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Non solo Jabeur: passato e presente del tennis in Africa

Ons Jabeur non è riuscita a portare il titolo di Wimbledon nel continente africano, mentre nel doppio juniores ce l’ha fatta Angella Okutoyi, keniana con alle spalle una storia non facile. Punta a diventare la prossima tennista di successo dell’Africa, continente senza particolare tradizione ma comunque capace di produrre diversi giocatori importanti La cavalcata di Ons Jabeur a Wimbledon, terminata con una sconfitta in finale, non ha soltanto ribadito il ruolo della tunisina come miglior tennista africana di sempre, ma ha anche riacceso i riflettori sul movimento tennistico dell’intero continente africano, dove la tradizione non è delle più brillanti ma dove la carenza di strutture non ha impedito a qualche giocatore di farsi strada nel tennis che conta. Escludendo il caso particolare del Sudafrica, capace di produrre ottimi talenti come Wayne Ferreira (numero 6 del mondo nel 1995), Amanda Coetzer (numero 3 Wta nel 1997) e più recentemente Kevin Anderson, due volte finalista Slam fra 2017 (Us Open) e 2018 (Wimbledon), l’Africa ha comunque avuto giocatori di alto livello e continua a produrre alcuni tennisti interessanti. Merito anche del programma di sviluppo promosso dall’International Tennis Federation e dei finanziamenti del Grand Slam Player Development Programme, il progetto che offre sostegno economico ai giovani che provengono dai Paesi in via di sviluppo, al quale in passato ha avuto accesso anche la stessa Jabeur, oggi numero 5 del mondo. LA GENERAZIONE D’ORO DEL MAROCCO Prima della Tunisia, la nazione nordafricana di maggior successo nel tennis è stata il Marocco, che a inizio millennio ha avuto tre giocatori capaci di arrivare nei primi 25 del ranking mondiale ATP. Il caso più famoso è quello di Younes El Aynaoui, numero 14 nel 2003, vincitore di cinque titoli nel Tour e capace per quattro volte di spingersi ai quarti di finale nei tornei del Grande Slam. La più famosa nel 2003 all’Australian Open, quando dopo 4 ore e 59 minuti si arrese per 4-6 7-6 4-6 6-4 21-19 ad Andy Roddick, in quello che sarebbe rimasto il quinto set più lungo dell’Era Open fino al record inavvicinabile di Isner-Mahut. El Aynaoui era la punta di diamante di una generazione di altissimo profilo, che annoverava anche Hicham Arazi (best ranking di numero 22) e Karim Alami (numero 25). Più recentemente, ha ottenuto buoni risultati Lamine Ouahab, nato algerino ma naturalizzato marocchino nel 2014, capace di vincere oltre trenta titoli internazionali grazie a un talento sopraffino, ma mai entrato nei primi 100 del mondo. In Egitto, invece, i successi della racchetta sono legati soprattutto all’attuale top 50 Mayar Sherif e a Mohamed Safwat, oggi fuori dai primi 500 del mondo ma già numero 130, e capace di giocare tre tornei del Grande Slam. I MIGLIORI TENNISTI DELL’AFRICA SUBSAHARIANA Più complesso trovare giocatori di alto livello nell’Africa Subsahariana. Sostanzialmente, tutti i più forti appartengono a una sola famiglia, i Black dallo Zimbabwe: erano tre, ottimi in singolare ma specialisti del doppio, tanto che due di loro sono stati capaci di arrivare al numero uno nel ranking mondiale. La migliore è stata Cara, vincitrice di dieci Slam equamente divisi fra doppio femminile e doppio misto. Dietro di lei, Byron, numero 1 nel ’94, anno del successo al Roland Garros. Con loro anche Wayne, numero 4 in doppio nel 2005 e vincitore di tutti i quattro Slam, due nel doppio maschile e gli altri nel misto con la sorella. Ha vinto due titoli Atp anche il Senegal, che ha festeggiato con Yahiya Doumbia campione nel 1988 a Lione e nel ’95 a Bordeaux (ma mai oltre il numero 74 del mondo), e oggi tiene d’occhio i risultati del 18enne Seydina Andre, tra i giovani africani più interessanti. Un successo anche per la Nigeria, con Nduka Odizor campione a Taipei nel 1983, anno degli ottavi a Wimbledon. In singolare è stato numero 52, in doppio 20, con ben sette titoli Atp. Ha avuto una tennista di alto livello anche il Madagascar, grazie a Dally Randriantefy, numero 44 Wta nel 2005 e capace di arrivare al terzo turno in tre Slam su quattro. IL PRESENTE, CON LA FAVOLA OKUTOYI Al momento, la miglior giocatrice dell’Africa Subsahariana è Sada Nahimana, 21enne del Burundi numero 317 Wta, che dopo una buona carriera juniores sta provando a farsi strada fra le grandi. Ma ultimamente ha raccolto attenzioni e simpatie la storia di Angella Okutoyi, keniana classe 2004 vincitrice del doppio juniores a Wimbledon, insieme alla olandese Rose Marie Nijkamp. Il suo Paese ha già avuto un top 100, Paul Wekesa, ma quest’ultimo era figlio di un ministro e il background famigliare gli permise di formarsi al college in California, prima di tentare la strada del professionismo. Un percorso di vita ben diverso da quello della giocatrice di Nairobi, finita per un anno e mezzo in un orfanotrofio insieme alla gemella (dopo che la madre morì per delle complicazioni dovute al parto) e poi cresciuta dalla nonna materna. Quest’ultima, addetta alle pulizie in una scuola cattolica di Nairobi, viveva in un appartamento all’interno della struttura, nella quale era presente un campo da tennis. È lì che le nipoti hanno iniziato a giocare, prima che nel 2014 Angella ricevesse una borsa di studio per trasferirsi in Burundi, presso l’East Africa Regional Training Center, dove i tecnici dell’ITF lavorano per la promozione del tennis. Un paio d’anni più tardi è dovuta tornare in Kenya per lo scoppio della guerra civile in Burundi, e da allora fa base al Nairobi Club. I finanziamenti del Grand Slam Player Development Programme le hanno permesso di iniziare a muovere i primi passi nel circuito internazionale, e ora la sua carriera sta prendendo forma. Una storia che ha tanto da insegnare: strutture, servizi e tecnici di alto livello sono preziosissimi per emergere nel tennis, ma al primo posto rimangono comunque le motivazioni e la voglia di fare strada. Lei ne ha da vendere, al motto – scritto nella bio del suo profilo Instagram – di ‘a negative mind will never give you a positive life’. Come a voler ribadire che tutto parte dalla testa. 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