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Ugo Humbert, da cicala a formica. L’ascesa del pianista e il futuro del suo 2024-

Linea d’ombra, c’è chi la chiama così. Un confine difficile da superare, un sottile intervallo tra ciò che si potrebbe diventare e ciò che si è, e che si rischia di essere costretti a rimanere. Varcarla può richiedere giorni, mesi, anni, o anche una vita intera. Nel caso di Ugo Humbert è qualcosa di diverso, un concetto di tempo più sfuggente, perché le tappe del nuovo n.14 al mondo e primo giocatore di Francia hanno avuto un percorso non lineare. Balzi, sorprendenti vittorie e cocenti sconfitte, tante salite e altrettante ricadute. La top 20 accarezzata nel 2021, e la top 100 addirittura persa nel 2022, la graduale ripresa di un certo tipo di tennis e solidità, meno dionisiaca, fino ad oggi. 2024, una nuova era, un nuovo inizio. Forse per una nazione. Ma per giudicare un palazzo bisogna sempre guardarne le fondamenta. Humbert, nel 2021 a Wimbledon il miglior risultato Slam In un’epoca di tramonto per il tennis francese, nel 2019, a Wimbledon fa capolino un ragazzo appena 21enne alla sua prima partecipazione ai Championships. Numero 66 del mondo, mancino, gran rovescio, bel gioco d’attacco, poca paura. In uno scontro che ad oggi può quasi essere visto come un passaggio di consegne ante litteram il ragazzo, cappellino girato e faccia di chi è appena uscito dal liceo, rimonta Gael Monfils da 0-2 vincendo per forfait dell’avversario al quinto. La sua corsa si fermerà agli ottavi (ad oggi ancora il suo miglior risultato Slam, non eguagliato) contro Djokovic. Qualcuno inizia ad osservare, qualcosa si muove. Il primo titolo arriva qualche mese dopo, ad Auckland, ma si dovrà aspettare ancora un po’ per un acuto davvero da ricordare. 2021, stessa superficie, stesso periodo, cambia solo il palcoscenico: Halle, Gerry Weber Open, ATP500. Arrivano due vittorie in semifinale e finale su top 10, Zverev e Rublev, e il titolo più importante della carriera nella città tedesca. Un tennis celestiale e la top 20 a un passo. Ma proprio quando sembra pronto per salire quell’ultimo scalino, Humbert scivola rovinosamente. Humbert e l’annus horribilis 2022 Nessuno avrebbe potuto prevederlo, lui per primo, ma il titolo di Halle rappresenta l’inizio della fine per il francese. Dopo il trionfo arriva un buon quarto di finale alle Olimpiadi di Tokyo prima del buio totale. Chiuderà il 2021 con cinque sconfitte di fila al primo turno, senza neanche riuscire a disputare il Master 1000 di Bercy. Sono solo scricchiolii di un 2022 che ad oggi costituisce la peggiore stagione in tour di Ugo. La chiuderà addirittura da n.86, non raggiungendo neanche un quarto di finale nel circuito maggiore, giocando la seconda metà della stagione in gran parte nei Challenger. E dire che alla ATP Cup era arrivata la vittoria più prestigiosa della carriera contro il n.2 al mondo Medvedev, oltre a un’ennesima dimostrazione della classe sull’erba data dalla vittoria su Ruud (n.5) a Wimbledon. Fiammate di rara bellezza, ma effimere. Come il canto di una cicala, Humbert sembrava un altro mancino che avrebbe potuto dare molto di più al tennis, come Shapovalov. E Ugo sembra decisamente su quella tenuta di viaggio, di bellezza saltuaria, gioco devastante in una partita, da terza categoria in dieci. Troppo cicala, l’Ugo visto fino al 2022 e in buona parte del 2023, più impegnato a specchiarsi e al colpo che ruba l’occhio piuttosto all’umile lavoro da formichina che contribuisce a iscrivere il proprio nome nella storia del tennis. Ma arriva per tutti il momento della crescita. Il 2023 e la rinascita che parte da Cagliari Il 2023 è l’anno chiave della carriera di Humbert, che lo innalza in una dimensione nuova. Basti pensare che il 5 marzo di un anno fa perdeva contro Luca Van Assche la finale del Challenger di Pau da n.89 al mondo. Ma proprio qui sta la grande differenza dal passato, e le basi per l’ascesa definitiva: tornare a giocare con umiltà e regolarità tanti Challenger, per ritrovare punti e fiducia. Nel circuito minore il ragazzino che aveva stupito a Wimbledon quattro anni prima rinasce, vincendo due tornei di categoria 175, che lo aiutano a compiere un balzo non indifferente nel ranking, permettendogli di ritrovare la top 40. Se c’è una partita esemplare della differenza tra ciò che era e ciò che è, che può diventare, è il quarto di finale del Challenger di Cagliari, che avrebbe poi vinto. 