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Thiempesta perfetta (Crivelli). La mia idea del Masters e il tabù di Nadal (Clerici). L’amico-coach della stella Sinner: “Noi inseparabili” (Massetani)

Thiempesta perfetta. Dommi è magico. Battuto Nadal ora si candida a nuovo Maestro (Riccardo Crivelli, Gazzetta dello Sport)E al terzo giorno le acque delle Finals finalmente si aprirono per lasciar scorrere il talento dei Maestri. Una partita favolosa che accende il fuoco sotto i rimpianti per l’assenza del pubblico, perché la sfida tra Thiem e Nadal si sarebbe meritata un’ovazione continua. Di fronte, i vincitori degli ultimi due Slam, Dommi a New York e Nadal a Parigi, e uno show degno di due contendenti titanici. Vince l’austriaco, e a questo punto bisognerebbe forse riaggiornare il romanzo dei Fab Four e assegnarne una pagina a Dominator: dal 2018, l’anno della consacrazione, nei testa a testa con le tre leggende è 4 pari contro Rafa, 3-2 con Djokovic e 3-1 con Federer. Il primo set è favoloso per qualità e intensità, Nadal pianta i piedi sulla riga di fondo e quando può viene a far male pure a rete, Thiem è il solito mostro di gambe e difesa ma non appena trova una palla attaccabile ribalta il fronte con sassate pesantissime. Servizi intoccabili, nel tie break il satanasso maiorchino sale 5-2 e poi si procura due set point, ma un rovescio suo sbagliato e un dritto fantastico dell’altro neutralizzano le chance, fino a un altro vincente (21 solo nel primo parziale), ancora di dritto, del numero tre del mondo che sigilla il set. Nel secondo il ritmo si abbassa seppur di poco, Rafa va avanti di un break nel 7° game, lo restituisce subito dopo e nel nono fronteggia tre match point annullati da campione anche con un nastro benevolo. Perciò, altro tie break e altra magia di Thiem in uno sventaglio di vincenti da urlo: non aveva mai sconfitto lo spagnolo due volte di fila, quest’anno ci era già riuscito nei quarti in Australia, anche allora rimanendo immacolato nei tre tie break giocati. Una dimostrazione di enorme forza mentale per un giocatore che si è portato dietro a lungo l’ingiusta etichetta di semplice anche se fortissimo terraiolo, già cancellata con il trionfo sul cemento degli Us Open: «Questa è stata probabilmente una delle mie più belle partite sul veloce indoor, al livello di quella con Djokovic sempre qua l’anno scorso. Abbiamo lottato dal primo all’ultimo scambio, quasi tutti i colpi sono stati di qualità elevata, forse sono stato un po’ fortunato a vincere il primo tie break, ma contro Nadal non puoi mai perdere la concentrazione anche se ti ritrovi davanti. Dedico il successo ai miei connazionali, siamo appena tornati in lockdown, spero di aver regalato loro un po’ di gioia in questi momenti durissimi». Dominic, grazie alla vittoria di Tsitsipas su Rublev (il russo con un doppio fallo ha sprecato un match point nel tie-break del 3° set), è già in semifinale, mentre Nadal dovrà aspettare l’incrocio con il greco per mantenersi in vita e continuare a sperare di vincere un torneo che lo ha sempre respinto: «Ma per come ho giocato, sono più fiducioso di cinque giorni fa» […] La mia idea del Masters e il tabù di Nadal (Gianni Clerici, Repubblica)Ho un buon amico, talmente appassionato di tennis, da ricordare tutto. Parlando del Masters in corso a Londra, lui mi ha risposto: «Tu hai i tuoi meriti al riguardo. Guarda tra la tua collezione e troverai l’articolo». Ho cercato, visto che il primo Masters fu a Tokyo, nel 1970, e mi è venuta in mente una colazione con Carlo Della Vida, l’organizzatore al quale si deve la ripresa degli Internazionali d’Italia, e l’ex campione