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Nole, ricominciamo (Crivelli). New York, due tornei in un’unica bolla (Zanni). Lo Slam dei dubbi (Azzolini). Il tennis riparte nella “bolla”. Prove di Slam a New York (Semeraro). Djokovic tra Covid e US Open. “Feste e tennis? Rifarei tutto” (Piccardi)

Nole, ricominciamo (Riccardo Crivelli, La Gazzetta dello Sport)  […] Sulla terra di Santiago del Cile rimbalzavano le ultime palline da tennis (fin qui) di questa stagione. Prima del caos. Nessun rimorso Oggi, 174 giorni dopo, il tennis maschile si rimette in moto ufficialmente, al netto di esibizioni, campionati nazionali e tornei challenger, lasciandosi alle spalle uno stop pesantissimo. Lo fa da uno dei luoghi tragicamente più simbolici, New York, una delle città maggiormente flagellate dalla pandemia, nella cui bolla si disputeranno, in successione, il Masters 1000 di Cincinnati, eccezionalmente spostato di sede, e gli Us Open. E con un volto iconico, malgrado lui: perché non ci sono dubbi che Novak Djokovic, durante il lockdown, sia stato il campione più sovraesposto e additato. Le posizioni No Vax, la battaglia per un ristoro economico ai peones della classifica, le critiche ai protocolli per la ripartenza, soprattutto l’organizzazione dell’Adria Tour trasformatosi in un focolaio di Covid e di polemiche: i quasi sei mesi senza tennis sono stati dominati dalla presenza quasi messianica ma non sempre gloriosa del numero uno, anche perché Nadal e Federer si sono ben presto eclissati, uno rinunciando all’America e l’altro addirittura all’intera annata. Si riparte da Nole, dunque, che intanto si gode già i frutti di due piccole vittorie, visto che ha affittato una casa in mezzo al verde (all’inizio era previsto un unico hotel per tutti i giocatori) e ci ha portato tre membri dello staff (anziché uno solo come nella prima stesura delle regole): «Ho deciso solo all’ultimo di venire, ci sono ancora tante cose non chiare, ma ha prevalso la volontà di giocare e non ho paura per la mia salute». Almeno all’inizio, però, dovrà convivere con il lascito delle settimane senza tennis: «Organizzerei di nuovo l’Adria Tour, le intenzioni erano giuste. Se dovrò portarmi dietro per sempre questo errore, pazienza. Ma avverto un clima da caccia alle streghe». Neppur aver contratto il virus gli strappa un rimorso: «Non è vero che sono contro i vaccini, riconosco che ce ne sono stati di molto utili: semplicemente, non voglio essere obbligato a introdurre qualcosa nel mio corpo». SENZA QUEI DUE In quei giorni ha avuto qualche sintomo e, alla ripresa degli allenamenti, si è accorto di una perdita di resistenza: «Ma adesso è tutto a posto, ho fatto una tac al torace con esiti negativi, tutti gli esami di routine e ancora diversi tamponi dopo quello negativo». Sarà il campo, ovviamente, a darci la misura tecnica di Djokovic, giacché per tutti la ripartenza rappresenterà un’incognita, ma Nole avrà dalla sua lo stimolo dell’assenza. Quella dei grandi rivali Roger e Rafa, che gli apre prospettive di eternità, e per il numero degli Slam (è a 17, a due dallo spagnolo e a tre dallo svizzero) e per le settimane da numero uno (282 rispetto alle 310 del Divino, potrebbe raggiungerlo a marzo). Tra l’altro gli Us Open, che iniziano il 31 agosto, saranno il suo primo Slam (su 61) senza Federer e Nadal in contemporanea: «Il fatto che non ci siano loro è una delle ragioni per cui sono partito per New York. Sono delle leggende, mancheranno a me e a tutti i tifosi, ma io ho avvertito la responsabilità