You are here

Stagione conclusa. I tormenti di Nadal (Marianantoni), il tennis dei giovani per svecchiare il gioco più antico (Piccardi), Sulle orme di Djan (Azzolini), Una vetrina luccicante con sguardo verso il futuro (Valenti), II profeta greco matura in fretta: «Nella mia testa c’è solo la vittoria» (Crivelli), Passare a under 20 per evitare i forfeit (Bertolucci)

Rassegna a cura di Daniele Flavi   Stagione conclusa. I tormenti di Nadal   Luca Marianantoni, la gazzetta dello sport del 6.11.2018   Oggi funziona così. Un semplice, essenziale comunicato sui social per annunciare quello che molti immaginavano già. Rafael Nadal domenica non sarà al via del Masters, l’ultimo torneo della stagione e da sempre la kermesse più vicina a un campionato del mondo: «Ciao a tutti. Vi scrivo per rendere noto che la mia stagione è finita», sono le parole dello spagnolo che continua raccontando il problema addominale accusato a poche ore dal debutto con Verdasco a Bercy e che lo perseguita ancora e dell’operazione subita proprio ieri in artroscopia alla caviglia destra per la rimozione di un frammento osseo: «Poiché il problema del muscolo addominale mi impedisce di giocare a Londra, approfittiamo del momento per rimuovere il corpo libero dal piede e evitare problemi futuri. È stato un anno complicato: molto positivo a livello di tennis, quando sono stato in grado di giocare; allo stesso tempo pessimo sul piano degli infortuni». MALEDIZIONE Un torneo, le Atp Finals, decisamente poco clemente con Rafa. Il maiorchino, dal 2005 in avanti, si è sempre qualificato, ma in pratica lo ha giocato soltanto 7 volte e per altre 7 è stato costretto al ritiro (6 volte prima di scendere in campo e una volta a torneo iniziato, l’anno scorso). Il fatto che si giochi sul sintetico indoor, una superficie che Nadal non ha mai gradito (un solo torneo vinto in carriera, nel 2005, battendo nella finale di Madrid il croato Ljubicic), e che giunga sempre al termine di stagioni massacranti, lo rendono l’unico grande torneo a non avere nell’albo d’oro il nome del maiorchino, che ci ha perso due finali (nel 2010 contro Federer e nel 2013 contro Djokovic). RE NOVAK L’assenza di Nadal permetterà a Djokovic di chiudere l’anno al primo posto del ranking mondiale, qualunque sia il risultato finale che uscirà dalla 02 Arena di Londra. Il serbo sarà numero uno per la quinta volta in carriera dopo il 2011, 2012, 2014 e 2015. Cinque volte re come Connors e Federer, una volta in meno di Pete Sampras, monarca assoluto per sei stagioni di fila dal 1993 al 1998. Nadal conserverà la seconda posizione a meno che Federer non vinca il Masters da imbattuto. A beneficiare del ritiro di Nadal sarà John Isner, al primo Masters in carriera   Il tennis dei giovani per svecchiare il gioco più antico   Gaia Piccardi, il corriere della sera del 6.11.2018   Ci sono un greco (Tsitsipas), due americani (Tiafoe e Fritz), un australiano (De Minaur), un russo (Rublev), uno spagnolo (Munar), un polacco (Hurkacz) e un italiano (Caruana,), ma non è una barzelletta. E la seconda edizione di Next Gen, al via oggi sul sintetico indoor del polo fieristico Milano-Rho. Vietato chiamarlo Master Under 21, meglio considerarlo un laboratorio per apprendisti stregoni: i migliori otto prospetti della classifica mondiale (Zverev, a 21 anni, rigioca il Master dei grandi; Shapovalov era atteso a Milano ma ha dato forfeit per stanchezza) al cospetto di una piazza (bene) abituata al grande tennis e di regole che l’Atp vorrebbe pian piano introdurre nel circuito in un afflato di svecchiamento del gioco più vecchio del mondo. Formato breve, con partite al meglio dei 5 set e tie break sul 3-3, punto secco sul 40-40, palla in gioco anche se tocca il nastro, libertà di movimento degli spettatori in tribuna a scambio in corso, musica stunz stunz al cambio di campo, shot clock a dettare i tempi del fast food tennis del futuro (riscaldamento brevissimo e 25 secondi tra un punto e l’altro, novità già introdotta tra i grandi per la scontentezza di Rafa Nadal…). Infine, totale assenza di giudici di linea (decide una rete di sensori) e divieto per i raccattapalle di maneggiare il sudatissimo asciugamano dei tennisti, va di moda il fai-da-te. Se ne sentiva l’esigenza? Mah, anche no. II tennis che ha stravolto pure la Coppa Davis, vecchia 118 anni, ha fretta di cambiare e, in fondo, l’occasione è ghiotta per vedere in azione il più giovane top-25 del ranking, il greco Stefanos Tsitsipas (n.15 a 20 anni), la nuova generazione made in Usa, il talentino australiano De Minaur, l’aspirante zar Rublev e la wild card italiana, uscita dalla giungla delle qualificazioni: Liam Caruana, 21 anni, romano trapiantato in Texas con la famiglia per inseguire il sogno degli Slam («Mi sento pronto per affrontare tutti»). Un giro a Next gen, insomma, va fatto. Fosse anche per dire non mi piace.   