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WTA Cincinnati: Raducanu si conferma, dopo Serena anche Azarenka tramortita. Jabuer annulla un match point a McNally e trova Kvitova-

Il programma del WTA 1000 di Cincinnati, in questo mercoledì 17 agosto, ha visto nella fase embrionale della sua sessione diurna, impiegare le proverbiali sette camicie di sudore alla quinta forza del seeding Ons Jabeur. La tunisina, impegnata in apertura di giornata sul Grandstand – secondo campo per importanza – ha dovuto faticare per la bellezza di quasi due ore e mezza per superare la tenace giocatrice di casa (nel vero senso della parola, essendo nata il 20 novembre 2001 proprio a Cincinnati) Caty McNally, attualmente situata alla posizione n. 179 WTA, dopo aver anche lasciato per strada il secondo parziale e qualificandosi agli ottavi con il punteggio complessivo di 6-3 4-6 7-6(7). JABEUR IN VOLATA – Una vittoria tutt’altro che scontata e banale, visto che la finalista di Wimbledon veniva dal ritiro di Toronto contro Zheng e per di più incontrava una tennista già rodata oltre che in fiducia: Caty aveva vinto lunedì all’esordio contro la n. 36 del mondo Sansnovich. Per i meno avvezzi al circuito femminile, la 20enne McNally ha avuto una recentissima grande carriera da junior, raggiungendo e perdendo a discapito dell’amica Cori Gauff la finale del Roland Garros 2018 di categoria. Ha poi ottenuto due successi in doppio, sempre a livello Slam, con compagne d’eccezione, trionfando nella stessa stagione in coppia con Swiatek a Parigi e a New York al fianco dell’inseparabile Coco. Il match è stato caratterizzato da un finale a dir poco thriller, con la n. 5 delle classifiche che è uscita indenne dalle forche caudine di un tie-break decisivo perennemente al cardiopalma. Ons ha prima gettato alle ortiche due match point consecutivi sul 6-4, per poi essere lei ad un passo dalla sconfitta; ma sul 6-7 non si è persa d’animo frantumando la palla match a favore dell’americana e riuscendo infine a chiudere l’incontro al terzo match ball, nel sedicesimo punto del deciding game. Molto bene al servizio, quest’oggi, la tennista araba che ha scagliato ben 9 ace e fatto fruttare la sua prima il 75% delle volte. Diametralmente opposta la prestazione in battuta di Chaterine, almeno per ciò che concerne i punti diretti, autrice di 8 sanguinosi doppi falli. Al prossimo turno ad attendere la 27enne di Ksar Hellal, ci sarà la due volte vincitrice di Wimbledon Petra Kvitova. PEGULA ALLA DISTANZA SU KOSTYUK – Un’altra sfida conclusasi al terzo, che ha visto protagonista tra l’altro proprio colei che Jabeur sconfisse nella finale di Madrid set, è stata quella di scena a partire dalle 11:00 locali sul Porsche Court – 4° stadio per importanza dell’impianto dell’Ohio – tra la n. 7 del tabellone Jessica Pegula e l’ucraina Marta Kostyuk. A spuntarla è stata la giocatrice statunitense, recente semifinalista al torneo di Toronto, rimontando per (5)6-7 6-1 6-2 in 2h7′ di gioco. Questa volta le corse inesauribili della n. 74 WTA, dopo essere state letali per la nostra Giorgi, accompagnate dalle sue inespugnabili difese si sono rivelati efficaci soltanto nel corso della frazione inaugurale, in cui comunque Marta ha cancellato un set point in battuta nel decimo game che avrebbe potuto rendere ancora più rotondo il risultato in favore della figlia d’arte – per così dire, essendo la figlia di Terence Pegula, noto uomo d’affari nonché proprietario dei Buffalo Bills e dei Buffalo Sabres, squadre americane di Football e Hockey e quindi a tutti gli effetti appartenente al mondo sportivo -. Score che tuttavia, ad ogni modo, si è fatto massacrante per la 20enne di Kiev, dato che Pegula in versione rullo compressore ha concesso in seguito la pochezza di tre soli game all’avversaria. La n. 8 del ranking mondiale alla fine, si è dimostrata nettamente più solida e concreta; attitudini che si desumono perfettamente dalla capacità nel concretizzare il proprio servizio, sia con la prima – con la quale ha portato a casa il 64% dei punti contro il 59% di Kotsyuk – che con la seconda, dove ha superato l’ucraina per ben 20 punti percentuali (67 al cospetto di 47). Da par suo la giovane tennista di Kiev ha sì raccolto tanti punti diretti, 6 ace, che però sono stati totalmente azzerati dai 7 doppi errori commessi. Jessica si conferma dunque imbattibile all’esordio, con l’ultimo KO giunto in un primo turno che risale addirittura ad Indian Wells, e che ha raccolto ben 16 successi negli ultimi sei eventi disputati. Contrariamente Kostyuk dà seguito ad una tendenza negativa, avendo perso con quella odierna l’ottava partita su altrettanti scontri al cospetto di Top 10, l’ultima prima di oggi a Strasburgo con Plsikova. TONFO PER PLSIKOVA, CHIURGICA MERTENS – Ebbene proprio l’amazzone ceca è