 2005 a Wimbledon sembrava avere la partita in pugno (6-3 6-3 in avvio), e invece si vide sorpassato da un Djokovic già molto affamato nonostante i 18 anni. Nel 2011 agli Us Open toccò invece a un avversario ben diverso, patire lo stesso trattamento. Parliamo di Roger Federer, che a fronte di un 7-6 6-4 iniziale si sarebbe dovuto inchinare per 7-5 al quinto. Un preludio a quanto poi avremmo visto nelle sfide successive tra due dei più grandi di sempre. Nel 2015 a Wimbledon, evidentemente un torneo che si presta alle rimonte, fu il sudafricano Kevin Anderson a perdere da due set di vantaggio, mentre l’ultimo giocatore frustrato dal ‘trattamento Djokovic’ è stato Stefanos Tsitsipas nella finale del Roland Garros 2021. Anche in quel caso, Novak si prese del tempo alla fine del secondo set per parlare a se stesso e convincersi che si poteva fare. Anche in quel caso, funzionò. E se qualcuno pensa che questi sforzi siano stati in qualche modo pagati nelle partite successive, ci sono tre titoli Slam conquistati dopo essere arrivato a un set dall’eliminazione a raccontarci che in fondo, per Nole, questo rischio è relativo. Al contrario: dalle maratone lui trae forza e fiducia. Il motivo per cui adesso, a Wimbledon, è ancora più favorito di prima. L'articolo L’Italia e Djokovic: 50 partite, 3 vittorie, 3 rimpianti proviene da WeAreTennis. ...

Related posts

Leave a Comment

shares

By continuing to use the site, you agree to the use of cookies. more information

Questo sito utilizza i cookie per fornire la migliore esperienza di navigazione possibile. Continuando a utilizzare questo sito senza modificare le impostazioni dei cookie o cliccando su "Accetta" permetti il loro utilizzo.

Chiudi