del top player: voglio raggiungere nuove vette». L’adrenalina del Djoker e la sua rabbia: una miscela che spaventa. Il mondo è avvisato New York, due tornei in un’unica “bolla” (Roberto Zanni, Il Corriere dello Sport) Nella NBA sta funzionando? Allora il tennis raddoppia. Una grande bolla e due tornei, uno dietro l’altro. Prima, da oggi, II Western e Southern Open, che fino all’anno scorso si è svolto a Mason_ Ohio; poi dal 31 agosto gli U.S. Open. Tutto a New York, a Flushing Meadows, nel Queens all’interno dell’U.S.TA Billie Jean King National Tènnis Center. Per cercare di differenziarli uno dall’altro, non saranno utilizzati gli stessi campi. II Western e Southern avra il Grandstand come “centrale”, mentre gli U.S. Open l’Arthur Ashe Stadium e il Louis Armstrong. […] In campo femminile il post-Covid è cominciato a Palermo, il Westem e Southern sarà il primo torneo maschile dopo cinque mesi di stop (e anche il primo uomini e donne). ASSENTE. Ma non ci saranno tutti In campo maschile presenti 15 dei primi 20 del ranking. Pesanti le assenze: Rafa Nadal, vincitore degli US Open 2019 e Roger Federer; il più amato nella Big Apple. In quello femminile invece hanno rinunciato 6 delle top 10, compresa la campionessa in carica agli U.S. Open, la canadese Bianca Andreescu. Non mancherà invece Serena Williams, sempre alla ricetta del suo 24° Slam. BOLLA E BOLLICINE. Long Island ospiterà la “bolla”: infatti la maggior parte di giocatori e coach sono al Marriott e al Garden City Hotel. Ma ci saranno anche.. bollicine, visto che un piccolo numero di atleti (guidati da Novak Djokovic e Serena Williams) hanno scelto abitazioni private, accollandosi le spese della sicurezza 24 ore su 24. «L’hotel – ha spiegato Mike Dowse, CEA di USTA – è nostro al 100%, abbiamo trasformato questa proprietà al fine di creare una esperienza di attività eccezionale. L’abbiamo chiamato ‘Manhattan Project’: non si può andare a Manhattan, ma ci penseremo noi a portarlo” Si tratterà anche di uno sforzo economico non indifferente, perché senza pubblico gli U.S. Open perderanno l’80% del reddito operativo. La USTA – ha aggiunto Dowse – sta scavando nelle proprie riserve finanziare per poter assegnate ai giocatori il 95% dei premi in denaro dello scorso anno” E vietato uscire dalla ‘bolla’ pena l’espulsione (per gli allenatori doppia, anche il 2021), a meno di un consenso scritto firmato dal capo dello staff medico o dal direttore Stacey Allastar, prima donna a occupare questo ruolo nella storia degli U.S. Open. Test e regole sanitarie ferree: un giocatore che dovesse risultare positivo nei quattro giorni precedenti il torneo o durante lo stesso, sarà squalificato. CASO. Nel frattempo l’unico caso di positività riscontrato finora su quasi 1.400 esami, è stato quello dell’allenatore Juan Manuel Galvan, che ha portato alla quarantena ed esclusione dal primo torneo di Guido Pella e Hugo Dellien. Djokovic (presidente dell’Atp Players Council) ha dissentito sulla sanzione inflitta ai giocatori. SUITE-SPOGLIATOI Senza pubblico, l’organizzazione ha creato all’interno di Flushing Meadows un ambiente differente. Mini-golf e altre attività per il divertimento, tutte in versione “distanza sociale”. Per gli spogliatoi i giocatori, ma solo le teste di serie, possono utilizzare le suite di lusso che in tempi normali, pagate migliaia di dollari, ospitano ricchi fan e sponsor aziendali. Per gli altri i soliti spogliatoi, ma non più di 30 per volta. Infine spazio anche per la giustizia sociale: con una eccezione