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Sinner & Co. Umago mai così italiana

Jannik Sinner batte per la seconda volta consecutiva Carlos Alcaraz. Giulio Zeppieri e Franco Agamenone centrano la semifinale partendo dalle qualificazioni. Simone Bolelli e Fabio Fognini vincono il doppio. Umago, per l’Italia, non è mai stata così bella  A Umag, o – italianizzata – Umago, quasi tutti parlano italiano. Siamo a pochi chilometri da Trieste, anche se per arrivarci bisogna attraversare due confini, quello italo-sloveno e quello tra Slovenia e Croazia. Umag è una città che vive di tennis tutto l’anno, avendo una quantità di campi straordinaria, in rapporto alla popolazione (ma pure in rapporto ai turisti): non è raro trovare strutture con 20 campi, ma anche terreni di gioco isolati sparsi qua e là. Il clou, tuttavia, arriva nel mese di luglio, quando va in scena l’Atp 250 nato nel 1990, e passato indenne, proprio nei suoi primi anni di vita, anche dalla tragedia della guerra nella ex Jugoslavia. Da quest’anno Umag è un ancor più italiana, proprio grazie al tennis. Nel singolare, il terzo sigillo tricolore nel torneo Atp (dopo quelli di Fabio Fognini e di Marco Cecchinato) lo ha messo Jannik Sinner, dominando Carlos Alcaraz. Ma in semifinale ci sono arrivati pure altri due azzurri, Giulio Zeppieri e Franco Agamenone, e in doppio hanno trionfato Fabio Fognini e Simone Bolelli, capaci di sollevare il trofeo salvando otto match-point, di cui sei consecutivi. Meglio di così francamente era impossibile immaginare. Anche perché, in prospettiva, quella tra Sinner e Alcaraz è stata probabilmente una delle finali migliori – se non la migliore in assoluto – nei 32 anni di storia della manifestazione. ALCARAZ E L’INCUBO ITALIANI È la quarta volta quest’anno che il campione iberico – oggi numero 4 del mondo – viene battuto da un italiano. Ci era riuscito Matteo Berrettini in Australia, e già pareva un mezzo miracolo. Poi sono riusciti ad avere la meglio sull’iberico anche Jannik Sinner a Wimbledon, Lorenzo Musetti ad Amburgo, ancora Sinner a Umag. Vittorie che pesano tanto, in particolare le ultime giunte sulla terra battuta, superficie che per Carlos dovrebbe rappresentare un vantaggio. Vittorie pesanti anche perché giunte in lotta, con gli azzurri capaci di emergere nei momenti chiave, mostrando quelle caratteristiche che prima dell’arrivo di questa nuova generazione sembravano prerogativa degli altri, degli stranieri. In tutto questo, mettiamoci pure un Giulio Zeppieri rinato e pronto per un grande salto. Il mancino di Latina, 20 anni, ha attraversato un periodo difficile ma adesso – sotto la guida del coach Giuseppe Fischetti – pare aver ritrovato la piena fiducia in se stesso e nei suoi eccellenti mezzi tecnici. Non è un caso che Giulio stesse giocando alla pari in semifinale contro Alcaraz, prima di essere bloccato dai crampi sul 3-3 del terzo set. Un peccato, perché in quel momento l’inerzia del confronto era tutta dalla sua parte. AGAMENONE, CHE SORPRESA! A Umago abbiamo vissuto anche la favola di Franco Agamenone, 29enne nato a Rio Cuarto, Argentina, e trasferitosi a Lecce dove vive e si allena. Franco oggi gioca per l’Italia ed è un esempio per tutti. Umile, gran lavoratore, sta assaggiando per la prima volta il tennis dei big e non si trova affatto spaesato, grazie alla sua innata capacità di lottare. Al contrario, Agamenone ha una dote importante e rara: sa adeguarsi al livello del suo avversario nel corso della stessa partita. In questo senso, è stata clamorosa la partita contro Sebastian Baez, che lo ha sovrastato nel primo set, salvo poi essere battuto al terzo. Sia lui, sia Zeppieri, sono ormai a un passo dai top 100 Atp. Insomma, l’Italia esce della settimana dell’Open di Croazia con altre indicazioni positive, che ormai peraltro arrivano a ciclo continuo. Se qualcuno soffre un periodo di calo, arrivano altri giocatori a farsi notare. E i nove italiani nei primi 21 della Race to Milan – quindi parliamo di Next Gen – sono la conferma di un movimento che non accenna ad avere pause. Tanto a livello Atp, quanto più in basso, sponda Challenger e Itf. FOGNINI E BOLELLI VERSO LE FINALS Un movimento che riceve riconoscimenti anche al di là dei trofei. A Umag, il direttore del torneo Tomislav Poljak, ha spiegato che a suo modo di vedere uno come Sinner non ha alcun limite. “Può vincere tutto – ha detto – ed è un degno erede dei Big 3. Insieme ad Alcaraz, Musetti e agli altri giovani che stanno emergendo, garantirà al tennis tanti anni di popolarità. Perché, oltre a essere un campione, è anche un ragazzo intelligente e che si fa amare dal pubblico”. Rincara la dose Carlos Berlocq, coach argentino che in carriera è stato numero 37 Atp: “Jannik è l’unico nel circuito che mi ricorda per certi versi Juan Martin Del Potro. Tira più forte di tutti, è completo e in più si muove molto bene. In Italia il movimento sta crescendo in modo impressionante, questi ragazzi sono un esempio”. Poi ci sono i ‘vecchietti’, Fabio Fognini e Simone Bolelli, che passo dopo passo stanno rincorrendo il sogno di giocare le Nitto ATP Finals in doppio. Il successo di Umag li ha rimessi pienamente in corsa, il percorso non è semplice ma Fabio e Simone hanno tutto – esperienza compresa – per riuscire a compiere l’impresa e portare altre bandiere italiane nell’evento dei maestri. Dove ci auguriamo di avere anche un singolarista. Matteo Berrettini e Jannik Sinner in questo caso sono un po’ in ritardo, ma in fondo la stagione americana è in arrivo, e loro potrebbero continuare a essere protagonisti. L'articolo Sinner & Co. Umago mai così italiana proviene da WeAreTennis. ...

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