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Top e flop di Wimbledon 2022

Il torneo di Wimbledon 2022 ha confermato la superiorità di Novak Djokovic ma ha proposto anche tante novità: da Elena Rybakina a uno Jannik Sinner competitivo sull’erba, fino a un Nick Kyrgios finalmente all’altezza del suo talento. Ma c’è anche chi dai Championships torna con più dubbi che certezze I titoli dell’edizione 2022 di Wimbledon sono andati a Novak Djokovic ed Elena Rybakina: lui bravo a ricordare a tutti di essere il più forte, lei capace di sorprendere con due settimane da favola. Ma fra i protagonisti dei Championships, in positivo o in negativo, non ci sono solamente i due vincitori. I 5 TOP NOVAK DJOKOVIC Novak Djokovic ha iniziato il torneo di Wimbledon sapendo che potrebbe rimanere il suo ultimo Slam fino al Roland Garros del 2023, quindi nella sua testa c’era un solo obiettivo: vincere. L’ha fatto senza mai impressionare, ma quando si è trovato costretto (per esempio contro Sinner) a tirare fuori il suo miglior tennis ci è riuscito, come solamente i grandi sono capaci di fare. Anche a 35 anni compiuti Nole ha confermato di avere una marcia in più degli altri, prendendosi il settimo titolo a Wimbledon e un posto alle ATP Finals, superando Roger Federer nella conta degli Slam (21) e rintuzzando il tentativo di fuga di Rafael Nadal, scappato a 22. Malgrado il titolo Slam è scivolato al numero 7 della classifica Atp, e – come detto – se le regole d’ingresso negli Stati Uniti e in Australia (vaccino obbligatorio) non cambieranno, c’è il rischio di non vederlo al via di un Major fino a Parigi 2023. Ma a Londra il mondo del tennis si è ricordato chi è il suo vero numero uno. ELENA RYBAKINA C’è da lavorare sull’esultanza post vittoria, perché un titolo sul Centre Court di Wimbledon non può essere festeggiato come un primo turno qualsiasi, ma quella della kazaka (nata russa) è la storia di questa edizione dei Championships. Miscelando un gran servizio a colpi piatti pesanti e a un’ottima difesa, per due settimane è stata la più forte di tutte, riuscendo anche a ripararsi il più possibile dalle domande scomode sulla Russia in guerra. L’assenza di punti in palio non l’ha portata fra le prime 10 della classifica, ma conta fino a un certo punto. È più importante ciò che ha dimostrato, ovvero di essere in grado di lottare per i titoli più prestigiosi. NICK KYRGIOS Si è sempre detto che con quel tennis Nick Kyrgios potesse combattere per vincere i tornei del Grande Slam, ma mancava la prova sul campo. L’australiano l’ha data con due settimane di altissimo livello, nelle quali ha lavorato da professionista vero per provare a cogliere un’opportunità che, vittoria dopo vittoria, ha reso sempre più concreta. Contro Djokovic gli è mancato qualcosa, ma una finale a Wimbledon, per uno che interpreta (o dice di interpretare) il tennis come un hobby per appesantire il conto in banca, vale tantissimo. Chissà che non possa diventare l’inizio di una seconda carriera con meno controversie e più risultati. Basterebbe applicarsi un po’ di più. JANNIK SINNER A soli 20 anni Jannik Sinner è già il secondo italiano di sempre capace di arrivare almeno alla seconda settimana in tutti i quattro tornei del Grande Slam, dopo Matteo Berrettini. Un traguardo che la dice lunga sulle potenzialità del golden boy del nostro tennis. Sull’erba non aveva mai vinto una partita prima di Wimbledon, dove ha trovato quattro successi battendo il predestinato Carlos Alcaraz e mettendo alle corde Novak Djokovic come nessun altro. Vuol dire che il ragazzo (nuovo numero uno d’Italia) impara in fretta e l’innesto nel suo team di una figura di grande esperienza come Darren Cahill può aiutarlo a compiere un ulteriore passo avanti. L’estate americana sarà un test importante. LE TEDESCHE MARIA E NIEMEIER Con Boris Becker e Steffi Graf, la Germania a Wimbledon si è tolta discrete soddisfazioni, ma