alle regole Grand Slam, i giocatori potranno esprimersi con scritte su maglie o scarpe Lo Slam dei dubbi (Daniele Azzolini, Tuttosport) Ci vuole l’asterisco. Non si scrive Us Open, piuttosto Us Open*. […] Una su tutte: quanto può valere un’edizione degli Us Open saccheggiata in tutte le sue parti? Senza pubblico, senza qualificazioni, senza tutti i suoi campioni? Il detto secondo cui gli assenti hanno sempre torto, stavolta non vale. Giocare tra mille restrizioni e senza sentirsi al sicuro, non fa parte di alcun contratto tra giocatori e tornei. C’è chi se la sente e chi no. E proprio quest’ultima, forse, potrebbe essere l’iscrizione da apporre sulla legenda dei futuri albi d’oro, chiosa del nostro asterisco… (*) edizione del torneo giocata solo da chi se l’è sentita. Il secondo Slam di questa stagione a rovescio, spunta da dietro la finale del Masters di Cincinnati, il primo che venga giocato fuori da Cincinnati. […] Il duplice appuntamento fra i Laghi Scintillanti del Corona Park, offre campo libero agli effetti indotti dal Corona Virus, che non impone solo una svolta nel consueto vocabolario del tennista (chi se la sentirà più di dire… «Voglio scendere in campo positivo», eh?), ma minaccia gli agi più normali dei professionisti, radunati in due alberghi poco lontani dal centro Usta che accoglie i tornei, il Masters da oggi, sui campi secondari, e lo Slam dal 31. «Non voglio sembrare arrogante», dice Djokovic al New York Times, dopo aver spiegato di essere stato frainteso nei suoi sproloqui contro il vaccino e che l’Adria Tour al Covid-19 (sette contagiati) lo rifarebbe tale e quale, «ma ho visto le strutture in cui alloggiano gli altri, e pur comprendendo gli sforzi organizzativi, penso non sarà facile trascorrere tanto tempo in quelle condizioni». Lui ha affittato una villa con un ampio giardino alberato a due passi da Manhattan (off limits per i tennisti), dalla parte di Brooklyn. «Soldi spesi bene, appena sveglio la vista degli alberi mi dispone al meglio. Sono stato in dubbio fino all’ultimo se venire, poi ho pensato che da qualche parte si doveva pur ricominciare, ed eccomi qua». Forte delle 18 vittorie (nessuna sconfitta) conseguite prima del lockdown tennistico, a Nole dell’asterisco importa poco. «Voglio avvicinare Federer e Nadal nella classifica delle vittorie Slam». Ma non tutti la pensano allo stesso modo. «Mancano troppi giocatori importanti», ribatte Thiem, «sarà più facile salire ai piani alti. Non saranno i soliti Us Open…». GLI ASSENTI Cincy e Us Open fanno a meno di Nadal, Federer, Kyrgios, Nishikori (lui il coronavirus se l’è beccato davvero), Monfils, Fognini, Wawrinka e Guido Pella, bloccato da un contagio nel suo team. Assenze pesanti, ma niente al confronto di quelle nell’altra metà del torneo. La Wta mette in campo appena 4 delle prime 10. Mancano Barty (1), Halep (2), Svitolina (5), Andreescu (6), Bertens (7), Bencic (8). Presenza statunitense massiccia, a macchia di leopardo quella europea. Serena Williams si allena con Stefanos Tsitsipas, e ribatte generosamente le sue pallate di servizio. «E’ tutto strano», commenta, «una dimensione del tennis mai provata. Sulla preoccupazione prevale quel po’ di nevrosi che viene dalle situazioni mai affrontate. Ho la valigia zeppa di mascherine, ne ho con me una cinquantina. E se non è nevrosi questa..». TABELLONI Nel tabellone della Cincinnati sui Laghi Scintillanti, Serena potrebbe incrociare Coco Gauff in terzo turno e Johanna Konta nei quarti. Poi la sfida con Sofia Kenin, vincitrice