You are here

Schiavone incubo finito. “Ho sconfitto il cancro, adesso torno a sognare. E magari alleno la Halep” (Crivelli). Schiavone: “La mia vittoria” (Semeraro)

Schiavone incubo finito. “Ho sconfitto il cancro, adesso torno a sognare. E magari alleno la Halep (Riccardo Crivelli, La Gazzetta dello Sport) Meno di un minuto per ritrovare la vita. In quei 55 secondi dati in pasto al mondo su Instagram, Francesca Schiavone condensa le emozioni di mille e mille partite, di mille e mille vittorie. Offrendole a chi l’ha amata, seguita, tifata, osannata con il corredo di un sorriso che racconta la gioia del successo più importante di tutti, contro un rivale tremendo. La trionfatrice del Roland Garros 2010, uno dei momenti più alti nella storia dell’intero sport italiano, ci aveva assestato un pugno nello stomaco a Trento, presentandosi dolente e smagrita nel collegamento video con il Festival dello Sport. Nuovi progetti. Ora, a due mesi di distanza, la paura viene esorcizzata da una story di 55 secondi, appunto, in cui Francesca annuncia che la leonessa ha vinto anche questa terribile sfida: «Vi racconto cos’è successo negli ultimi sette mesi della mia vita. Mi hanno diagnosticato un tumore maligno, è stata la battaglia in assoluto più dura che abbia mai affrontato e la notizia più bella è che lo l’ho vinta. Quando me l’hanno detto, qualche giorno fa, sono esplosa di felicità, la stessa felicità che vivo ora e che si può tagliare con il coltello. Ora sono pronta a ripartire con i nuovi progetti, quelli che avevo e che non potevo più fare. Ci rivedremo presto». Game, set, match: Schiavone batte malattia due set a zero. Nella voce tornata euforica, nel gaudio delle sue parole, si sublima l’enorme contentezza di un duello all’apparenza senza scampo, affrontato con il coraggio e la voglia di superare ogni ostacolo come in una finale che non si poteva perdere, anche se i ricordi bruciano ancora: «Nonostante tu sia un’atleta, tu sia abituata alla competizione, una notizia del genere ti taglia le gambe. Ma non voglio voltarmi indietro, voglio guardare al futuro, a quello che posso ricominciare a costruire». Prima di tutto, il pieno recupero fisico: «La priorità è recuperare la piena efficienza fisica, tornare in forze, ritrovare completamente la salute. Non sapete com’è meraviglioso adesso alzarsi al mattino, ascoltare il proprio respiro e sussurrare “si, sto bene”». Prima di affrontare la malattia Francesca, ritiratasi nel 2018, gestiva in prima persona la sua accademia di tennis per bambini e aveva intrapreso ii percorso di allenatrice seguendo la Wozniacki. Si ripartirà da lì, ma un vulcano come la Schiavone, ora che la quotidianità è tornata a sorriderle, esplorerà orizzonti a 360°: «Ovviamente ritroverò i campi da gioco e riavvolgerò il filo di tutto quello che avevo lasciato, ma mi dedicherò anche all’organizzazione di eventi sportivi non solo relativi al tennis. Uno spazio importante sarà riservato ad attività legate a ciò che mi è appena successo, e poi ci saranno due grandi sorprese tennistiche che mi sono appena state comunicate e che vi svelerò nei prossimi giorni». Un entusiasmo che apre il cuore, il suo e i nostri, pronto a riversarsi nella ripartenza di una nuova fase dopo il buio e lo spavento. Così, Francesca non pone limiti ai desideri: «Se dovessi tornare ad allenare, mi piacerebbe stare all’angolo di un giocatore o di una giocatrice italiani, per tenere alti i nostri colori e per condividere un’esperienza comune. Se invece la proposta arrivasse dall’estero, sarei onorata di allenare la Halep, perché è una ragazza seria, di talento e con le potenzialità per tornare numero uno del mondo e rimanerci a lungo». Bravi ragazzi Quali saranno le strade battute dalla Schiavone risanata, Milano tornerà in ogni caso il centro del suo mondo, come quando da ragazzina spiccò il volo da un campo spelacchiato del quartiere Gallaratese per andarsi a prendere gli onori che spettano a una fuoriclasse. Addio dunque a Miami, dove si trasferì dopo il ritiro agonistico: «Non appena mi è arrivata la diagnosi, sono tornata a Milano, dai miei genitori. Se non ci fossero stati loro, forse non avrei avuto la forza di affrontare a testa alta la malattia». Nei sette mesi di calvario, Francesca ha fatto la spola tra casa e l’ospedale di Tor Vergata e adesso, garantisce, «resterò milanese per un bel po’». E quando il destino ti affronta a muso duro, chiedendoti una resistenza sovrumana alle intemperie della vita, comprendi davvero quali siano le persone che hai portato e continuerai a portare nell’anima e quelle di cui invece potrai fare a meno: «È assolutamente così — conferma la vincitrice di tre Fed Cup e quindi, accanto a papà e mamma, credo sia giusto che io rivolga un pensiero riconoscente e di grande affetto alla dottoressa Cantonetti e alla sua equipe per l’enorme abnegazione e professionalità, nonché a una donna che è sempre rimasta nell’ombra ma mi ha dato una forza incredibile, Virginia Formica (figlia di