You are here

Perché Berrettini può vincere Wimbledon

Matteo Berrettini non è solo il migliore italiano di sempre sull’erba. Dopo la conferma al Queen’s, i suoi numeri lo accostano alle stelle di prima grandezza di questa superficie. Talmente in alto che nemmeno Wimbledon appare irraggiungibile Fotografato nel 2019 all’inizio del torneo di Stoccarda, accanto al tedesco Philipp Kohlschreiber (compagno di allenamenti sull’erba tedesca), Matteo Berrettini aveva l’aria sconsolata di chi si appresta a vivere un’esperienza contro voglia e con ben poche aspettative. Del resto, fin lì, sui prati non era andata benissimo: nel 2018, il romano – cresciuto sulla terra, meglio ricordarlo – aveva ceduto all’esordio in main draw nel torneo di Halle, contro Andreas Seppi, peraltro dopo essere entrato solo come lucky loser. A Eastbourne, una settimana più tardi, era stato David Ferrer a fermarlo al primo turno. Mentre a Wimbledon, dopo un bel successo in rimonta contro Jack Sock, Gilles Simon ne aveva frenato ambizioni ed entusiasmo. Era però un Berrettini acerbo, quello. Il Berrettini con molte domande e poche certezze, che si stava affacciando al mondo delle stelle senza la minima convinzione di poterne davvero, un giorno, fare parte. Il primo segnale di armistizio, fra l’erba e Berrettini, passa dall’India, dalla sfida di Davis tra l’Italia e i padroni di casa giocata a Calcutta nel febbraio 2019: Matteo batte Gunneswaran e forse prende coraggio, al di là del valore non eccezionale del suo avversario. Dove cambia tutto, però, è proprio in quel torneo di Stoccarda cominciato con una faccia così così. In una settimana batte Nick Kyrgios, Karen Khachanov, Denis Kudla, Jan-Lennard Struff e Felix Auger-Aliassime, tutti in due set. Non è un successo come gli altri, anche per il valore degli avversari battuti. È come stappare una bottiglia di champagne, di quello buono: da lì in avanti, Matteo sull’erba perderà poco, pochissimo. AL QUEEN’S UN BIS PER LA STORIA Il trionfo bis al Queen’s di Londra ha trascinato di peso il Berrettini nazionale in una nuova dimensione. Non solo se guardiamo al giardino del tennis italiano, ma pure se buttiamo lo sguardo oltre confine. Intanto, Matteo ha vinto quattro tornei Atp su erba e – aggiungendo pure la finale di Wimbledon – è già il migliore azzurro di sempre sulla superficie dei gesti bianchi. Dal 2019 a oggi, ha perso solo tre partite sui prati: contro David Goffin a Halle, contro Roger Federer a Wimbledon negli ottavi dell’edizione di quell’anno e contro Novak Djokovic nell’ultimo atto ai Championships, dodici mesi fa. Un cammino che si fa ancora più straordinario se pensiamo al fatto che Matteo era rimasto inattivo quasi tre mesi, prima di vincere nove partite di fila tra Stoccarda e Londra, sponda Queen’s. Torneo, quest’ultimo, dove è imbattuto, avendo un record di 10 successi su 10 incontri. IMPRESA DA NUMERO 1 La doppietta londinese in due edizioni consecutive non era riuscita a molti, in passato. In tempi recenti parliamo di Sir Andy Murray (2015 e 2016), di Andy Roddick (tre titoli fra 2003 e 2005), di Lleyton Hewitt (ugualmente tre trionfi fra 2000 e 2002). Mentre, più indietro nel tempo, emergono i nomi di Ivan Lendl, Boris Becker, Jimmy Connors e John McEnroe. Un paio di cose, tutti questi giocatori, hanno in comune: essere arrivati prima o dopo a toccare il numero 1 della classifica mondiale e aver vinto almeno un torneo del Grande Slam. Anche per questo, Matteo Berrettini deve essere particolarmente orgoglioso di quello che sta combinando in questo periodo così meravigliosamente inatteso. “Non riesco bene a realizzare quello che ho fatto – ha spiegato il romano ai microfoni dopo la sua affermazione al Queen’s, dove ha battuto in finale Filip Krajinovic – perché tornare da un’operazione, vincere due tornei di fila e difendere il titolo di uno degli eventi più prestigiosi del mondo è qualcosa che non avrei mai pensato