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SINNER, CHE NUMERI!

In uno sport fatto di emozioni forti e in continua evoluzione, nel quale sono la testa e la fiducia a recitare un ruolo di primo piano, entrare nel terreno dei numeri è un tentativo da fare con estrema cautela. Con Jannik Sinner, però, in questo campo minato bisogna entrarci per forza, perché è lui stesso a trascinare il lettore dentro un mondo fatato composto da record e attese, da sogni in forma di cifre. Partiamo: Jannik, a 18 anni e due mesi, sarà lunedì prossimo il più giovane italiano di sempre a entrare nei top 100 Atp, davanti a Diego Nargiso (che ci riuscì nel 1988) e a Claudio Pistolesi (1987). In questo particolare ranking, sarà anche tra i migliori dieci al mondo nati successivamente al 1980: a pochi giorni di distanza da Federer e Djokovic, qualche settimana più tardi di Coric e Hewitt, un anno e mezzo dopo Rafa Nadal. Già da qui, senza aggiungere altro, si capisce di essere di fronte a un fenomeno. Ma qualcosa va aggiunto eccome. L’EVOLUZIONE DEL TENNIS Perché il tennis di oggi non è quello del 1980, non è quello del 1990 e nemmeno quello di inizio Millennio. Oggi l’età media complessiva dei top players si è spostata parecchio in avanti, non soltanto per la presenza di alcune leggende in grado di superare le regole non scritte dello sport e della resistenza ad alto livello, ma anche (o soprattutto) perché nel frattempo i metodi di preparazione si sono evoluti al punto tale che i trentenni di quest’epoca sono i 25enni di 15 anni fa. Non sono sensazioni, bensì dati reali. Pensare che Bjorn Borg si ritirò la prima volta a 26 anni, che Pete Sampras sembrò un miracolato nel suo trionfo a New York appena compiuti i 31, lascia l’impressione di fare un salto nel tempo di secoli, mentre parliamo solo di qualche lustro fa. Adesso chi ha 26 anni è considerato (giustamente) giovane, chi ne ha 31 è per definizione ‘nel pieno della maturità’. Ma allora, tornando a Sinner, come lo possiamo inquadrare? OBIETTIVI: NUMERO 1 E SLAM Ce lo spiega lui stesso, in un’intervista che è già un cult, da vedere e rivedere magari fra qualche stagione. “Non posso dire – spiega Jannik con la naturalezza dei suoi 18 anni – che voglio vincere 20 Slam, perché se poi non succede finisce che mi metto pressione da solo e non è proprio il caso. Ma l’idea di provare a diventare numero 1 sì, quella c’è. Anche se adesso i numeri contano poco, bisogna continuare a lavorare sui dettagli tecnici e capire come si vincono le partite contro quelli forti”. Ecco, perché sì, uno come Sinner si potrebbe pure spiegare solo coi numeri, ma si spiega meglio se a fianco ci mettiamo pure la sua faccia e le sue parole, piene di quella saggezza che teoricamente c’entra poco con quel fisico tutto da costruire e quell’aria sbarazzina da adolescente curioso e tenace. RISCHI E CERTEZZE I numeri aiutano soltanto a inquadrare il perimetro in cui ci stiamo muovendo, ma per fare un esame più profondo bisogna anche considerare quello che i numeri non dicono, ossia i rischi legati a un eccesso di aspettative o di sicurezze. Restando tra gli italiani, Diego Nargiso, che è secondo in quella speciale classifica dei più giovani top 100, potrebbe scrivere un trattato su come non va gestita una carriera. Ma persino tra quegli otto fenomeni che precedono Sinner in un ipotetico ranking mondiale, c’è un Richard Gasquet che agli occhi dei francesi era già un sicuro numero 1 a 10 anni, e che poi dopo l’adolescenza si è scontrato con problemi troppo più grandi delle sue spalle. A far pensare che in questo caso si sia di fronte a un’altra storia non c’è soltanto la calma olimpica del rosso della Val Pusteria, ma pure il fatto che abbia trovato fin da subito un team di valore su cui fare affidamento. Scoperto da Massimo Sartori, cresciuto con Riccardo Piatti e affidato alle cure di Andrea Volpini, Jannik può fidarsi ciecamente di uno staff che ha esperienza da vendere e soprattutto sa badare al sodo, nella crescita umana e sportiva. Quei numeri che noi oggi guardiamo con avida curiosità, a Bordighera interessano poco: è questa la migliore garanzia di un bell’avvenire. L'articolo SINNER, CHE NUMERI! proviene da WeAreTennis. ...