Jack Kramer. I due discutevano su una gara di fine anno che potesse definire il campione del mondo della stagione, in concorrenza con Wimbledon, Forest Hills, Roland Garros e Melbourne, i quattro tornei del cosiddetto Grande Slam. Indicai anche un mio articolo, che parlava di uno slalom parallelo. Eh sì, allora scrivevo di sci, football e basket oltre che di tennis e, così, da una mia distratta citazione ebbe origine il Masters. […] Io sono felice di aver partecipato involontariamente a qualcosa di storico. Certo è che non sarà Rafa Nadal a scrivere la storia. In quest’ultima apparizione londinese. Almeno a giudicare dalla sua prestazione di ieri. Impegnato con l’austriaco Thlem, che al Roland Garros in finale ha sempre battuto, lo spagnolo ha dovuto cedere le armi dopo due tie-break. E forse anche l’idea di potersi aggiudicare il Masters, lui che non lo ha mai vinto. L’unica grande pecca della sua carriera. Nadal ci ha insegnato che non bisogna mai darlo per spacciato […] L’amico-coach della stella Sinner: “Noi inseparabili” (Marco Massetani, Corriere Fiorentino)Un altoatesino e un toscano. Uniti da quella complicità sportiva che è garanzia di successo. L’altoatesino si chiama Jannik Sinner, la stella del momento nel firmamento della racchetta che sabato scorso, a soli 19 anni e 2 mesi, ha centrato a Sofia il primo titolo Atp della carriera diventando il più giovane italiano a vincere un torneo professionistico. Il toscano è Andrea Volpini, 31 anni da Colle Val d’EIsa, buon passato da giocatore di seconda categoria, una laurea in Scienze Motorie e da sei stagioni coach della prestigiosa accademia di Riccardo Piatti a Bordighera […] «Quando conobbi Jannik nel 2015 lui era piccolino e magro — attacca Volpini — Ricordo soprattutto quando si congedò con una stretta di mano dal padre che lo aveva accompagnato in accademia. Mi colpì quel gesto di straordinaria maturità, stava a significare che lui aveva deciso la sua strada e che il padre accettava la scelta. Vederlo sabato aggiudicarsi il primo titolo Atp per me è stata un’emozione unica, il coronamento sia di un mio percorso professionale che di un suo obiettivo. Sentivo che Jannik voleva tanto questo ultimo torneo dell’anno, era una chance che non voleva sprecare. Se sono stato fortunato ad allenarlo? Diciamo che dal primo giorno del nostro lavoro volevamo entrambi arrivare a qualcosa, lui come tennista, io come allenatore. Partivamo da posizioni molto simili, puntavano in alto. E stato questo il motivo per il quale siamo riusciti a costruire un percorso, a raggiungere certi risultati». […] «Ci unisce la stima di base reciproca, che credo sia il nocciolo di tutto — continua Volpini — E poi siamo entrambe persone molto semplici, e ciò significa tantissimo in un rapporto che ci porta a trascorrere insieme ventidue settimane l’anno. Ci unisce l’ambizione di diventare qualcuno, la curiosità, certi valori umani di purezza, e anche l’attrazione per la velocità. Jannik ha iniziato tardi con il tennis, viene dallo sci e gli piacciono i motori. Io ho passione per il go-kart, nel poco tempo fuori dal tennis cerchiamo anche di divertirci. Tra i nostri obiettivi c’è quello di scendere insieme in pista per guidare». […] «È un atleta di altissimo livello — spiega Volpini — Arrivare al top è il suo e il nostro obiettivo, e quando diciamo top per noi significa top. Nel periodo della pandemia si è allenato molto, anche fisicamente. Con Riccardo (Piatti, fondatore dell’omonima accademia, ndr) ha guardato i video dei grandi campioni, studiandoli nei momenti di difficoltà del match […]» ...

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