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Vagnozzi: “A 19 anni i Fab3 non erano forti come Alcaraz, ma Sinner con lui se la gioca alla pari” [ESCLUSIVA]-

(dal nostro inviato a Miami) L’appuntamento con Simone Vagnozzi è sul prato nell’Hard Rock Stadium intorno alle 14.30, dopo la fine dell’allenamento di Jannik Sinner sul Campo 12 con Marton Fucsovics. Alla vigilia del debutto di Sinner al Miami Open presented by Itaù contro Laslo Djere, è il momento per fare il punto sull’ottimo inizio di stagione, sulla semifinale di Indian Wells persa contro Alcaraz e su quello che verrà nelle prossime settimane. Il team di Sinner come valuta la prestazione e il risultato ottenuto a Indian Wells? Siamo certamente contenti, c’è stata continuità nell’ultimo periodo, da quando è iniziato quest’anno, con Australian Open, Rotterdam e Montpellier. Siamo arrivati in semifinale e ci si è giocati la partita per qualche punto con Alcaraz che ha poi vinto il torneo. Questo significa che il percorso che stiamo facendo è un percorso buono e che bisogna continuare a spingere senza rilassarsi perché l’obiettivo finale non è arrivare in semifinale ma provare a vincere uno di questi tornei. Parlando della partita con Alcaraz, in un match che sembra stia diventando un classico del tennis, che cosa si poteva fare di diverso per cambiare il risultato? Sicuramente il primo set poteva andare da una parte o dall’altra, e se Jannik avesse vinto quel primo set forse la partita sarebbe potuta andare in un modo diverso. Tornando indietro si poteva fare qualcosa di più, anche se non possiamo svelare le mosse che andremo a utilizzare la prossima volta. Il servizio è stato una parte importante del match, ma non è stata l’unica chiave di lettura del match. Non penso che il primo set sia stato perso solo per il servizio, perché se andiamo a vedere alla fine Jannik ha fatto più punti di Alcaraz, quindi non si possono fare più punti servendo male. Ci sono state un po’ di occasioni, ma come nelle altre partite con Alcaraz tutto è girato su pochi punti. E bisogna considerare anche che lui viene da esperienze più importanti, ha vinto uno Slam, tre Masters 1000, quindi anche se è più giovane probabilmente è più pronto a giocare certe partite. Alcaraz al momento è più avanti, ma se arriviamo a giocare contro di lui ce la possiamo giocare. Sinner spesso rimane a rispondere molto indietro: credi che questa posizione possa aver influito sul risultato della partita con Alcaraz, dal momento che anche nella finale contro Medvedev, che risponde ancora più indietro di Jannik, lui ha sfruttato appieno le possibilità fornite da questa posizione arretrata dell’avversario? Non penso che Sinner stia così indietro. Per esempio sulla seconda lui sta sempre abbastanza avanti, almeno nel 95% dei casi, su questo ha lavorato abbastanza. Sulla prima dipende dagli avversari, però non credo che sia una posizione così arretrata, è un po’ più simile alla posizione di Djokovic. Prima si è parlato di un percorso con Jannik, e anche parlando con lui a Indian Well si è capito come lui si sia reso conto che ci vorranno almeno un altro paio d’anni prima di arrivare alla sua piena maturazione fisica. Ma quale benchmark utilizzate per capire a che punto siete nel vostro percorso e qual è il punto di arrivo? Dall’anno scorso abbiamo intrapreso con Jannik un nuovo percorso, inserendo elementi nuovi, tecnici, tattici e fisici, e questo percorso ha bisogno di tempo per essere completato. Se prendiamo Alcaraz come riferimento, lui ha due anni in meno, ma fa le stesse cose da quando aveva 15 anni, quindi al momento è più completo. Jannik ha bisogno di un po’ più di tempo, anche se non lo sa nessuno esattamente quando si arriverà al completamento dello sviluppo. Sono certo comunque che fra 2-3 anni Jannik sarà fisicamente più forte di quanto è adesso. Non bisogna fare cose campate per aria, non bisogna rischiare, bisogna attendere i tempi giusti, e sono convinto che questo percorso ci porterà risultati importanti. Le stesse considerazioni si possono fare per il servizio: le statistiche ci dicono che sta migliorando, i punti diretti con il servizio, ace e servizi vincenti, stanno crescendo. Ovviamente ci saranno giornate in cui servirà al 50%, ma l’importante è che nel corso dell’anno, nell’arco di 60-70 partite i numeri mostrino una crescita. Quando dici che “Alcaraz gioca sempre nello stesso modo da quando aveva 15 anni”, cosa vuol dire esattamente? Vuol dire che se si guarda una partita di Alcaraz quando aveva 15 anni si vede che sapeva fare più o meno tutte le cose che fa anche adesso: gioca la smorzata, viene a rete, fa serve and volley, similmente a quello che succede adesso, quindi è un percorso che sta completando nel corso del tempo. Quindi lui è arrivato prima? Oppure è nato così? Beh, stiamo parlando di un fenomeno. A 19 anni nessuno giocava così, nemmeno quelli che noi chiamiamo mostri sacri come Djokovic, Rafa o Federer. Nessuno aveva la completezza che ha lui a 19 anni. E quindi ora che il suo gioco è già così completo sarà difficile migliorare? Sicuramente migliorerà, e sarà lì per tanti tanti anni. Ma noi non dobbiamo fare la corsa su di lui, dobbiamo farla su Jannik cercando di renderlo il giocatore migliore possibile. Ed è quello che stiamo provando a fare. Sia Carlos sia Jannik hanno detto che giocare l’uno contro l’altro li renderà giocatori migliori a vicenda. Ogni partita sembra la mossa successiva di una partita a scacchi. È una percezione che condividete anche voi da dentro? Credo di sì, ma facciamo lo stesso con tutti i giocatori, ogni volta che si gioca un match si prova a introdurre elementi che possono dare fastidio all’avversario, e di contro l’avversario fa la stessa cosa cercando di mettere in difficoltà noi. Poi ovviamente Carlos, Jannik, e anche Musetti sono un po’ i giovani più in vista per cui queste cose si notano maggiormente. A pagina 2 la programmazione di Sinner, Miami e la terra battuta ...

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