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US Open: Serena Williams non molla e regala un altro capitolo alla sua leggenda-

S. Williams b. [2] A. Kontaveit 7-6(4) 2-6 6-2 Un sogno chiamato US Open, un ultimo capitolo da scrivere degno del romanzo leggendario ed epico che è stato la sua carriera, la volontà di chiudere alla sue condizioni: tutto questo ha rappresentato la partita inaugurale della sessione serale sull’Arthur Ashe, per una donna afroamericana che tra 25 giorni compirà 41 anni. Sì, Serena Williams ce l’ha fatta. L’ultimo match della carriera si allontana di nuovo, almeno per altri due giorni, e lei si regala un’altra serata memorabile a poche ore dal compleanno della figlia: sconfitta la numero 2 mondiale Anett Kontaveit per 7-6(4) 2-6 6-2 in quasi due ore e mezza di una sfida emozionante, non scoppiettante sotto il profilo qualitativo seppur di ottima fattura, ma eccezionale su quello emotivo. Da segnalare, una statistica abbastanza impressionante e che dà l’idea del domino nell’ultimo ventennio della 23 volte Regina dei Majors: per Serena è la 23esima vittoria contro una n. 2 del ranking WTA, a fronte di due sole sconfitte, – entrambe giunte nel 2013 per mano di Azarenka – con la prima materializzatasi nel 2007. Prossima puntata contro Ajla Tomljanovic, ma ormai il cammino è avviato e la meta chissà che non possa riservare un finale sconvolgente. IL MATCH – I battiti del cuore sono accelerati, le farfalle nello stomaco si fanno sentire. La sensazione di assistere a qualcosa che rimarrà scolpita in maniera indelebile nella storia dello Sport è palpabile fin da subito, anzi diventa certezza non appena Serena entra all’interno di un gremito e già palpitante Arthur Ashe, pronto a spingere la più grande di sempre a compiere un altro passo e ad allontanare ancora il momento della “evoluzione”. Lo sguardo però, con il quale la 23 volte campionessa Slam ha fatto il suo ingresso in campo, restituisce estrema concentrazione, e determinazione nel voler perseguire il mantra della sua carriera: l’odio smisurato per la sconfitta, l’ossessione compulsiva delle leggende di vincere a tutti i costi. Serena, come era facilmente prevedibile, approccia alla partita imprimendo come carattere imprescindibile al suo gioco, una feroce aggressività volta chiaramente ad accorciare il più possibile lo scambio. Kontaveit parte al servizio, grazie alla gentile concessione della campionessa americana nel sorteggio, e non da la minima chance a Williams di rispondere e di rendersi pericolosa. Anche Serena inizia nel migliore dei modi in battuta e sapendo dell’importanza vitale che la sua prima di servizio ricopre nelle pieghe di questo incontro, sceglie di non tirare a tutta il suo fondamentale d’inizio gioco ma di prediligere velocità più contenute, per pescare angoli più acuti ed evitare di dover ricorrere alla seconda – e quindi essere attaccata dalla estone e poi dover fronteggiare un punto molto lungo e intenso. Ma in questo match, le dinamiche tecniche inevitabilmente non possono che avere una valenza marginale, al contrario delle componenti emotive e psicologiche che hanno invece un ruolo di rilevanza primaria per le sorti della sfida. Ovviamente Serena è l’assoluta divoratrice delle attenzioni mediatiche di tutto il mondo del tennis, ma anche per le avversarie non è per nulla semplice affrontare un contesto di questo tipo. Ecco che infatti puntualmente la tensione affiora nella testa e sulla racchetta di Anett, sbaglia qualche soluzione di troppo per via di un’evidente instabilità, che la porta a contrarsi totalmente con gli avanbracci. Poi per fortuna della n. 2 del ranking, la prima le ritorna in soccorso e sventa il pericolo cancellando le prime due palle break del match. Successivamente però tocca alla Regina di casa soffrire in battuta, si presenta a rete con poco offrendosi irrimediabilmente ai passanti da Tallinn. Ma Big Serena c’è, e soprattutto risponde presente il più grande servizio della storia del tennis femminile: break point frantumato e 2-2 a referto. La percezione è che più i minuti passati in campo aumentino, più sale sensibilmente la condizione fisica della quasi 41enne statunitense: l’obbiettivo è sempre lo stesso, giocare sull’uno-due, e nella prima parte di partita Williams riesce a mantenere gli scambi in media sui 2 colpi e mezzo. Il pubblico è infernale, ogni quindici vinto dalla propria beniamina fa scaturire un boato da pelle d’oca. E’ la spinta necessaria per conferire a