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Il senso di Ivan Ljubicic per gli scacchi: “Spezza il ritmo folle delle nostre vite”

Ivan Ljubicic ci sa fare non solo come tennista e coach, ma ha dimostrato grandissima tempra anche coma giocatore di scacchi. Ne ha parlato L’Equipe raccontando l’exploit dell’attuale allenatore di Federer contro un campionissimo francese della scacchiera. In questo periodo di isolamento forzato, il n. 5 del mondo di scacchi, il francese Maxime Vachier-Lagrave (29 anni) ha pensato bene di organizzare una simultanea, ovvero una tipologia di partita in cui un professionista si trova opposto a molti sfidanti in contemporanea. Al match hanno avuto accesso ventisei concorrenti: Maxime aveva a disposizione due secondi per ogni mossa, mentre i suoi avversari disponevano di venti minuti per riflettere alla contromossa. D’accordo, un notevole vantaggio; resta il fatto che Ljubicic è riuscito a imporre a Vachier-Lagrave una patta (solo altri tre sfidanti ci sono riusciti, mentre un altro ha addirittura battuto il campione francese), realizzando una performance eccellente. “Da bambino giocavo con mio padre” racconta Ivan. “In Croazia, gli scacchi fanno parte della nostra cultura. Dopo il telegiornale, c’era ogni giorno una trasmissione su questo gioco di dieci-quindici minuti. Per circa dieci anni ho smesso di giocarci, poi ho ricominciato. Ho comprato dei CD, ho ascoltato esperti analizzare le partite. Nei miei migliori anni da giocatore, tra il 2005 e il 2007, giocavo molto a scacchi, mi rilassava tantissimo. Da cinque anni ho di nuovo ricominciato. Negli spogliatoi, anche quando ho solo pochi minuti, faccio delle partite rapide. Spezza un po’ il ritmo folle delle nostre vite. Quando ero bambino, non mi piacevano i videogiochi o sulla la Formula 1, in cui bisogna reagire in tutta velocità. Vi ricordate com’ero da giocatore? Mi piaceva prendere tempo. Volevo riflettere e pensare ad una strategia“. Come uno scacchista. E Ivan ci piace anche per questo. Del resto le sue lavagne tattiche, ai tempi della sua attività di commentatore su Sky Sport, erano sempre precise e lucidissime. Per ‘Ljubo’ è certamente un grande onore essere stato scelto come coach da Federer, ma ribaltiamo il concetto: quanto è fortunato Roger ad avere un allenatore così perspicace e abile nella strategia? ...

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