Sulle orme di Djan   Daniele Azzolini, tuttosport del 6.11.2018   Consiglio ai Next Gen: fate come lui, e un giorno vincerete un Mille. Lui è Karen, con la precisazione autografa che segue… «Non in tutti i Paesi Karen è un nome da donna». Ci prova, il gentile Khachanov che sul campo di Bercy ha appena ricordato a Djokovic quanto sia tormentata la vita di un numero uno, battendolo alla vigilia del riaggancio alla vetta. Sa bene, però, che Karen viene declinato ovunque al femminile, tranne forse nell’oblast moscovita, da dove viene, e a patto di avere un padre (gran giocatore di basket, dicono) che si chiami Abgar e nasconda lontane origini tatare, le tribù più bizzose del nord est mongola Le stesse origini di Marat Safin, che non a caso è al primo posto fra i grandi da imitare nell’Empireo khacianoviano (per il tennis, non per le Safinette: Karen a 22 anni è già sposato da due con Veronika Shldiaeva), preferito addirittura a Del Potro, i cui dettami da giocatore il nuovo numero 11 del mondo ha fatto propri: servizio, dritto, e chi sé visto s’è vista Comunque, meglio Djan, soprannome ufficiale. Lo chiamano così i suoi amici, Daniil Medvedev e Andrei Rublev. I tre, un anno fa, erano in Italia per la prima Next Gene l’esperienza milanese ha portato buono a due di loro: Djan si è imposto a Marsiglia, Mosca e Parigi, ora andrà a Londra da riserva visto che il Master si è allargato ai primi dieci dopo il ritiro certo di Rafa Nadal (ieri operato in artroscopia a Barcellona perla rimozione di un corpo osseo nella caviglia destra) e quasi certo di Del Potro (rotula rotta); Daniil ha vinto invece Sydney, Winston Salem e Tokyo. L’unico a fare un passo indietro è stato Andrey Rublev, che non c’entra con il personaggio che dà il titolo al film di Andrej Tarkovskij, ma in quanto a vita disagiata non si è fatto mancare nulla, fermato per 4 mesi sul più bello (era 37 del mondo) da un infortunio da stress alla schiena (e ora è 69). Andrey, di fatto, è di nuovo a Milano, unico russo presente stavolta, e riparte dalla Next Gen che l’anno scorso lo vide finalista battuto – a sorpresa – dal coreano Chung. Non più favorito come un anno fa, ma fra quelli che al Master degli Under hanno da chiedere qualcosa: una vittoria lo riproponga fra i protagonisti giovani del tennis, per esempio, ma anche qualche buona prova contro i ragazzi che nel corso del 2018 lo hanno scavalcata Su tutti, Stefanos Tsitsipas, vent’anni l’8 di agosto (attenzione, stesso giorno di Federer), scarruffata divinità di un tennis greco che molto ha dato (Sampras, Philippoussis, Kyrgios) e pochissimo finora ha tenuto per sé. Ma anche lui russo, per vie materne (la signora Julia Salnikova), e un po’ cipriota perla scelta di affidarsi ai consigli di Marcos Baghdatis, che gli fa da tutore insieme con Apostolos Tsitsipas, il padre. Uno che ha tutto ciò che serve, Stefanos, per interpretare un domani il ruolo di Nadal (lui che su tutti ama Federer) in una riedizione del duello che è stato al centro di questi ultimi 15 anni, dove il ruolo di Roger potrebbe essere destinato a Shapovalov, diciannovenne, grande assente di queste Finals milanesi. Gli altri due da tenere d’occhio sono l’amico Fritz, americano, 21 anni, anche lui già sposato (e con prole), che sta venendo su nei tempi e nei modi giusti e ora è al numero 47; e l’australiano Alex De Minaur, smilzo e con le coscette di pollo…..   