You are here

Nakajima, ex direttore tennis Nike: “Federer ha costruito insieme a noi il suo mito. La separazione nel 2018 mi ha deluso”-

Roger Federer è stato, è, e sempre sarà, la figura di riferimento per chi ama il tennis ma anche (e forse soprattutto) per chi ne è un semplice appassionato “marginale”. Lo svizzero per vent’anni, con la sua eleganza e la sua signorilità, ha regalato spettacolo e momenti indimenticabili, elevando ancora più lo status di questo sport. La sua decisione dello scorso settembre, una volta resosi conto che gli era impossibile giocare ancora ad un certo livello, di appendere la racchetta al chiodo, ha scosso tante fondamenta, diventando una delle scelte più importanti e influenti degli ultimi anni nel mondo dello sport. Ma anche fuori dal campo, come spiegato nel libro “The Roger Federer Effect” di Simon Cambers, l’impatto di Roger è stato devastante, come dimostrano tutte le partnership con vari sponsor e il guadagno di 90 milioni di dollari nel solo 2022 (in cui non ha giocato neanche un match ATP). Lo sponsor principale, il suo marchio di fabbrica, è sempre stato Nike, una “perfetta combo”, come la descrive in un estratto dal libro di Chambers Mike Nakajima, per 29 anni direttore del reparto tennis del grande marchio. Questi ha lavorato con innumerevoli campioni, da McEnroe e Agassi a Sampras e Nadal, oltre che appunto Federer, che ha incontrato praticamente da bambino per la prima volta, quando lo svizzero aveva 13 anni. “Era promettente, uno dei migliori giovani“, spiega Nakajima, “l’abbiamo preso con noi e ho capito subito che è naturalmente carismatico e parla bene, oltre a notare che già sapeva che sarebbe stato un grande“. É innegabile, secondo l’ex direttore, come la popolarità di Roger sia sempre andata a braccetto con la forza di un brand come Nike, degna compagna fuori delle meraviglie che Federer compieva dentro al campo: “Sono un po’ di parte, ma nessuno fa marketing meglio della Nike. Quando hai dietro questa grande macchina di marketing, è un qualcosa può far saltare quell’atleta attraverso la stratosfera. Sicuramente Roger sarebbe stato famoso da solo, anche se avesse giocato per qualsiasi altro marchio, ma così è diventato molto più grande. L’esposizione che Nike può fornire a un atleta è sorprendente, anche se, ovviamente, devi avere successo in campo, cosa che ha avuto Roger“ La grande fortuna di Nike (che ha coniato anche il marchio Federer negli anni, con le iniziali “RF” stilizzate), e su questo i dubbi sono pochi, è certo stata l’aver sotto contratto anche il rivale per eccellenza dello svizzero, Rafa Nadal. “Roger e Rafa sono personalità molto simili“, racconta Nakajima, che li ha visti crescere, “sono due dei ragazzi più gradevoli che abbia mai incontrato. Ma in campo erano completamente diversi. Roger gioca come se stesse camminando su una nuvola, leggero sui suoi piedi, Rafa è l’opposto; la sua fisicità è pura forza bruta. Gli americani amano la rivalità e noi l’abbiamo rappresentata. La gente ama schierarsi. Vamos Rafa! Allez Roger! E ci siamo divertiti molto a commercializzarli“. Tra i due però (e in realtà in assoluto) Roger è sempre stato il più facile “da vendere”, diventando con più di 100 milioni di guadagni all’anno lo sportivo più pagato della storia: “Ha una grande commerciabilità. L’ho visto parlare quattro lingue in un’unica intervista. Le persone tendono a gravitare verso qualcuno disposto a condividere sé stesso ed essere sfacciato. È in grado di attrarre qualsiasi pubblico, e la gente crede che stia dicendo la verità, qualunque cosa Roger proponga, perché è così credibile“. Ma come spiegare questo distacco rispetto agli altri grandissimi che insieme a lui hanno scritto la storia dello sport? “Non sono sicuro che Rafa voglia essere il più pagato al mondo“, continua l’ex direttore, che ha fondato nel 2017 BaseLine Performance Finance, che collabora con atleti e organizzazioni sportive, “non credo che gli importi. Rafa è Rafa, ha fatto benissimo e non credo abbia bisogno di altro. Roger voleva essere commercializzato, quindi ha fatto appello a diversi marchi, pubblico e gruppi di consumatori. E la sua società di gestione ha fatto un lavoro straordinario. Novak potrebbe benissimo essere il tennista di maggior successo di sempre, ma c’è sempre una nuvola oscura intorno a lui, è come se la portasse su di sé. Colpisce la guardalinee agli US Open (nel 2020) e viene squalificato? Può succedere, immagino. Ma perché sempre a Novak? O tutta la polemica sulla vaccinazione contro il Covid-19. Ora, da marchio: voglio essere dietro a qualcuno che ha sempre polemiche attorno a sé? O voglio andare con un atleta con un’immagine perfettamente pulita?“. L’osservazione più comune, fatta in realtà da tanti addetti ai lavori e frequentanti del circuito, è che la vera qualità di Roger è non essere stato cambiato dai soldi e dalla fama. Lo svizzero, proprio per la sua umiltà e la sua sempre grande genuinità è entrato così a fondo nel cuore delle persone e ha avuto la possibilità di diventare lo sportivo più pagato della storia e portare a casa tutti questi guadagni. La partnership con Nike è storia, e come tutte le storie più belle ha avuto una fine dopo 24 anni, nell’ estate del 2018, anno dell’ultimo titolo Slam e ultima volta da n.1 al mondo di Federer, per passare con il brand giapponese Uniqlo. “Non sarebbe mai dovuto succedere“, ricorda amareggiato Nakajima, ai tempi già non più in Nike, “per noi lasciare andare qualcuno del genere è un’atrocità. Roger Federer è appartenuto alla Nike per il resto della sua carriera. Proprio come Michael Jordan, LeBron James, Tiger Woods. È lì con i più grandi atleti Nike di tutti i tempi. Sono ancora deluso, ma è successo, devo superarlo. Non è stata una mia decisione e non ero più lì per questo“. Nonostante ciò rimane forte il rispetto e l’ammirazione da parte di uno dei creatori del mito fuori dal campo, della forza di marketing che ha contraddistinto la carriera di Roger Federer, il tennista più amato di tutti i tempi, uno degli sportivi più indimenticabili della storia. E Nakajima conferma tutto ciò prospettando un futuro roseo come lo è stato il passato per lo svizzero, che anche “in pensione” resta sempre al centro dei pensieri di chi ha avuto la fortuna di ammirarlo, di chi di questo sport ci vive. “Non riesco a immaginare che sarà un commentatore; niente in contrario, ma sono sicuro che stia pensando ad altro. È un ragazzo così esperto; se sei un’azienda, non vorresti che qualcuno come Roger lavorasse con te? