Matteo Arnaldi: “Bello avere tanti italiani forti, ma ognuno di noi pensa alla sua strada”
Matteo Arnaldi è l’unico italiano in tabellone al Queen’s di Londra. Non se n’era neppure accorto il numero 41 ATP, tanto è concentrato sull’esordio impegnativo contro Holger Rune, quarto del seeding e, da una manciata di settimane, nuovamente in top 10. “Lui non è un avversario semplice contro cui giocare, ma spero sarà un’altra partita rispetto a quella dell’anno scorso” sottolinea riferendosi all’unico precedente contro il danese, a fine 2024 a Parigi Bercy, quando Holger si impose in due set. “Rune sarà alla prima partita sull’erba, io invece no: devo trasformarlo in un vantaggio”. Matteo ha in mente la partita persa contro Struff a Stoccarda e sa che per battere l’ex numero 4 al mondo servirà incrementare il livello del suo tennis, ancora troppo poco continuo per poter ambire a scalare le classifiche. Arnaldi ha rilasciato un’intervista alla vigilia dell’inizio del torneo londinese alla Gazzetta dello Sport, in cui ha avuto l’occasione di parlare del futuro e del recente passato. Una stagione, il 2025, che a Matteo ha regalato una soddisfazione inattesa: la vittoria a Madrid contro Novak Djokovic, l’idolo di sempre del tennista sanremese. “Ero teso perché giocavo contro una persona che ho sempre guardato in tv e ammirato da bambino” ha ammesso. “Già quando l’ho affrontato a Ginevra era tutto normale, ma in quella prima partita, giocando contro una persona che ho sempre ammirato, mi ha fatto effetto entrare e sentire il mio nome insieme al suo”. Cresciuto guardando i match di Nole, per Arnaldi non c’è nessuno che susciti in lui le stesse sensazioni rispetto al campione serbo: “Inizio a essere un po’ grande, ormai quelli che potevano farlo si sono ritirati. Sarebbe successo con Murray, anche se forse essendomi allenato con lui sarebbe stato diverso. Sarebbe successo con Nadal e Federer, visto che non mi sono mai allenato con loro: è il fatto di giocarci la prima volta, di scambiarci due parole, che sia in allenamento o in partita, dove ovviamente sei più teso”. Il bel successo ottenuto contro Djokovic, tuttavia, non offusca la mente di Arnaldi. La soddisfazione è stata momentanea, perché il tennis non aspetta, corre via inesorabile e quasi non ti puoi permettere di non tenere il suo passo. Matteo sa che i miglioramenti, anche di classifica, passano dal lavoro quotidiano e per lui l’obiettivo è trovare quella continuità che va cercando da quando ha fatto il suo esordio sul circuito maggiore. È consapevole che sprazzi di bel tennis a questi livelli non bastano più. E anche i tornei di preparazione ai grandi appuntamenti per il 24enne ligure sono fondamentali per rimpinguare un ranking che oggi lo vede appena fuori dai primi 40 al mondo. “L’obiettivo per Wimbledon? Vincere un match, visto che negli ultimi anni ho perso due volte al primo turno. Ci arriverò sicuramente più preparato, ma non essendo testa di serie bisognerà anche vedere il tabellone“. riflette. “Il mio obiettivo deve essere fare bene al Queen’s per giocare più partite possibile sull’erba e poi dare tutto a Wimbledon”. Nei giorni scorsi si è approfondito com’è andata la stagione sul rosso dei tennisti italiani, cercando di tirare le somme, soprattutto incentrando il focus sugli azzurri dietro Jannik Sinner e Lorenzo Musetti, attuali trascinatori del movimento tricolore. Con la speranza che lo spaccato di annata sui prati, che sappiamo essere fin troppo breve, possa regalare all’Italia conferme e, in alcuni casi, inversioni di rotta. “Per chi guarda è sicuramente importante avere tanti italiani forti, ma ognuno di noi pensa alla sua strada. Fa piacere avere amici che fanno bene, dispiace per quello che è successo a Jannik ma ognuno pensa alle sue cose. È uno sport individuale, non di squadra: fa piacere se altri italiani vincono, ma alla fine quando entri in campo sei tu, quindi cerchi di dare il meglio”. ...