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Carica Fognini: “A Parigi per impressionare” (Boccucci). I dubbi di Serena: prima di Parigi appena nove match (Cocchi)

Carica Fognini: “A Parigi per impressionare” (Massimo Boccucci, Corriere dello Sport) Parigi val bene una full immerssion di tre giorni a San Marino, che Fabio Fognini ha lasciato ieri mettendo nel mirino il Roland Garros. Va agli Open di Francia da atteso protagonista, con la volontà di mettere a frutto il lavoro sulla terra rossa del centro tennis nell’antica Repubblica sul monte Titano […] Si presenterà a Parigi da n.11 del mondo e può finalmente entrare nella Top 10: pesa psicologicamente? «No, ci penso ma non lo immagino come un obiettivo bensì un sogno che può avverarsi». Dopo 46 anni ha superato Bertolucci, che arrivò al 12° posto mondiale, ora pensa di poter raggiungete anche il 7° di Barazzutti e magari il 4° di Panatta? «Voglio mantenere i piedi per terra. Vengo da un periodo molto positivo e cercherò di dare il meglio. Poi so che i buoni risultati dipendono da più fattori, non solo da me». Al Roland Garros del 2011 si spinse fino ai quarti di finale: stavolta cosa può succedere? «Di tutto, però intanto vorrei giocare al meglio il primo incontro, che è il più importante. Mi propongo di entrare nel modo migliore». Come gestisce i suoi problemi fisici? «Dalla finale di Montecarlo ho un piccolo guaio alla gamba che mi porto dietro. A giorni va meglio, in altri peggio. Sto facendo un trattamento con il laser. A Parigi si giocano partite lunghe 3 su 5 e confido di presentarmi al massimo». Come si prepara un torneo lungo e faticoso come Parigi? «Questa settimana c’era l’appuntamento con il torneo di Ginevra e non ho giocato. Dopo Montecarlo sono cambiati gli obiettivi e preparo i tornei più importanti, pur rispettando l’intero circuito. Posso decidere quando giocare e gestirmi meglio» […] E’ vero che tra Roma e Parigi il campo non è lo stesso? «I campi di Parigi sono i migliori, è il torneo più importante del mondo su questa superficie. A volte si trovano condizioni simili quando piove». Come funziona e quanto influisce la collaborazione con Barazzutti? «Ho avuto fortuna di averlo con me nel torneo più importante della carriera Mi ha aiutato e mi ammazza di lavoro giocando sette ore al giorno». Ha dovuto rinunciare ai torni di Barcellona ed Estoril, poi è tornato: quali sono le prossime aspettative personali? «Sono rimasto fuori per problemi fisici in un momento positivo, ora cerco di migliorare e di fare qualcosa in più. Parigi è il mio torneo preferito: vorrei un grosso risultato e non sarà facile, spero che possa restare impresso. Arriva nel momento migliore della mia carriera, può giocarmi a favore o contro. Intanto va superato il primo ostacolo». Djokovic sempre re del ranking su Nadal. Quant’è destinato a durare l’ordine gerarchico? «Quando Djokovic è in forma si vede che è il più forte. L’ha dimostrato sul cemento, così come Federer sull’erba. Loro due sono favoriti a Wimbledon, come Nadal lo è a Parigi. Djokovic è su un gradino più alto nonostante la finale persa a Roma, dove comunque ha portato Nadal al terzo set». La sorprende l’ennesimo ritorno di Nadal a questi livelli? «Penso che non sia mai sceso di livello. Quando perde dice che c’è un problema fisico o che non ha giocato, invece di dare meriti all’avversario. Lui comunque è il più forte sulla terra battuta». Con Nadal favorito, chi può inserirsi a Parigi? «Questa edizione è più aperta. Ci sono anche tanti giovani. Può essere interessante che non vincano sempre gli stessi. Gli ultimi quattro-cinque Masters 1000 hanno avuto vincitori diversi» […] Cosa le resta di Roma 2019? «La soddisfazione a metà. Ho vinto due belle partite e non nego che contro Titsitpas avrei voluto giocarla in altre condizioni. Il meteo non ha aiutato». Sentiva all’inizio dell’anno che qualcosa di buono stava per succedere? «Mi stavo allenando bene, avevo voglia e rabbia