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Halep dura più di Bencic, quarta finale a Madrid

[3] S. Halep b. B. Bencic 6-2 6-7(2) 6-0 Simona Halep ha vinto la tappa, la penultima, decisiva, sulla strada per Madrid. La maglia no, non è ancora sua, ma potrebbe essere questione di minuti. Battendo Belinda Bencic in una semifinale combattuta solo per un set, il secondo, la tennista di Costanza ha raggiunto la quarta finale nel torneo amico già conquistato due volte e domani, dovesse spuntarla nell’ultimo atto contro Sloane Stephens o Kiki Bertens, si riapproprierebbe della prima posizione mondiale smarrita al termine dell’ultimo Open d’Australia. E sarebbe impresa notevole, per quanto non scontata seppur non improbabile: ragionando su ciò che abbiamo visto fin qui la miglior tennista da terra battuta in circolazione potrebbe trovare pane duro in finale, poiché Kiki Bertens, a nostro modo di vedere favorita sulla campionessa di New York 2017, sulla polvere di mattone le è a un’incollatura, per continuare a pescare dal gergo ciclistico. Intanto Halep ha faticato, non più del previsto perché le prestazioni della Belinda odierna sono imprevedibili, convincendo comunque oltremodo nei due set dirimenti portati a casa. Poca storia per gran parte del match, come si sarà capito: Simona sul rosso è una tennista troppo solida e ancor più dinamica per le possibilità della svizzera, almeno sul lungo periodo. Il primo set, una mattanza: la giocatrice nata a Flawil ha smarrito il servizio all’alba dell’incontro, recuperandolo al termine del quarto gioco nell’unico momento di reazione offerto nella frazione inaugurale: da lì in poi, sedici a quattro complessivo di parziale, dispensato da Halep a furia di profondissimi martellamenti da fondo e angoli generati con frequenze insostenibili. Pareva dover durare poco, eppure Bencic, ora incline al rumoroso training autogeno nei momenti propizi e al reiterato lancio dell’attrezzo del mestiere in quelli meno promettenti, s’è messa l’anima in pace decidendo che, se sconfitta doveva essere, tanto sarebbe valso rischiare. Tal radicale mutamento d’intenti ha avuto come immediate due conseguenze: la prima, il notevole aumento dei vincenti in zona Belinda (alla fine del secondo set saranno addirittura ventidue, a fronte di diciassette errori non forzati); il secondo, l’insicurezza insinuata nelle granitiche convinzioni di Halep, la quale per una ventina di minuti buoni ha perso di vista la collaudata strategia vincente sin lì messa in atto. Come tutti sanno, per la rumena insicurezza equivale a fretta furibonda, e allora ecco le tremebonde accelerazioni lungolinea ripetutamente giocate prima del dovuto ed ecco, addirittura, qualche errore, persino non forzato. Bencic ha preso coraggio e iniziativa e ha sprecato un set point nel dodicesimo gioco, per la verità molto ben annullato dalla rivale, dominando però nel successivo tie break giocato come in paradiso. Il set più bello del torneo lasciava pregustare scintille in quello decisivo, ma Bencic, in drastica carenza di adrenalina ed energie, si è spenta di colpo notando che Halep, anziché aver fuso il motore, aveva innestato persino una marcia più alta. Tornata sé stessa, e dunque indisponibile al regalo, Simona ha potuto accorgersi del serbatoio vuoto rivale, e il break conquistato nel secondo gioco ha definitivamente indirizzato una partita chiusa con un perentorio bagel, utile a regalarle il biglietto per la finale mentre Bencic staccava quello per l’aereo in direzione Fiumicino. La svizzera si rassicuri, tuttavia: procedendo di questo passo non è improbabile un altro salto di qualità, nei prossimi mesi. Il tabellone completo ...

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