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Next Gen Finals, Sinner vuole il titolo: “Il pubblico gioca con me. Coaching? Non mi piace”

Con la vittoria in quattro (mini)set su Miomir Kecmanovic, Jannik Sinner diventerà il primo italiano a giocare la finale alle Next Gen ATP Finals di Milano. Il ragazzo nativo di San Candido sa bene che nello sport non c’è gloria per i secondi classificati, ma a prescindere da quello che sarà l’esito dell’atto conclusivo la sua stagione resterà un piccolo capolavoro: partita con le vittorie nei Challenger a febbraio e marzo, poi il debutto negli Slam e ora finalista su uno dei grandi palcoscenici del circuito maggiore. Un lungo viaggio che l’ha portato dal numero 550 del mondo alla top 100 in dieci mesi.TANTA PRESSIONE – In questo momento nei pressi dello storico PalaLido, dove Roger Federer vinse diciotto anni fa il suo primo titolo ATP, sembra che serva una prestazione memorabile per fermare l’azzurro. Nemmeno la grande pressione che sicuramente sente sulle spalle è riuscita a schiacciarlo. Kecmanovic in semifinale era entrato bene nel match, ma ancora una volta Jannik ha eretto il muro, spinto dal suo pubblico, e si è guadagnato un posto in finale: “Ci sono giornate dove sei più nervoso, altre meno, devi gestire questi momenti” ha commentato nel post partita. “In finale sentirò ancora di più la pressione, ma è normale. Lui nel primo set ha spinto tanto, ho cercato di tirare più profondo e questa è stata la soluzione. La lunghezza dei colpi è fondamentale per giocare a tennis, la partita è cambiata quando ho iniziato a tirare un po’ più profondo”.IL GIOCO DI VOLO – Oltre al gioco possente da fondocampo a cui ci stiamo ormai abituando, Sinner ha fatto vedere qualche colpo fuori dal suo repertorio, come un dritto in slice dopo aver fintato la palla corta (e la mente torna ancora a quel ragazzo svizzero…). L’aspetto su cui deve ancora migliorare per completare il bagaglio tecnico sono le volèe, nonostante abbia avuto il coraggio di giocarne una – perfetta – proprio sul match point: “Il nostro lavoro è provare a migliorare il gioco a rete, mi serve allenarmi su questo aspetto perché per me è fondamentale. In allenamento vado molto più a rete, ma in partita è un’altra cosa”.VERSO LA FINALE – C’è Alex de Minaur tra Jannik e il primo titolo ATP. L’australiano sarà un test durissimo per il ragazzo altoatesino. Campione a Zhuhai a settembre e finalista a Basilea a ottobre, de Minaur avrebbe avuto anche la chance di giocare il Masters di Londra se fosse arrivato in fondo a Bercy, una mission impossible. Le Next Gen sono alla sua portata, ma non sarà per niente semplice superare Jannik: “Ci siamo allenati assieme prima del torneo” ha detto l’italiano. “È un giocatore molto solido, secondo me gioca meglio di rovescio che di dritto, ma serve anche molto bene. Non sarà facile, ci saranno anche molti scambi lunghi, ma proverò a vincere”.L’APPOGGIO DELL’ALLIANZ CLOUD – E ovviamente potrà contare sui tifosi, sempre caldissimi e già innamorati della giovane promessa del tennis nostrano: “Il pubblico gioca con me, mi danno questa sensazione. Mi tengono su nei momenti difficili, come dopo il primo set della semifinale. Per un giocatore giovane è molto bello sentirlo, giocare in questo posto dà tante emozioni e anche un po’ di pressione”.COACHING SÌ, COACHING NO – Infine Sinner ha dato anche un parere sulle regole alternative del torneo milanese, tra tutte l’opportunità di comunicare da bordocampo con il proprio coach tramite cuffie e microfono: “Il coaching in campo non mi piace. Il giocatore deve trovare le soluzioni da solo, questo è il mio parere. Non siamo noi che decidiamo ovviamente se mettere il coaching o no. Qua lo mettono, magari perché se parli in inglese interessa se dici qualcosa di divertente”. ...

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