la prossima tennista di cui trattiamo. Sembra infatti che la “Regina di Ghiaccio” avessefinalmente ritrovata sé stessa, probabilmente il caldo estivo del Nord America aveva scongelato l’integerrima Karolina dal torpore di mediocrità nel quale si era incanalata. Lo stupefacente e travolgente cammino al Canada Open, interrottosi solo in semifinale contro la tennista del momento Haddad Maia, ha restituito pur a sprazzi l’ex n. 1 che abbiamo ammirato negli ultimi anni, in particolar modo il servizio è sembrato quello delle grandi occasioni. Ma la due volte finalista Slam, dopo una prima parte di stagione alquanto deludente tra cocenti sconfitte e svariati problemi fisici, non era minimante sazia e sperava di continuare il suo periodo di rinascita al Western & Southern Open. Se poi si vanno a spulciare i piazzamenti passati in questo torneo, con il trionfo del 2016 e il raggiungimento dei quarti in quattro delle ultime cinque edizioni, l’obbiettivo di disputare un’altra grande settimana non era per nulla un miraggio per la testa di serie n. 14. Eppure quando tutto il vento soffiava a favore, è bastato poco per farla ripiombare nel baratro: è bastata la sfavillante Elise Mertens che con il doppio 6-1 inflitto a Kalinina nel match precedente, in cui ha mostrato un livello di gioco estremamente alto, appare in improvvisa ripresa successivamente ad un periodo molto grigio. Così è come se la magia che aveva fatto ritornare ai fasti del passato la n 17 WTA, ora si passata di testimone alla belga. La n. 33 del mondo si è infatti imposta per 7-6(3) 6-3 in poco più di un’ora e mezzo, facendo leva sugli 8 ace messi a referto oltre che sul 72% di resa con la prima e il 69% con la seconda. A testimonianza del manifestarsi di nuovo dei soliti problemi della 30enne ceca, ci sono i 7 doppi falli: una battuta che tanto gli aveva dato la settimana scorsa e che adesso invece torna a palesare i consueti limiti dell’ultimo periodo. Perciò l’affermazione prestigiosa su Venus, rimane un unicum in questa sua campagna in Ohio, che si chiude nonostante anche gli H2H la vedevano avanti 2-0: vittorie a Eastbourne 2019 e Roma 2020. Due successi, che conferiscono ulteriore rammarico a Plsikova, in tornei nei quali avrebbe poi alzato il trofeo – in Inghilterra – e perso in finale. EMMA SA RITROVANDO LA SUA TENUA MENTALE – Tuttavia il vero blockbuster di giornata, che era la diretta conseguenza di quello di più atteso del torneo dove si era consumato l’ultimo ballo di Serena Williams, era rappresentato dallo scontro generazionale fra Viktoria Azarenka e la nuova stella del tennis femminile d’oltremanica Emma Raducanu. Tredici anni di differenza tra le due giocatrici, classe ’89 l’una, nata nel 2002 l’altra. Un altro crash test per la tenuta mentale dell’inglesina di origini cinesi e rumene, che dopo lo scalpo che vale una carriera contro la dominatrice dell’ultimo ventennio, non sbaglia la prova del nove e si conferma incrociando la racchetta contro un’altra ex n. 1 mondiale e campionessa Slam. Come si è già anche detto a più riprese in seguito all’affermazione su Serena, la vera sfida per Emma stava nel reggere la pressione delle aspettative di essere la favorita in un match contro due leggende del tennis contemporaneo; poiché sul piano fisico e del tennis giocato in senso stretto non poteva che essere superiore considerando le poche apparizioni degli ultimi anni nel circuito di Vika e Serena, sebbene quella sulla 33enne di Minsk abbia molta più rilevanza considerando che il bronzo olimpico di Londra 2012 sia tutt’ora vicino alla Top 20. Ebbene, la testa di serie n. 10 non tradito e dopo aver battuto nettamente la Regina al giro di boa, ha fatto altrettanto con la bielorussa: infliggendo un bagel anche a lei, ma concedendole complessivamente addirittura soltanto due giochi in 1h3′ di esibizione più che di partita. Statistiche disarmanti alla battuta: la britannica con il 70% di punti vinti sul primo servizio ed il 62% sul secondo, la n. 22 del mondo invece ha fatto registrare degli insufficienti 42% e 29%. Numeri che hanno influenzato anche il seguente dato: Vika ha salvato solo una delle 6 palle break offerte, Emma ha frantumato tutte e tre quelle concesse. In chiusura di sessione pomeridiana, facile affermazione della campionessa di Wimbledon Elena Rybakina vittoriosa comodamente per 6-3 6-1 in 1h15 sulla ormai irriconoscibile Garbine Muguruza. La nobile decaduta spagnola, tds n. 8, sta recitando nell’arco del 2022 il proprio De Profundis avendo vinto solo 9 partite in 16 tornei disputati e non vince due match di fila da febbraio. La 28enne di Caracas vinse qui nell’edizione 2017, ma i ricordi di quel successo oramai si affievoliscono sempre di più. IL TABELLONE DEL WTA 1000 DI CINCINNATI ...

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