4 ore e 13 minuti dura il suo incontro con Taro Daniel, vinto dimostrando finalmente quella tanto agognata solidità mentale che rende i giocatori campioni. Da lì la stagione si fa in discesa, arriveranno le prime semifinali in un anno e mezzo (Newport e Atlanta), vittorie contro top 10, il secondo quarto di finale 1000, eppure di vittorie ancora non se ne parla. Ma si ha la sensazione che basti un piccolo masso per provocare la valanga. L’ultimo torneo della stagione prima delle ATP Finals nel 2023 è il Moselle Open di Metz, città natale di Ugo. Il francese ci arriva da n.23 al mondo, insignito della quarta testa di serie. Già dal lunedì si percepisce chi sarà ad alzare il trofeo sabato, ci sono davvero pochi dubbi. 11 novembre 2023: Humbert batte nettamente Shevchenko e torna a vincere un titolo che mancava da due anni e mezzo, portando a casa la quarta finale su altrettante disputate. Rinnova il suo best ranking, entrando per la prima volta in top 20 e attestandosi come n.2 di Francia, dopo aver alzato il trofeo nella città che lo ha cresciuto. Sono momenti che cambiano, gradi di separazione che danno consapevolezza e ulteriore fiducia nei propri mezzi per uscire dal limbo dei “belli ma inconsistenti”, “vorrei ma non posso” ed entrare nel tennis che conta dalla porta principale. Detto? Fatto. Dove può arrivare? Oggi Ugo Humbert è il n.14 del mondo, è uno dei tre giocatori ad aver vinto già almeno due titoli nel 2024, oltre a potersi fregiare della settima posizione nella Race e del record di imbattibilità nelle finali (6-0 dopo Marsiglia e Dubai). Sta riportando sulla mappa un tennis francese che nell’attesa di Fils e Van Assche può tornare a godersi un giocatore da top 15, se non da top 10, capace di giocare ad armi pari con i grandi e anche di vincere all’occorrenza. Il lavoro, la voglia di rimettersi in gioco, anche alle volte snaturare un tennis che sa essere molto fine per comandare le operazioni da fondo, stanno dando i propri frutti. Ma il tennis è uno sport in cui raramente si vive alla giornata, e quando arriva una bella vittoria già si pensa a cosa verrà dopo, ad una più prestigiosa. E allora la domanda che affolla la mente di tutti gli appassionati è la più classica: e adesso? Il francese giunge con buone sensazioni già in Nord America, ma la parte di stagione in cui può dare una svolta ancor più significativa è quella su erba, considerando le traiettorie a cui sa dare vita con il servizio mancino e la facilità nel lasciar andare il braccio da fondo, efficace sul dritto, bellissimo sul rovescio. In termini di ranking fino all’autunno Humbert difende pochissimo, dunque nei tornei importanti un buon risultato non verrebbe inficiato da punti uscenti. Tradotto: il ritorno di un francese in top 10 potrebbe essere più vicino del previsto. Vogliamo azzardare qualche pronostico? Humbert troverà di nuovo un quarto turno Slam con alta chance di migliorare questo risultato, raggiungerà entro fine anno la top 10, potrebbe dar vita a un meraviglioso sogno olimpico sulla terra d’agosto parigina, in qualità di (probabile) rappresentante principale della Nazione ospitante. I pronostici sono fatti per essere smentiti. Il futuro è vago, il passato è andato e non tornerà. Non resta che osservare gradualmente chi ha toccato presto il cielo con un dito per poi bruciarsi e precipitare, ma ha poi trovato la forza di risalire con ali più solide. ...

