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Numeri: l’inarrestabile discesa di Dimitrov, l’interessante ascesa di Kokkinakis-

Torna l’appuntamento con “Numeri”, la rubrica di Ferruccio Roberti: questa volta il focus si concentra su due giocatori del circuito ATP accomunati dal fatto di possedere un grande talento ma che stanno vivendo un 2022 agli antipodi: Grigor Dimitrov e Thanasi Kokkinakis. 2 – Le volte nelle quali Grigor Dimitrov ha vinto quattro match di fila nei 35 tornei che ha disputato da gennaio 2020 ad oggi. I primi tre mesi della stagione in corso hanno purtroppo confermato come stia continuando senza sosta l’involuzione di un tennista dotato di classe cristallina che ancora deve compiere 31 anni, ma incapace di ritrovare il rendimento grazie al quale era salito sino al terzo posto del ranking ATP. Vedendolo giocare negli ultimi anni – con il suo tennis esteticamente quasi impeccabile ma in troppi match eccessivamente falloso – qualcuno potrebbe avere difficoltà a credere che il bulgaro sia stato capace di passare 32 settimane nella top 5 del ranking ATP e 81 in top 10 (dalla quale manca da ottobre 2018) o di mettere in bacheca otto tornei, tra i quali anche il più prestigioso del calendario dopo i quattro del Grande Slam, le ATP Finals. Dimitrov le conquistò a Londra nel 2017 in maniera brillante, vincendo – da esordiente nella competizione che al termine della stagione ammette esclusivamente i primi otto tennisti al mondo – tutte e cinque le partite, come non accadeva a un debuttante dal 1978, quando a riuscirci fu un certo John McEnroe. Quella di cinque anni fa è stata decisamente la migliore stagione della carriera per Grigor che nel 2017 vinse anche il Masters 1000 di Cincinnati e altri due tornei (gli ATP 250 di Brisbane e Sofia). Ma nel Dimitrov attuale è rimasto ben poco di quel rendimento: da gennaio ad adesso ha perso ben cinque volte contro tennisti non inclusi nella top 50, l’ultima delle quali contro McDonald a Miami, al termine di una prova particolarmente opaca, che lo ha visto raccogliere appena cinque game. Il problema del bulgaro non può essere ricondotto esclusivamente a una questione anagrafica: attualmente 28 ATP, questa settimana ha sette giocatori più “anziani” di lui a sopravanzarlo in classifica, che diventano otto se si considera anche Carreno Busta, nato circa due mesi dopo. Il netto calo iniziato a 26 anni, un’età che di solito accompagna la piena esplosione sportiva di un tennista, non è nemmeno spiegabile con infortuni pesanti: il bulgaro non ne ha avuti, se non considerando tale una forma piuttosto severa di Covid 19 sofferta nella tarda primavera del 2020. Eppure, dopo la vittoria delle ATP Finals, Dimitrov ha raggiunto una sola finale nel circuito, datata più di quattro anni, a Rotterdam, quando perse con Federer che in quella circostanza riprese il numero 1 del mondo. Al piazzamento nel torneo olandese va aggiunta una sola semifinale davvero importante, quella conquistata agli Us Open 2019: per raggiungerla in quella circostanza sconfisse per la prima volto in otto confronti diretti Federer, un risultato che fu un piccolo record per un’altra ragione: Dimitrov aveva una per lui mediocre classifica da numero 78 ATP, la più bassa per un semifinalista a New York dopo quella di Connors nel 1991. In pratica, da quando nel pieno della maturità fisica, nel gennaio del 2018 a 26 anni e mezzo ha iniziato la stagione da terzo giocatore al mondo, Dimitrov ha giocato 74 tornei perdendo al primo turno in 27 occasioni (il 36 % delle volte!) non vincendone nessuno. Come se non bastasse, ha fatto la suddetta finale a Rotterdam e conquistato, oltre a quella di New York, appena altre otto semifinali di cui solo tre nei Masters 1000 (Monte Carlo 2018, Bercy 2019 e Indian Wells 2021). Facendo un bilancio complessivo del periodo preso in considerazione Dimitrov ha vinto complessivamente appena 97 partite delle 172 ufficialmente giocate (il 56%). Troppi alti e bassi hanno poi caratterizzato la seconda parte della carriera, quella seguita alla vittoria alla O2 Arena: se il bilancio con top 10 negli ultimi quattro anni e mezzo è accettabile (7-10) così come quello contro colleghi tra la 11° e la 20° posizione (10-4) è molto deludente quello contro tennisti che dovrebbe sconfiggere facilmente, come quelli non nella top 50 che lo vede vincere in 47 circostanze e perdere in ben 32. Numeri che fanno capire come nella crisi tennistica forse irreversibile del bulgaro una buona parte delle cause provengano da un approccio mentale che lo condiziona negativamente. DI SEGUITO L’APPROFONDIMENTO DELLA RUBRICA “NUMERI” DEDICATO A THANASI KOKKINAKIS ...

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