Una vetrina luccicante con sguardo verso il futuro   Gianni Valenti, la gazzetta dello sport del 6.11.2018   Il dio del tennis non ha lasciato nulla al caso facendo in modo che Karen Khachanov vincesse il suo primo Masters 1000 a Parigi proprio alla vigilia delle Next Gen Atp Finals che partono oggi pomeriggio alla fiera di Rho-Milano. Un messaggio chiaro di come le nuove leve stanno cominciando a fare sul serio, la testimonianza migliore che questo torneo giunto al suo secondo anno di vita è un palcoscenico davvero privilegiato per chi vuole osservare da vicino chi comanderà domani nel tennis. Il gigante russo di 22 anni che domenica ha schiantato Novak Djokovic a Bercy è stato uno degli otto protagonisti dell’anno passato. Non riuscì nemmeno ad arrivare in semifinale, ma già si intuiva che qualcosa di buono avrebbe combinato. E così è stato insieme ad altri compagni della prima edizione come Borna Coric e Daniil Medvedev. Adesso questi tre giocatori li troviamo tutti tra i primi venti del ranking con un futuro già scritto da veri protagonisti. Chi l’anno passato ha vestito solo il ruolo di riserva e cioè il greco Stefanos Tsitsipas (attuale n°15 del mondo) parte oggi come indiscusso favorito del tabellone milanese. È reduce da una stagione entusiasmante, ha vinto a Stoccolma, è andato in finale a Barcellona e in Canada. Guida una pattuglia di professionisti ormai affermati a livello internazionale. Ragazzi che hanno una voglia matta di emergere definitivamente e che il pubblico degli appassionati ha avuto modo di conoscere durante i più importanti tornei dell’annata. Ci sarà da divertirsi e anche tanto. E non solo per il valore indiscusso dei partecipanti. Ma anche per il regolamento. Le Next Gen Finals di Milano in questo sono un incubatore del tennis che verrà con regole innovative, alcune delle quali magari ardite, ma senz’altro interessanti e da studiare con attenzione. L’ Atp, che ha avuto l’indiscusso merito di coniare il progetto e trovare nella Federtennis italiana un partner ideale, dovrebbe avere un po’ più di coraggio nell’innestare alcune di queste novità nei regolamenti ufficiali per far fare un salto in avanti a uno spettacolo che risente ormai di anni di immobilismo. E poi c’è l’impianto, questa Arena tecnologica costruita all’interno di un padiglione della Fiera di Rho: una volta entrati ci si sente già proiettati nel futuro. L’anno scorso sul campo centrale troneggiava la ricostruzione della facciata della Scala, quest’anno si giocherà sotto le guglie del Duomo. Quasi un inno ad andare sempre più in alto. Come sta facendo Milano, città tra le prime in Europa per l’appeal che riesce a sprigionare, e da oggi capitale del tennis mondiale. Con un torneo che è diventato anche un brand dell’intero sport. Next Gen, infatti, è la parola magica che vuol dire futuro.   II profeta greco matura in fretta: «Nella mia testa c’è solo la vittoria»   Riccardo Crivelli, la gazzetta dello sport del 6.11.2018   Da Milano a Milano. La rotta dei campioni. Due anni fa Stefanos Tsitsipas sollevava la coppa del Trofeo Bonfiglio, il segno della qualità per qualsiasi tennista juniores che aspiri a una carriera di livello anche al piano superiore L’anno scorso invece si presentò alle Next Gen Finals come riserva e si ritrovò a fare da sparring per un’esibizione contro Sascha Zverev, il miglior fico del bigoncio al di sotto dei 21 anni, in partenza per il Masters dei grandi e quindi solo di passaggio per un paio d’ore di carezze al pubblico. PROFETA Ma un anno è un secolo e nel 2018, alle spalle del tedesco ancora una volta in viaggio verso Londra, nella Race Next Gen c’è il figlio di Apostolos, professore di educazione fisica e suo allenatore, e di Julia Salnikova, ex giocatrice russa già numero uno al mondo juniores e poi per qualche anno tra le prime 200 del mondo nella Wta. Perciò non lo vedrete più andare a zonzo divertito con una telecamera per la NEXT GEN città e poi per il Padiglione 1 della Fiera a raccontare per immagini l’esperienza sua e degli altri qualificati come fece dodici mesi fa ingaggiato dall’Atp. Stavolta, per il blasone che si è conquistato dopo una stagione magica, «The Greek Freak» è qui per vincere: «Non è più il caso di scherzare, devo rimanere concentrato». E pensare che a inizio 2018, da numero 91 del mondo e con appena quattro partite vinte in carriera nell’Atp, la qualificazione a Milano appariva un sogno lontano. Eppure oggi, che a quelle partite ne ha aggiunte altre 41 e ha guadagnato 76 posti in classifica, salendo fino al numero 15 del ranking, le sue previsioni di gennaio appaiono addirittura profetiche. Disse infatti che oltre a conquistare un posto per il Masters Under 21, gli sarebbe piaciuto entrare tra i primi 50 