Luigi, storico medico di Francesca, ndr), che per me ormai è quasi una sorella». Durante la degenza e i pesanti cicli di chemio, la campionessa ha provato a evadere dai pensieri negativi aggrappandosi ai programmi tv: «Ormai sono una grande esperta di serie e telefilm – sorride — però non ci crederete ma un ringraziamento speciale devo riservarlo ai tennisti uomini italiani». La ragione è presto svelata: «Ho avuto tempo di seguirli con più attenzione e guardarli giocare mi ha davvero divertito. Fognini, Berrettini, Sonego e nelle ultime settimane Sinner sono stati semplicemente fantastici, ovviamente con Fabio c’è un feeling più approfondito, ma degli altri conosco l’ambiente da cui arrivano e la bravura dei loro allenatori: la cosa bella è che tutti loro si meritano di stare dove sono arrivati. E mi hanno colpito non solo per la qualità del gioco, ma anche per gli enormi margini di crescita che ancora si portano dietro e che possono portarli a livelli addirittura più alti». Intanto, nell’attesa che l’orma immortale di un’altra Schiavone torni a calcare un campo da tennis, le sovviene un altro appuntamento: «Mio Dio, devo comprare il regalo per la figlia della Pennetta che sta per nascere, figurati se non si aspetta un pensiero da zia Francesca». Bentornata, Leonessa. Schiavone: “La mia vittoria” (Stefano Semeraro, Il Corriere dello Sport) Stavolta è stata tosta. Perché al posto dei set ci sono stati tre cicli di chemioterapia e l’avversario era feroce, un linfoma di Hodgkin scoperto mentre si trovava a Montecarlo per tifare Fabio Fognini, il suo `fratello minore’, il marito della sua amica e rivale di sempre Flavia Pennetta. Ma Francesca Schiavone, numero 4 del mondo del tennis nel 2011, non è solo una delle più grandi campionesse della storia dello sport italiano. E’ soprattutto una che non molla mai. «Vi racconto cosa è successo negli ultimi sette mesi della mia vita», ha spiegato con un video postato ieri su Instagram la campionessa del Roland Garros 2010, prima italiana di sempre ad alzare un trofeo dello Slam, che dopo il ritiro dello scorso anno si era eclissata anche dai social «Mi è stato diagnosticato un tumore maligno. E’ stata la lotta più dura che ho affrontato, in assoluto. La cosa più bella è che sono riuscita a vincere questa battaglia. E quando me l’hanno detto qualche giorno fa sono esplosa dalla felicità. Ancora adesso vivo di felicità, la posso tagliare con il coltello. Sono già pronta sia qui (toccandosi il cuore, ndr) che qui (toccando la testa, ndr) ad affrontare i nuovi progetti che già avevo, ma che non potevo affrontare. Quindi ci rivedremo presto. Sono felice di quello che sono adesso». SILENZIO. La sua malattia è stato il segreto meglio conservato del 2019, in tanti nell’ambiente sapevano, nessuno ha detto niente. Per amore, per rispetto. Perché Francesca, che pure già in un collegamento video con Flavia Permetta al Festival dello Sport di Trento due mesi fa era apparsa come ieri – smagrita, il capello quasi a zero, il volto segnato – voleva aspettare il fine del match prima di alzare le braccia al cielo. Il via libera è arrivato una settimana fa, e ieri le è piovuto addosso tutto l’affetto del mondo. «Sei la numero 1, fighter; te quiero hermana major!», ha commentato su Instagram Fabio Fognini, mischiando lingue ed emozioni. »Ora goditi a full sti progetti, e si te stessa sempre!». Suggerimento genuino, di cuore, ma in fondo superfluo. Francesca se stessa lo è stata sempre, in campo come nella malattia, una che la vita se la vuole gustare tutta, e soprattutto a modo suo. Nei lunghi mesi di cure a Roma le è stato molto vicino anche Corrado Barazzutti, il suo ex capitano di Fed Cup, coach, e oggi amico carissuno. «A Francesca sono molto, molto affezionato – dice Corrado – Questo match è stato più duro di una finale del Roland Garros, ma lei è una grandissima lottatrice e ha vinto anche questa battaglia. A Francesca mi unisce una grandissima passione per il tennis, abbiamo continuato a parlarne insieme anche in questo periodo. Ha tantissimi progetti, e al nostro tennis può essere utile sotto tutti i punti di vista». Già alla fine della sua lunghissima carriera iniziata nel 1998 la Schiavone aveva in tasca un futuro da allenatrice, a contatto con i più giovani, per trasmettere la sua enorme esperienza. Si era trasferita a Miami, aveva collaborato anche con il Comune di Milano, come al solito le sue giornate erano un vortice di idee e progetti. La malattia è riuscita a tenerla sette mesi a fondocampo, ma alla fine si è dovuta arrendere. Da oggi si ricomincia, la Leonessa è tornata e il nostro tennis farà bene a tenersela stretta. ...

Related posts

Leave a Comment

shares

By continuing to use the site, you agree to the use of cookies. more information

Questo sito utilizza i cookie per fornire la migliore esperienza di navigazione possibile. Continuando a utilizzare questo sito senza modificare le impostazioni dei cookie o cliccando su "Accetta" permetti il loro utilizzo.

Chiudi