agonistica. In certi momenti non mi riconoscevo, poi di punto in bianco ho vinto. Questo sport è incredibile». A febbraio aveva lasciato il primato tra i tennisti italiani a Cecchinato dopo oltre tre anni: è stato il momento più difficile? «Per niente, ho già dimostrato chi sono e quanto valgo. Non ho mai guardato certe situazioni e non si possono fare paragoni. Cecchinato e Berrettini sono più giovani di me. Speriamo di trascinarli, glielo auguro perché più italiani bravi ci sono e meglio è». Cosa si porta dentro dell’impresa di Montecarlo? «Vorrei rivedere tutto l’ambaradan che è successo. Quello è il torneo di casa mia, più che Roma. Sono cresciuto e vivo a Sanremo, mi allenavo a Montecarlo. Nessuno se l’aspettava, ho vinto davanti alla famiglia e agli amici di sempre». Che idea si è fatto del baby Sinner, il nuovo fenomeno azzurro? «Credo che sia presto per parlare di fenomeno. Ha tutte le potenzialità per diventarlo, ma non ha ancora fatto nulla. Deve mangiare tanta pasta avendo tutto davanti a se. È un bravo ragazzo, gioca molto bene e viene ben consigliato» […] Brutto gesto dell’australiano Kyrgios, espulso agli Internazionali di Roma dopo la lite con l’arbitro e la sedia lanciata in campo: cosa passa per la testa di un campione in quel momenti? «Lui è abbastanza particolare e un tipo difficile, sta buttando molto talento alle stelle. È uno di quei pochi giocatori che, se becca la settimana buona può vincere contro chiunque: lo ha dimostrato ad Acapulco. È fatto così, va fuori dalle righe. Sta all’ATP prendere le decisioni, talvolta fa meno di ciò che potrebbe». Come concilia la vita del tennista con quella di papà? «Questo mi ha aiutato molto. Per fortuna dopo il lavoro stacco e penso alla mia famiglia, lasciandomi alle spalle la vittoria e soprattutto la sconfitta». Chieda un regalo per domani giorno del suo 32° compleanno. «Potrei chiedere un bel Parigi, ma non vorrei sbilanciarmi sul risultato. Magari si può entrare nella top 10. Poi dovrò eventualmente trovare nuove motivazioni» […] A proposito di panchine, chi vede come successore di Barazzurri alla guida azzurra in Coppa Davis? «C’è qualche nome, penso a Galimberti, Volandri o Santopadre. Mi vengono in mente queste soluzioni». I dubbi di Serena: prima di Parigi appena nove match (Federica Cocchi, Gazzetta dello Sport) Su Instagram si mostra stanca e poco desiderosa di allenarsi. Il circuito fino ad ora le ha dato più preoccupazioni che soddisfazioni, e la vigilia del Roland Garros, per Serena Williams, è piena di punti interrogativi. La ex numero 1, che dopo il 23° Slam, conquistato a Melbourne 2017, ha raggiunto solo due finali lo scorso anno (Wimbledon e Us Open), punta su Parigi per agganciare i 24 titoli di Margaret Court. Ma l’impresa non è per nulla semplice: la superficie è quella più fisicamente faticosa e in più le condizioni del suo ginocchio destro sono un punto interrogativo. Proprio a Parigi, nel 2018, Serena era tornata a disputare uno Slam dopo il rientro dalla maternità. Più che per i suoi risultati aveva fatto notizia per la tuta nera aderente indossata in campo, che aveva scatenato molte polemiche. Il suo percorso a Porte d’Auteuil si era interrotto dopo tre partite per infortunio, appena prima dell’incrocio pericoloso con Maria Sharapova agli ottavi. Serena, tre volte regina del Roland Garros (2002, 2013, 2015), dall’inizio dell’anno ha giocato appena nove partite, una sola sulla terra rossa, a Roma, prima di ritirarsi per l’ennesimo problema al ginocchio destro senza disputare il derby con la sorella Venus. «Dispiace – ha detto dopo l’ennesimo ritiro -, non è una mia scelta. Mi piacerebbe restare sul circuito e giocare ogni partita, ma non è possibile». Il suo coach Patrick Mouratoglou ricorda che Serena è stata capace di imprese incredibili: «Da lei ci si può aspettare di tutto, ricordatevi che nel 2015 ha vinto il Roland Garros con la febbre a 40°» […] ...

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