del mondo, giocare la seconda settimana di uno Slam e se possibile mettere in bacheca il primo torneo in carriera. Parole degne di un indovino dell’epica greca: ai primi due desideri avverati ha aggiunto infatti gli ottavi di finale a Wimbledon e il trionfo a Stoccolma un mese fa, dopo aver perso le finali di Barcellona e Toronto contro il monumento Nadal. Proprio l’incrocio con Rafa sul rosso della Catalogna rimane uno dei ricordi più esaltanti di una stagione meravigliosa: «Mi ha dato tanta fiducia, perché mi ha fatto capire che potevo competere allo stesso livello dei campioni più forti». IL FUTURO Con una ricetta tutto sommato semplice: «A dire il vero, non mi aspettavo di riuscire a ottenere così presto gli obiettivi che mi ero prefissato, ma la dedizione e il duro lavoro, sicuramente uniti a un discreto talento, permettono di raggiungere buoni risultati e di puntare a traguardi sempre più importanti». Etica lavorativa e qualità tecniche, il cammino di gloria di Tsitsi è appena cominciato: «Penso di aver dimostrato quest’anno di saper gestire i momenti importanti e i punti cruciali dei match, mentalmente sono stato solido e fisicamente sono cresciuto, anche se non si smette mai di imparare e la maturazione atletica deve essere costante. Un punto debole? Il tweener, il colpo sotto le gambe: non lo padroneggio ancora con l’abilità che vorrei». E’ la risposta di un ragazzo sempre più sicuro di se e consapevole del nuovo ruolo di personaggio emergente (non a caso in questi giorni è stato il più richiesto da giornalisti e tifosi). Piuttosto, viste le capacità divinatorie, sarebbe interessante sapere se ha già fatto pronostici per la stagione ventura: «Non è ancora il momento, aspetterò la pausa invernale e poi mi siederò intorno a un tavolo con il mio staff. Ma non è ancora ora, sono a Milano per cercare di vincere il torneo, è molto eccitante confrontarsi con i giocatori della tua generazione. Le Next Gen Finals sono l’unica cosa che conta in questo momento». Profeta una volta di più?   Passare a under 20 per evitare i forfeit   Paolo Bertolucci, la gazzetta dello sport del 6.11.2018   Dopo il successo della prima edizione, il grande tennis giovanile torna a Milano per disputare la finale della Next Gen. Lo scopo degli ideatori, forse un po’ forzato nel suo complesso, ma con alcune proposte interessanti, era volto a gettare un sasso nello stagnante mondo tennistico. Accolto con un certo scetticismo, come sempre quando si è messi di fronte al nuovo, il torneo era partito con il piede giusto e i giocatori ammessi si erano presentati al completo ai nastri di partenza. Alla fine, lo spettacolo aveva toccato punte di buon livello e alcune delle novità introdotte erano piaciute al pubblico e non bocciate dai giocatori. Sono trascorsi solo dodici mesi e sinceramente era difficile prevedere che, in un lasso di tempo così breve, ben tre under 21 fossero in grado entrare tra i primi trenta del mondo. Giustamente, al termine di una lunga e faticosa stagione ricca di successi, lauti guadagni ma anche di qualche acciacco fisico, nella testa di alcuni dei migliori sono nate diverse perplessità. «Vado a Milano a giocare un torneo giovanile sperimentale o mi ritaglio una settimana in più nel calendario da destinare alla preparazione invernale?». Questa situazione crea problemi alla manifestazione e potrebbe spingere i migliori a disertare la trasferta milanese. Il primo a rinunciare è stato Shapovalov. Spiace molto non ammirare il suo tennis, ma non mi sento di biasimarlo. Ma temo che nei prossimi anni anche questo torneo rischi di fare la fine di tante prove giovanili che hanno perso importanza a causa dell’assenza dei più forti. Il montepremi è di buon livello e anche incrementandolo non ci sarebbero garanzie assolute. Forse un cospicuo numero di punti validi per la classifica Atp potrebbe rivelarsi un valido incentivo. Ma io credo che la soluzione più logica sia abbassare l’età dei partecipanti agli Under 20. ...

Related posts

Leave a Comment

shares

By continuing to use the site, you agree to the use of cookies. more information

Questo sito utilizza i cookie per fornire la migliore esperienza di navigazione possibile. Continuando a utilizzare questo sito senza modificare le impostazioni dei cookie o cliccando su "Accetta" permetti il loro utilizzo.

Chiudi