di poter fare. Quando sono rientrato a Stoccarda non avevo delle buone sensazioni, avevo detto a tutti che sarebbe stata dura, anche solo vincere un match. Invece siamo qui, e per questo devo dire grazie al mio staff e alla mia famiglia”. A proposito di famiglia, nelle foto del trionfo londinese c’è anche papà Luca, che lo ha raggiunto proprio per il match decisivo. “Male che vada – pare gli abbia scritto Matteo per convincerlo ad affrontare il viaggio – sarà una bella emozione”. TRA I 5 ERBIVORI MIGLIORI (PER PERCENTUALE DI VITTORIE) Qualche numero, per capire come mai questa doppietta tra Stoccarda e Londra vada annoverata nell’elenco delle imprese. Matteo ha vinto 20 degli ultimi 21 match giocati su erba (l’eccezione è la finale di Wimbledon 2021), e complessivamente sui prati ha conquistato 33 delle 39 partite a cui ha preso parte in singolare. In virtù di queste cifre, considerando l’Era Open, Berrettini è tra i cinque giocatori più forti di sempre per percentuale di successi in incontri su erba. Gli altri che restano davanti? Sono Roger Federer, John McEnroe, Novak Djokovic, Rod Laver. E se si può ben dire che i match giocati dal romano sul verde siano ancora relativamente pochi rispetto alle stelle a cui viene accostato in questi giorni, nessuno mette più in discussione che l’allievo di Vincenzo Santopadre possa puntare ancora più in alto. OBIETTIVO WIMBLEDON Visti i traguardi conquistati sin qui, ciò che rimane da raggiungere è, in fondo, un solo obiettivo: vincere Wimbledon. Lo scorso anno, Matteo ci andò molto vicino, ma un Novak Djokovic particolarmente centrato e una prestazione non abbastanza continua dell’azzurro confezionarono il successo del serbo in quattro set. Stavolta, invece, il quadro alla vigilia dei Championships si presenta estremamente diverso. Prima di parlare dei giocatori, c’è da mettere in risalto che nel 2022, nel Tempio, si tornerà a giocare per la gloria (oltre che per i soldi, visto il montepremi record), considerato che di punti Atp non ne saranno assegnati. La decisione che tanto ha fatto discutere è ormai irreversibile perché le parti, ossia Wimbledon (che non ha ammesso i giocatori russi e bielorussi) e la stessa Atp sono rimaste molto distanti. Ma se da un lato la situazione è anomala e senza precedenti, dall’altro lato il fascino del torneo rimane quello di sempre. GLI AVVERSARI: NOVAK DJOKOVIC E…? Sul fronte avversari, la questione è complessa. Il più ostico sarà probabilmente, ancora una volta, Novak Djokovic, che come sempre sull’erba non prevede tornei di preparazione, ma che poi una volta ai Championships sa come far valere la propria posizione in classifica. Daniil Medvedev, attuale numero 1, come tutti i russi non ci sarà, e non sarà presente nemmeno il numero 2 Sascha Zverev, alle prese col recupero del grave infortunio occorsogli a Parigi. Considerato che Rafael Nadal è un’incognita, che Casper Ruud, Stefanos Tsitsipas e Carlos Alcaraz sull’erba devono ancora dimostrare tutto, per trovare altri rivali importanti bisogna arrivare al canadese Felix Auger-Aliassime e al polacco Hubert Hurkacz, vincitore ad Halle. Entrambi, peraltro, già battuti da Matteo sui prati. Certo, non si può escludere che il pericolo arrivi da più lontano, come pure non si può escludere che Berrettini, giocando al meglio dei cinque set, faccia un po’ più fatica rispetto a quanto ha mostrato sulla corta distanza. Ma sognare Wimbledon, davvero, stavolta si può. E già questa è una conquista da ricordare. L'articolo Perché Berrettini può vincere Wimbledon proviene da WeAreTennis. ...

Related posts

Leave a Comment

shares

By continuing to use the site, you agree to the use of cookies. more information

Questo sito utilizza i cookie per fornire la migliore esperienza di navigazione possibile. Continuando a utilizzare questo sito senza modificare le impostazioni dei cookie o cliccando su "Accetta" permetti il loro utilizzo.

Chiudi