degli ultimi Australian Open. ‘Carolina Pliskova spinta a numero uno dai ritiri, dovrà misurarsi con Osaka o Kvitova per sognare la finale. Circondato da qualificati, Matteo Berrettini sa già che tra questi non ci sarà Jannik Sinner, che di sicuro qualche problema psicologico gli avrebbe creato, dopo tanto battage. Il giovane Semola si è lasciato irretire dalle rincorse sempre veementi di Salvatore Caruso, se non dalla sottovalutazione dell’avversario (cosa che JS ancora non può permettersi, se mai potrà farlo). Vinto il primo a fatica, Semola non si è accorto che nei vortici creati dall’altro il suo tennis stava perdendo appoggi e sicurezze, e non ha trovato il modo di invertire la marcia. Ha perso il secondo e ha fatto peggio nel terzo. Giornata da dimenticare, per il nostro tennis. Non ha avuto fortuna nemmeno Lorenzo Sonego, sorteggiato contro Tennys Sandgren, suprematista dichiarato e mangia-italiani occasionale, uno che sul cemento lento (da quest’anno niente più deco-turf, si gioca sul laykold) è sempre meglio evitare. Fuori la Paolini, travolta nel terzo dalla stazza di Carolina Dolehide (uno e ottanta, 21 anni e 120 Wta), la notte italiana ha visto cadere Gianluca Mager sotto i colpi dello slovacco Andrej Martin, poi Seppi a sorpresa imbrigliato dalle forsennate rincorse del coreano Kwon Soon-woo, infine Travaglia da Gombos. Avranno tutti modo di riflettere, aspettando gli Us Open. Solo Caruso si è difeso vincendo anche l’ultimo incontro delle quailficazioni: 6-4 6-4 all’australiano Thompson Il tennis riparte nella bolla. Prove di Slam a New York (Stefano Semeraro, La Stampa) […] Il Masters 1000 dell’Ohio, uno dei più antichi del mondo (1899) si è trasferito nella `bolla’ (bubble) Flushing Meadows, che dal 31 agosto ospiterà anche una versione sicuramente particolare (porte chiuse, giocatori in clausura, tamponi a go-go) e per qualcuno anche svalutata degli Us Open. Da oggi parte – fra polemiche, dubbi, incertezze – il tabellone principale del torneo in trasferta vigilata: non ci sono il lungodegente Federer e il rinunciatario Nadal, e neppure Wawrinka, Monfils, Fognini; fra le ragazze mancano complessivamente 7 fra le prime 10, comprese la n.1 Barty e la n.2 Halep. Serena Williams invece sarà in campo, come pure i due reaparecidos Andy Murray e Kim Clijsters, e Novak Djokovic, che all’ultimo ha detto di sì (« sono stato incerto fino alla fine»), spiegando che per settimane si è sentito al centro di una «caccia alle streghe» per il focolaio scatenato con l’Adria Tour: «Rifarei tutto, la festa in discoteca si poteva evitare, comunque le intenzioni erano buone». Il numero 1 del mondo ha ribadito anche le sue perplessità sui vaccini, chiarendo però che non è contrario a tutti. Insomma: più dissociato – anche rispetto al resto del pianeta… – che pentito. Tre italiani qualificati. Il Masters 1000 di Cincinnati/New York, primo grande appuntamento del calendario mondiale (provvisorio) che prevede anche Roma e Parigi fra metà e fine settembre, è dunque incaricato di svelarci chi è uscito meglio del lockdown dopo il rodaggio delle esibizioni e dei tornei regionali. Ma soprattutto di farci capire se la bolla dura e pura messa in piedi dalla Usta può reggere. Prima dell’inizio del torneo è già risultato positivo il fisioterapista dell’argentino Guido Pella e del boliviano Hugo Dellien, Juan Manuel Galvan, e sia lui sia i due tennisti sono stati messi sotto quarantena. […] Di sicuro la Bolla made in Usa per ora si è rivelata soffocante per gli italiani: in