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Panatta: “Sinner avrà un grande futuro. Io mi considero fortunato, non completamente vincente”-

In questo periodo in cui il tennis italiano ha (ri)trovato dei protagonisti sulla scena internazionale, quelli del passato vengono interpellati con una certa costanza riguardo alla salute del movimento e a paragoni (talvolta azzardati) fra il tennis di oggi e quello di ieri. Uno di questi è ovviamente Adriano Panatta, che con Nicola Pietrangeli si fa portavoce del mos maiorum del tennis italiano. In un’intervista concessa a Paolo Graldi, inclusa nella rubrica “In vita veritas” del Messaggero, Adriano ha raccontato sé stesso e anche, come ormai gli capita spesso, Jannik Sinner.   “Non so se abbiamo trovato un nuovo Panatta perché sono passati 50 anni, ma sicuramente abbiamo trovato un nuovo campione – ha detto l’ex campione del Roland Garros – Sinner è un giocatore completo, fra i giovani emergenti. Avrà un grande futuro. È un campione, questo è sicuro.”  Adriano ha poi analizzato in maniera specifica la psicologia di un campione: “30% di consapevolezza, 30% di conoscenza e 40% di follia, ma io mi considero fortunato, non completamente vincente, perché sarebbe arrogante e presuntuoso dirlo. Forse più vincente che perdente.”   Agrodolce la vittoria e agrodolce la sconfitta, per Panatta, che ha poi ricordato alcuni cardini della sua vita: “Mio padre mi disse: Ricordati sempre che a volte sei martello, a volte sei incudine.”, specificando che lui si sente “tutti e due”. “L’importante è che quando sei martello, parlo nel campo, meni, picchi forte. Quando sei incudine c’è l’umiltà di stare lì e aspettare che passi”. C’è spazio anche per il suo padre sportivo, Mario Belardinelli: “Mi ha insegnato, oltre che come si diventa un giocatore, anche come si diventa un uomo” . Che cosa vorrebbe scritto Panatta sulla sua lapide? “Ho fatto quello che ho potuto. Mi piace l’ironia di Totò, la cattiveria di Eduardo o di Paolo Villaggio, di cui ero fraterno amico. Mi piacciono molto gli adulti che fanno cose comiche un po’ infantili, li invidio molto”. Ma ha valuto specificare che la lapide non l’avrà proprio.  “Mi girano gli zebedei – ha aggiunto riflettendo sul tempo che passa – perché divento vecchio, inevitabilmente. Una parte della vecchiaia a me piace, ma se avessi vent’anni di meno starei meglio”. Infine, uno sguardo alla famiglia e alle donne: “Non mi hanno né distratto né aiutato. Quando giocavo mi ha aiutato di più avere dei figli: io ho avuto figli molto giovane, nati durante la mia carriera, e proprio i figli mi hanno dato un senso di responsabilità maggiore”. In definitiva, Adriano Panatta è una persona “lunatica, imprevedibile, malinconica, coraggiosa. E poi mi piace molto la discrezione”.  ...

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