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SINNER, CHE NUMERI!

In uno sport fatto di emozioni forti e in continua evoluzione, nel quale sono la testa e la fiducia a recitare un ruolo di primo piano, entrare nel terreno dei numeri è un tentativo da fare con estrema cautela. Con Jannik Sinner, però, in questo campo minato bisogna entrarci per forza, perché è lui stesso a trascinare il lettore dentro un mondo fatato composto da record e attese, da sogni in forma di cifre. Partiamo: Jannik, a 18 anni e due mesi, sarà lunedì prossimo il più giovane italiano di sempre a entrare nei top 100 Atp, davanti a Diego Nargiso (che ci riuscì nel 1988) e a Claudio Pistolesi (1987). In questo particolare ranking, sarà anche tra i migliori dieci al mondo nati successivamente al 1980: a pochi giorni di distanza da Federer e Djokovic, qualche settimana più tardi di Coric e Hewitt, un anno e mezzo dopo Rafa Nadal. Già da qui, senza aggiungere altro, si capisce di essere di fronte a un fenomeno. Ma qualcosa va aggiunto eccome. L’EVOLUZIONE DEL TENNIS Perché il tennis di oggi non è quello del 1980, non è quello del 1990 e nemmeno quello di inizio Millennio. Oggi l’età media complessiva dei top players si è spostata parecchio in avanti, non soltanto per la presenza di alcune leggende in grado di superare le regole non scritte dello sport e della resistenza ad alto livello, ma anche (o soprattutto) perché nel frattempo i metodi di preparazione si sono evoluti al punto tale che i trentenni di quest’epoca sono i 25enni di 15 anni fa. Non sono sensazioni, bensì dati reali. Pensare che Bjorn Borg si ritirò la prima volta a 26 anni, che Pete Sampras sembrò un miracolato nel suo trionfo a New York appena compiuti i 31, lascia l’impressione di fare un salto nel tempo di secoli, mentre parliamo solo di qualche lustro fa. Adesso chi ha 26 anni è considerato (giustamente) giovane, chi ne ha 31 è per definizione ‘nel pieno della maturità’. Ma allora, tornando a Sinner, come lo possiamo inquadrare? OBIETTIVI: NUMERO 1 E SLAM Ce lo spiega lui stesso, in un’intervista che è già un cult, da vedere e rivedere magari fra qualche stagione. “Non posso dire – spiega Jannik con la naturalezza dei suoi 18 anni – che voglio vincere 20 Slam, perché se poi non succede finisce che mi metto pressione da solo e non è proprio il caso. Ma l’idea di provare a diventare numero 1 sì, quella c’è. Anche se adesso i numeri contano poco, bisogna continuare a lavorare sui dettagli tecnici e capire come si vincono le partite contro quelli forti”. Ecco, perché sì, uno come Sinner si potrebbe pure spiegare solo coi numeri, ma si spiega meglio se a fianco ci mettiamo pure la sua faccia e le sue parole, piene di quella saggezza che teoricamente c’entra poco con quel fisico tutto da costruire e quell’aria sbarazzina da adolescente curioso e tenace. RISCHI E CERTEZZE I numeri aiutano soltanto a inquadrare il perimetro in cui ci stiamo muovendo, ma per fare un esame più profondo bisogna anche considerare quello che i numeri non dicono, ossia i rischi legati a un eccesso di aspettative o di sicurezze. Restando tra gli italiani, Diego Nargiso, che è secondo in quella speciale classifica dei più giovani top 100, potrebbe scrivere un trattato su come non va gestita una carriera. Ma persino tra quegli otto fenomeni che precedono Sinner in un ipotetico ranking mondiale, c’è un Richard Gasquet che agli occhi dei francesi era già un sicuro numero 1 a 10 anni, e che poi dopo l’adolescenza si è scontrato con problemi troppo più grandi delle sue spalle. A far pensare che in questo caso si sia di fronte a un’altra storia non c’è soltanto la calma olimpica del rosso della Val Pusteria, ma pure il fatto che abbia trovato fin da subito un team di valore su cui fare affidamento. Scoperto da Massimo Sartori, cresciuto con Riccardo Piatti e affidato alle cure di Andrea Volpini, Jannik può fidarsi ciecamente di uno staff che ha esperienza da vendere e soprattutto sa badare al sodo, nella crescita umana e sportiva. Quei numeri che noi oggi guardiamo con avida curiosità, a Bordighera interessano poco: è questa la migliore garanzia di un bell’avvenire. L'articolo SINNER, CHE NUMERI! proviene da WeAreTennis. ...

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