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Ugo Humbert, da cicala a formica. L’ascesa del pianista e il futuro del suo 2024-

Linea d’ombra, c’è chi la chiama così. Un confine difficile da superare, un sottile intervallo tra ciò che si potrebbe diventare e ciò che si è, e che si rischia di essere costretti a rimanere. Varcarla può richiedere giorni, mesi, anni, o anche una vita intera. Nel caso di Ugo Humbert è qualcosa di diverso, un concetto di tempo più sfuggente, perché le tappe del nuovo n.14 al mondo e primo giocatore di Francia hanno avuto un percorso non lineare. Balzi, sorprendenti vittorie e cocenti sconfitte, tante salite e altrettante ricadute. La top 20 accarezzata nel 2021, e la top 100 addirittura persa nel 2022, la graduale ripresa di un certo tipo di tennis e solidità, meno dionisiaca, fino ad oggi. 2024, una nuova era, un nuovo inizio. Forse per una nazione. Ma per giudicare un palazzo bisogna sempre guardarne le fondamenta. Humbert, nel 2021 a Wimbledon il miglior risultato Slam In un’epoca di tramonto per il tennis francese, nel 2019, a Wimbledon fa capolino un ragazzo appena 21enne alla sua prima partecipazione ai Championships. Numero 66 del mondo, mancino, gran rovescio, bel gioco d’attacco, poca paura. In uno scontro che ad oggi può quasi essere visto come un passaggio di consegne ante litteram il ragazzo, cappellino girato e faccia di chi è appena uscito dal liceo, rimonta Gael Monfils da 0-2 vincendo per forfait dell’avversario al quinto. La sua corsa si fermerà agli ottavi (ad oggi ancora il suo miglior risultato Slam, non eguagliato) contro Djokovic. Qualcuno inizia ad osservare, qualcosa si muove. Il primo titolo arriva qualche mese dopo, ad Auckland, ma si dovrà aspettare ancora un po’ per un acuto davvero da ricordare. 2021, stessa superficie, stesso periodo, cambia solo il palcoscenico: Halle, Gerry Weber Open, ATP500. Arrivano due vittorie in semifinale e finale su top 10, Zverev e Rublev, e il titolo più importante della carriera nella città tedesca. Un tennis celestiale e la top 20 a un passo. Ma proprio quando sembra pronto per salire quell’ultimo scalino, Humbert scivola rovinosamente. Humbert e l’annus horribilis 2022 Nessuno avrebbe potuto prevederlo, lui per primo, ma il titolo di Halle rappresenta l’inizio della fine per il francese. Dopo il trionfo arriva un buon quarto di finale alle Olimpiadi di Tokyo prima del buio totale. Chiuderà il 2021 con cinque sconfitte di fila al primo turno, senza neanche riuscire a disputare il Master 1000 di Bercy. Sono solo scricchiolii di un 2022 che ad oggi costituisce la peggiore stagione in tour di Ugo. La chiuderà addirittura da n.86, non raggiungendo neanche un quarto di finale nel circuito maggiore, giocando la seconda metà della stagione in gran parte nei Challenger. E dire che alla ATP Cup era arrivata la vittoria più prestigiosa della carriera contro il n.2 al mondo Medvedev, oltre a un’ennesima dimostrazione della classe sull’erba data dalla vittoria su Ruud (n.5) a Wimbledon. Fiammate di rara bellezza, ma effimere. Come il canto di una cicala, Humbert sembrava un altro mancino che avrebbe potuto dare molto di più al tennis, come Shapovalov. E Ugo sembra decisamente su quella tenuta di viaggio, di bellezza saltuaria, gioco devastante in una partita, da terza categoria in dieci. Troppo cicala, l’Ugo visto fino al 2022 e in buona parte del 2023, più impegnato a specchiarsi e al colpo che ruba l’occhio piuttosto all’umile lavoro da formichina che contribuisce a iscrivere il proprio nome nella storia del tennis. Ma arriva per tutti il momento della crescita. Il 2023 e la rinascita che parte da Cagliari Il 2023 è l’anno chiave della carriera di Humbert, che lo innalza in una dimensione nuova. Basti pensare che il 5 marzo di un anno fa perdeva contro Luca Van Assche la finale del Challenger di Pau da n.89 al mondo. Ma proprio qui sta la grande differenza dal passato, e le basi per l’ascesa definitiva: tornare a giocare con umiltà e regolarità tanti Challenger, per ritrovare punti e fiducia. Nel circuito minore il ragazzino che aveva stupito a Wimbledon quattro anni prima rinasce, vincendo due tornei di categoria 175, che lo aiutano a compiere un balzo non indifferente nel ranking, permettendogli di ritrovare la top 40. Se c’è una partita esemplare della differenza tra ciò che era e ciò che è, che può diventare, è il quarto di finale del Challenger di Cagliari, che avrebbe poi vinto. 