era da tempo che non si vedevano dei tedeschi fare tanta strada ai Championships. Il pubblico aspettava Alexander Zverev, mai oltre gli ottavi e quest’anno assente per infortunio, invece ha trovato le sorprendenti Tatiana Maria e Jule Niemeier, ugualmente protagoniste e avversarie in un derby ai quarti di finale. L’ha vinto la prima, 34 anni e madre di due figlie, che nelle 32 partecipazioni Slam precedenti aveva raggiunto solamente una volta il terzo turno (sempre a Londra) e nei Major aveva una serie aperta di otto primi turni di fila. Miracoli dell’erba, per una semifinale Slam che vale un’intera carriera. I 5 FLOP IGA SWIATEK Si può inserire fra i flop una giocatrice che a Wimbledon ha perso la sua prima partita dopo cinque mesi, sei titoli di fila e 37 vittorie consecutive? Sì, se si chiama Iga Swiatek e nel 2022 aveva conosciuto praticamente solo la vittoria. Sul cemento il suo tennis funziona a meraviglia, sulla terra battuta anche meglio, mentre sull’erba c’è ancora tanto da lavorare. La polacca non riesce a muoversi come vorrebbe, quindi non arriva così bene sulla palla, perciò il suo tennis ne risente e le avversarie (in questo caso la veterana Alizé Cornet) ne approfittano. La buona notizia è che la numero uno del mondo ha ben chiari i propri limiti sui prati e vuole lavorare per correggerli. Anche se dovrà attendere fino alla prossima estate. IL FISICO DI NADAL Non è mai stato il suo migliore amico, obbligandolo a tanti stop nel corso di una carriera comunque da record, ma la domanda sorge spontanea: quanto di più avrebbe vinto Rafael Nadal senza che ginocchia, polsi, piedi e per ultimo uno strappo addominale non l’avessero obbligato a collezionare ritiri e forfait da tanti dei tornei più prestigiosi? Da quando è entrato nel giro che conta lo spagnolo è stato costretto a rinunciare a ben undici tornei del Grande Slam, altre cinque volte si è ritirato a torneo in corso e almeno altrettante ha terminato degli incontri pur con evidenti problemi fisici. Considerando la sua media fra Slam giocati e Slam vinti (uno su tre), oggi il maiorchino ne avrebbe in bacheca molti più di 22. DENIS SHAPOVALOV A Wimbledon è tornato almeno a vincere una partita, come non gli succedeva dal match contro Rafael Nadal agli Internazionali BNL d’Italia, seguito da una serie di cinque primi turni di fila. Ma la crisi di Denis Shapovalov rimane evidente e addirittura un tantino preoccupante. Nel 2021 il canadese aveva lasciato Wimbledon fra gli applausi, in lacrime per una semifinale contro Novak Djokovic nella quale riteneva di non aver fatto il massimo, mentre un anno dopo è andato a sbattere contro Brandon Nakashima e i soliti problemi. Ha una classe rara, incanta e fa cose impensabili a molti colleghi, ma vince (molto) meno di quanto potrebbe. È un peccato, anche perché nel frattempo gli anni passano e le occasioni pure. IL RITORNO DI SERENA WILLIAMS Alla vigilia i bookmakers la inserivano addirittura fra le prime cinque favorite per il titolo di Wimbledon, perché quel cognome mette sempre in guardia e con una carriera da 23 Slam lunga oltre vent’anni Serena Williams si è guadagnata tutta la considerazione che riceve dal mondo della racchetta. Tuttavia, tanto piacevole è stato rivederla sul Centre Court quanto amaro rivederla così, battuta al primo turno da una di quelle giocatrici che un tempo avrebbe fatto a pezzi in un’oretta, senza nemmeno sudare. LE TESTE DI SERIE FEMMINILI Ai quarti di finale di Wimbledon è arrivata solamente una delle prime 15 teste di serie, quella Ons Jabeur (numero 3 del tabellone) poi capace di spingersi fino alla finale, persa contro Elena Rybakina. A volte l’imprevedibilità – in questo caso favorita dalla superficie più complessa di tutte – è un buon segno, altre meno perché mette a nudo l’assenza di quelle gerarchie preziose per dar valore al prodotto. 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