qualificazione sono caduti subito Mager, Seppi e Travaglia, più Sinner che si è arreso in tre set nel derby azzurro con Caruso, mentre nel femminile è inciampata all’esordio Jasmine Paolini. In tabellone per ora sono ammessi Matteo Berrettini, che da testa di serie si gode un bye e avrà un qualificato al secondo turno, Salvatore Caruso e Lorenzo Sonego, che dopo i due tricolori (individuale e a squadre) e gli allenamenti allo Stampa Sporting dovrà vedersela al debutto con il poco commestibile (e molto trumpiano) yankee Tennys Sandgren.  Djokovic tra Covid e Us Open. “Tennis e feste? Rifarei tutto” (Gaia Piccardi, Corriere della Sera) «Attenzione: se varchi questo punto esci dalla bolla e sei automaticamente squalificato dal torneo». A New York, pesantemente scottata dalla pandemia, fanno le cose sul serio: tamponi ogni 2-3 giorni, percorsi obbligati, cartelli minatori a ogni angolo. […] Stacey Allaster, primo direttore donna dello Slam americano in 139 anni di storia, incrocia le dita: perché l’Us Open a porte chiuse (al via il 31 agosto) abbia una vaga chance di successo è necessario che questa prova generale fili via liscia come l’olio, benché l’inizio sia stato in salita: la positività del preparatore atletico Juan Galvan ha portato all’esclusione dal torneo dell’argentino Pella e del boliviano Dellien, da lui seguiti, costretti all’isolamento immediato. E anche per incorrere nel minor numero di occasioni di contagio possibile che Djokovic ha scelto di prendere casa a Long Island anziché dormire nell’albergo dei giocatori, accettando di pagare di tasca sua un servizio di sorveglianza che lascia passare solo le tre persone al suo seguito: gli allenatori Vajda e Ivanisevic, più l’addetto stampa. E da lì, via Zoom con il New York Times, il serbo è tornato per la prima volta sulla follia dell’Adria Tour, il torneo itinerante senza mascherine né distanziamento che a giugno aveva acceso un focolaio di virus nei Balcani, fino a contagiare lo stesso Novak e la moglie Yelena. «Le intenzioni erano buone ma ci sono cose che, con il senno di poi, avremmo potuto fare diversamente — ha detto Djokovic —. Mi verrà rimproverato per sempre di aver commesso un errore? Okay, lo accetto. Se tornassi indietro, però, l’Adria Tour lo rifarei». Anche la festa sguaiata in discoteca a Belgrado? «L’ha organizzata lo sponsor. Ci sentivamo a nostro agio. E stata un successone». E la contrarietà a un eventuale vaccino per il coronavirus? «Le mie parole sono state decontestualizzate. Non sono no vax per principio, ma non accetto di essere costretto a farlo. E come pensiamo di risolvere il problema del Covid se il virus, a quanto so, muta continuamente?». Come Nadal, anche il Djoker è stato tentato di rinunciare alla trasferta americana. «Ero a un passo dal rifiutare» ammette. Poi, nel nome della sopravvivenza del tennis e del suo personale business, ha fatto due conti. Imbattibile dall’inizio della stagione (18 vittorie, incluso l’Australian Open, zero sconfitte), guarito dal Covid che l’ha colpito con sintomi lievi (no febbre, un leggero senso di fatica), Djokovic ha pensato che un’occasione così non gli ricapiterà: a 33 anni, con 17 titoli Major in saccoccia, l’Open Usa 2020 sarà il primo dei 61 Slam che ha giocato in carriera senza i due grandi rivali. Poiché qualcuno già comincia a insinuare che la vittoria varrebbe meno, e sull’albo d’oro andrebbe accompagnata da un asterisco, finiamola qui: gli assenti hanno (quasi) sempre torto ...

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