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Osaka vincente, ma sempre umile: “Un passo alla volta, devo ancora migliorare sulle altre superfici”

La stella di Naomi Osaka continua la sua rapida ascesa, sia in campo che fuori. Tra le righe bianche che delimitano il rettangolo di gioco, è il suo tennis a parlare per lei, dicendoci a chiare lettere che al momento è la più forte di tutte. Fuori dal campo, Naomi sa stupire in maniera simile con dichiarazioni sincere e quasi mai banali. Una vera rarità in un mondo di conferenze stampa omologate e spesso interscambiabili. Anche dopo aver vinto il suo secondo Australian Open, nonché quarto Slam, in finale contro Jennifer Brady, la giocatrice giapponese si è a lungo intrattenuta con la stampa, rispondendo alle tante domande con la consueta genuinità e simpatia. Per prima cosa Osaka ha ammesso di essere piuttosto nervosa al momento dell’ingresso in campo, ma di aver abbracciato questa tensione, riuscendo a non farsela nemica e di fatto neutralizzandola. In effetti la partita non è stata qualitativamente memorabile e sicuramente non al livello della semifinale dello scorso US Open, sempre vinta ai danni di Brady. “Stasera sentivo che sarebbe stata più una battaglia mentale. Penso che fossimo entrambe nervose. Ovviamente non posso parlare per lei, ma io ero estremamente nervosa. Prima della partita mi sono detta: ‘Probabilmente non giocherai bene, quindi non metterti addosso la pressione di giocare in maniera perfetta, ma semplicemente vai in campo e combatti su ogni punto.’ Il risultato poi poteva essere di ogni tipo, ma almeno avrei vissuto con la consapevolezza di aver dato tutta me stessa.” Quattro Slam su quattro finali come prima di lei sono riusciti a fare solo Monica Seles e Roger Federer. “Direi che sono in buona compagnia. Spero di riuscire ad avere una carriera anche solo lontanamente paragonabile alla loro“, commenta con grande umiltà Naomi, a cui viene poi chiesto su quale altra superficie vorrebbe vincere prima uno Slam, dal momento che i suoi successi per ora sono arrivati tutti sul cemento. Tra terra e erba, Osaka sa già cosa scegliere e risponde con una battuta, che poi tanto battuta non è. “Spero sulla terra perché è quella che viene prima. Sento di dover ancora imparare a trovarmi a mio agio su quelle superfici. Questa è la cosa fondamentale per me perché non ho giocato da junior e quindi sono cresciuta senza giocare per niente sull’erba. Onestamente penso che potrei avere più fortuna sulla terra battuta, perché in passato non ho giocato affatto male. È solo qualcosa a cui devo abituarmi.” A ventitré anni, poter vantare già quattro trofei Major in bacheca è qualcosa di straordinario e c’è già chi tenta di pronosticare quanti saranno alla fine della carriera di Osaka. Mats Wilander, ormai voce storica di Eurosport oltre che ex numero uno del mondo e sette volte campione Slam, ha dichiarato che potrebbero tranquillamente essere dieci se dovesse mantenersi in salute. Naomi ancora una volta mantiene un basso profilo: “Cerco di andare avanti un passo alla volta. Per me adesso l’obiettivo è arrivare a cinque. Se dovessi vincere il quinto allora magari punterei a sette o otto. Cerco sempre di non allargare troppo il quadro. Ovviamente è un onore che abbia detto quella cosa, ma non voglio caricarmi di pressioni e aspettative. Cerco di controllare quello che posso controllare, ovvero lavorare sodo e crearmi delle opportunità.“ Basso profilo ovviamente non significa essere senza ambizioni. Questo è chiaro e lo dimostra il grande lavoro e l’impegno profuso da Osaka per poter essere sempre nella condizione giusta per vincere il più possibile. Il suo grande traguardo a lungo termine però non ha a che fare con il numero di Slam o il numero uno o un torneo in particolare, ma è qualcosa di più particolare. “Il mio obiettivo principale è, anche se magari suonerà strano, quello di giocare abbastanza a lungo da affrontare una ragazza che ha detto che io una volta ero la sua giocatrice preferita o qualcosa del genere.” Molto dipenderà dalla sua longevità agonistica e dall’integrità fisica, ma ci sono pochi dubbi invece sul fatto che qualche piccola giocatrice o piccolo giocatore possa eleggerla a modello. L’influenza di Osaka è già adesso molto grande e, soprattutto, si estende ben al di fuori del campo da tennis. Nel corso del 2020, ha iniziato ad essere una figura extrasportiva con il suo supporto al movimento Black Lives Matter, cosa che l’ha improvvisamente proiettata sotto i riflettori della stampa. “Quando tutto è successo a New York, mi sono davvero spaventata perché sentivo di essere sotto questa luce che non riguardava il mio essere un’atleta e sotto la quale che non mi ero mai trovata prima. Le persone hanno iniziato a chiedermi cosa pensassi riguardo a moltissimi argomenti di cui non sapevo assolutamente niente. Mi piace parlare solo quando sono ben informata sull’argomento o almeno conosco una minuscola parte di ciò di cui sto per iniziare a parlare.” Stavolta però, a differenza dello US Open 2020, il suo titolo non è accompagnato da nessun messaggio particolare, nessun significato più profondo. “Sono arrivata in questo torneo concentrandomi esclusivamente sul tennis.” Dal suo primo grande successo nella ormai celeberrima finale dello US Open 2018 contro Serena Williams a oggi, Naomi è cresciuta e ha imparato tanto, sul tennis e su se stessa. “Ho imparato che, sia in campo che fuori, va bene non essere sicuri di se stessi. Per quanto mi riguarda sento di essermi sempre costretta a essere “forte” o cose così. Penso che, se non ti senti bene, va bene non sentirsi bene. Ma devi guardare dentro di te e cercare di capire perché. È quello che ho fatto durante la quarantena prima degli US Open l’anno scorso ed è quello che ho fatto anche qui quando ero in quarantena.” In tutti questi anni molte persone non le hanno fatto mancare sostegno e incoraggiamento. In primis il suo team, ovvero la sua seconda famiglia, come Osaka spesso ama dire, ma anche la sua famiglia vera e propria. In particolare, sua madre è sempre pronta a strapparle un sorriso e anche a dispensare consigli “tecnici”. “Mia mamma è buffa. Ogni volta che gioco un match mi dice di mettere semplicemente più palle in campo. Per lei la soluzione per vincere è mettere la palla in campo. Non le interessano cose come il ritmo o altro.” Sarebbe dunque soddisfatta della partita di oggi? “Penso che sia genuinamente contenta che io abbia vinto. È difficile accontentarla“, commenta ridendo Naomi. Con quella odierna, le vittorie consecutive di Osaka diventano ventuno. L’ultima risale ormai a un anno fa in Fed Cup, ma Naomi non è certo convinta di essere imbattibile, né ha tantomeno dimenticato il sapore amaro della sconfitta. Anzi, probabilmente è proprio quel ricordo, lontano eppure non sbiadito, a spronarla. “Non mi aspetto di vincere tutte le partite quest’anno. Sicuramente dovrebbero darmi una medaglia se le vincessi tutte, ma non credo sia possibile. Tutti i tennisti vivono di alti e bassi, spero solo che i miei alti e bassi siano meno drastici quest’anno. Ricordo molto bene cosa si prova a perdere un match. Ricordo quando mi è successo qui e cosa mi passava per la testa in quel momento. In realtà mi rende triste ancora oggi, quindi è un ricordo piuttosto persistente.” ...

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