4 ore e 13 minuti dura il suo incontro con Taro Daniel, vinto dimostrando finalmente quella tanto agognata solidità mentale che rende i giocatori campioni. Da lì la stagione si fa in discesa, arriveranno le prime semifinali in un anno e mezzo (Newport e Atlanta), vittorie contro top 10, il secondo quarto di finale 1000, eppure di vittorie ancora non se ne parla. Ma si ha la sensazione che basti un piccolo masso per provocare la valanga. L’ultimo torneo della stagione prima delle ATP Finals nel 2023 è il Moselle Open di Metz, città natale di Ugo. Il francese ci arriva da n.23 al mondo, insignito della quarta testa di serie. Già dal lunedì si percepisce chi sarà ad alzare il trofeo sabato, ci sono davvero pochi dubbi. 11 novembre 2023: Humbert batte nettamente Shevchenko e torna a vincere un titolo che mancava da due anni e mezzo, portando a casa la quarta finale su altrettante disputate. Rinnova il suo best ranking, entrando per la prima volta in top 20 e attestandosi come n.2 di Francia, dopo aver alzato il trofeo nella città che lo ha cresciuto. Sono momenti che cambiano, gradi di separazione che danno consapevolezza e ulteriore fiducia nei propri mezzi per uscire dal limbo dei “belli ma inconsistenti”, “vorrei ma non posso” ed entrare nel tennis che conta dalla porta principale. Detto? Fatto. Dove può arrivare? Oggi Ugo Humbert è il n.14 del mondo, è uno dei tre giocatori ad aver vinto già almeno due titoli nel 2024, oltre a potersi fregiare della settima posizione nella Race e del record di imbattibilità nelle finali (6-0 dopo Marsiglia e Dubai). Sta riportando sulla mappa un tennis francese che nell’attesa di Fils e Van Assche può tornare a godersi un giocatore da top 15, se non da top 10, capace di giocare ad armi pari con i grandi e anche di vincere all’occorrenza. Il lavoro, la voglia di rimettersi in gioco, anche alle volte snaturare un tennis che sa essere molto fine per comandare le operazioni da fondo, stanno dando i propri frutti. Ma il tennis è uno sport in cui raramente si vive alla giornata, e quando arriva una bella vittoria già si pensa a cosa verrà dopo, ad una più prestigiosa. E allora la domanda che affolla la mente di tutti gli appassionati è la più classica: e adesso? Il francese giunge con buone sensazioni già in Nord America, ma la parte di stagione in cui può dare una svolta ancor più significativa è quella su erba, considerando le traiettorie a cui sa dare vita con il servizio mancino e la facilità nel lasciar andare il braccio da fondo, efficace sul dritto, bellissimo sul rovescio. In termini di ranking fino all’autunno Humbert difende pochissimo, dunque nei tornei importanti un buon risultato non verrebbe inficiato da punti uscenti. Tradotto: il ritorno di un francese in top 10 potrebbe essere più vicino del previsto. Vogliamo azzardare qualche pronostico? Humbert troverà di nuovo un quarto turno Slam con alta chance di migliorare questo risultato, raggiungerà entro fine anno la top 10, potrebbe dar vita a un meraviglioso sogno olimpico sulla terra d’agosto parigina, in qualità di (probabile) rappresentante principale della Nazione ospitante. I pronostici sono fatti per essere smentiti. Il futuro è vago, il passato è andato e non tornerà. Non resta che osservare gradualmente chi ha toccato presto il cielo con un dito per poi bruciarsi e precipitare, ma ha poi trovato la forza di risalire con ali più solide. ...

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