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TORINO, ULTIMA CHIAMATA

Sì, no, forse. Le Atp Finals a Torino si trascinano, fin dal momento dell’annuncio della candidatura, tra mille incertezze. Che sono soprattutto, ormai si potrebbe dire soltanto, di natura politica. Il tempo per presentare le garanzie, prolungato a favore di tutti (dunque non solo del capoluogo piemontese), sta per scadere una seconda volta. E di ulteriori supplementari non ce ne saranno. L’ipotesi di vedere gli otto migliori giocatori del mondo in Italia, cosa mai accaduta nei 49 anni di storia del torneo, è ancora viva perché nelle ultime ore c’è stata una forte accelerazione per riuscire ad accorciare i tempi di un percorso parlamentare altrimenti troppo lungo. Di certezze non ce ne sono, ma c’è più ottimismo rispetto ai giorni precedenti. E c’è in particolare una volontà, che pare unanime nel panorama politico, di andare avanti con l’iter che sbloccherebbe i 78 milioni di garanzie necessari a mantenere vivo il sogno. PERICOLO ASIA Fatto questo, ovviamente, la vicenda non sarebbe affatto conclusa. Anzi, sarebbe solo all’inizio. Perché la decisione sulla sede delle Finals dal 2021 al 2025 spetta comunque all’Atp, l’associazione che le gestisce. In lizza, insieme a Torino, ci sono nuovamente Londra, che già ospita l’evento dal 2009, e ancora Manchester, Tokyo e Singapore. La capitale inglese diventerebbe, in caso di un prolungamento, la città regina per numero di edizioni organizzate. Supererebbe New York, che al Madison Square Garden vide andare in scena ben tredici volte, dal 1977 al 1989, l’appuntamento che riunisce le otto stelle del tennis mondiale. Ma anche l’Asia ha le sue buone chance, perché ci sono capitali importanti da investire e perché chi governa il circuito vede proprio nel Far East una terra ricca di opportunità da cogliere. DA NEW YORK A LONDRA La storia di quello che un tempo si chiamava Masters, peraltro, comincia nel 1970 proprio a Tokyo, quando a imporsi è l’americano Stan Smith. Il torneo fin dalla sua nascita è itinerante, all’inizio spostandosi ogni stagione, e in seguito trovando luoghi particolarmente adatti dove fermarsi più a lungo. Come New York, Francoforte, Hannover, Shanghai e appunto Londra. Ma si gioca, nel corso degli anni, anche a Parigi, Barcellona, Stoccolma, Lisbona. O ancora, fuori dal Vecchio Continente, a Sydney, Boston, Melbourne e Houston. Dal 2003, anche le Finals di doppio vanno in scena sempre in contemporanea con quelle di singolare, dunque non si vede più quel terreno di gioco senza corridoi che in precedenza aveva contribuito a creare il fascino di una competizione unica. E che è stato riproposto di recente per le Next Gen Atp Finals di Rho, dedicate agli Under 21. I PLURIVINCITORI Nessun italiano ha mai vinto il titolo, e nessuno è mai arrivato nemmeno in finale. Del resto, solo due azzurri nella storia sono riusciti a qualificarsi per la prova di singolare, Adriano Panatta e Corrado Barazzutti in quei favolosi Anni Settanta che hanno cambiato per sempre la storia del tennis italiano. Ma il torneo, a prescindere dalla nazionalità dei protagonisti, ha un appeal enorme perché è il riassunto degli undici mesi precedenti. Non a caso, è stato obiettivo privilegiato di tanti campioni, da Ilie Nastase (4 titoli) a Ivan Lendl (5), da Pete Sampras (5) a Roger Federer (6). Negli ultimi due anni, invece, il successo è andato a Grigor Dimitrov e ad Alexander Zverev, un assaggio di rivoluzione che però nei tornei dello Slam ancora non si è visto. Proprio sulla tenuta dei grandi di quest’epoca straordinaria, da Federer in giù, arriva un altro motivo di incertezza in vista delle Finals del futuro, ovunque si giochino. Nel periodo dal 2021 al 2025 è logico pensare che Roger non ci sarà. E una presenza di Djokovic e Nadal, possibile per i primi anni, non è certo scontata a lungo termine. Così vivremo probabilmente un periodo di passaggio, in attesa della consacrazione delle nuove stelle. Periodo affascinante certo, ma senza garanzie su come la gente lo accoglierà. L'articolo TORINO, ULTIMA CHIAMATA proviene da WeAreTennis. ...

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