Serena, quell’ultima goccia di forza agonistica propedeutica ad intensificare la pressione in risposta: un sesto game spettacolare per le emozioni che regala, ma anche fiume – 20 punti – e con gli dei della racchetta che baciano entrambe le protagoniste. Tuttavia Kontaveit è letale sulle tre occasioni di allungo offerte all’americana, l’equilibrio non si schiude. La 23 volte campionessa Slam adesso è molto più reattiva, la frequenza dei piedi comincia ad innalzare i giri del motore, il dritto frulla meravigliosamente. Così, alla settima chance complessiva, break Williams nel nono game. Gli spalti sono ingestibili, un frastuono impressionante, ma anche i fan subiscono una bella botta emotiva: Serena non chiude al servizio, poiché appena Anett ritrova solidità può muoverla a piacimento e a quel punto la musica cambia e non poco. 0-40, poi è il doppio fallo a sigillare il 5-5. Serena non fa una piega, continua a mostrare pugnetti allo sfinimento; la n. 2 del seeding però è implacabile con la prima. La storia è diversa se deve invece chiamare in causa la seconda, ma per ora non c’è ne bisogno impellente. Serena vuole il tie-break e aggrappandosi alla battuta l’ottiene. Anche il rovescio lungolinea sta funzionando molto bene nella parte finale del set per Serena, e proprio con un bimane vincente aggancia il 3-3 nel gioco decisivo. L’equilibrio si rompe due punti più tardi, Anett impaurita dallo scatto felino in avanti della sua avversaria manda in rete un drop-shot dal lato sinistro. Serena non perdona, ace esterno con una prima slice chirurgica: 7 punti a 4 dopo più di un’ora di gioco, esultanza sfrenata del pubblico, contenuta da parte di Williams che sa perfettamente che il lavoro è ancora lungo. Pur essendone consapevole ha un piccolo rilassamento, ma grandi meriti dell’estone che reagisce mostrando personalità: Anett, anche sfruttando un rovescio troppo spesso centrale di Serena, genera angoli a profusione e l’altra non può che boccheggiare. Parziale di 8 punti consecutivi e 2-0 in apertura, tutto targato Estonia. Ora Kontaveit è un treno, pare anche leggere meglio il servizio dell’avversaria. Inoltre colpisce con un miglior timing la palla e i winner aumentano a dismisura; la percentuale di prime è calata vistosamente per Serena, il doppio break è servito. Ma potrebbe essere l’ultima partita della carriera di Serena Williams, le implicazioni mentali sono sempre dietro l’angolo: Kontaveit si dimentica la seconda e a suon di doppi falli dà un aiutino a Serena. Contro-break (3-1), tuttavia adesso la n. 2 mondiale spinge e forza di più costringendo Williams ad una fase perennemente difensiva. Il doppio-break di vantaggio viene ricostituito – con l’americana che si fa rimontare da 40-0 – Serena sa che non può permettersi di sprecare eccessivamente energie inutili e allora abbandona l’idea di provare una rimonta improbabile: 6-2 in 36 minuti, un terzo e gustoso set è pronto ad andare in scena. Serena va negli spogliatoi, prima di quello che potrebbe essere l’ultimo set della sua vita tennistica. Ha perso decisamente in termini di lucidità e attenzione: un dato su tutti rappresenta perfettamente il calo della leggenda statunitense, è passata dall’89% di punti vinti con la prima al 50% nel secondo parziale. La pausa sembra aver giovato a Williams, lascia andare alla grande le sue accelerazioni da fondo. E allora son scintille sull’Arthur Ashe, il pubblico recupera il fiato perduto: è tutto pronto per l’esplosione generale, ma sulla palla break in apertura incredibile dritto inside-in dell’estone che trova un millimetro di riga. Un’incredula Serena invita, sportivamente, il pubblico a non rumoreggiare. La 23 volte vincitrice Major ha però ripreso il pallino del gioco in mano, ne arriva un’altra di occasione e questa volta Serena scaraventa tutta la voglia di vincere che ha in corpo. Anche il servizio ritorna micidiale, con la doccia cifra degli ace, ma siamo ben lontani dai titoli di coda perché Serena perde ancora un turno in battuta da 40-0 sopra (2-1). Il dritto estone si rivela però sempre un colpo tremebondo, per la 26enne Anett, nei momenti cruciali: ancora strappo e poco dopo è 4-1 Williams. Serena deve affrontare una pericolosissima palla break nel sesto gioco, ma da campionessa l’annulla e in pura trance agonistica vola sul 5-2. Braccia al cielo, il traguardo si avvicina: nell’ottavo game il sorriso di Serena ci dice che non è ancora finita. ...

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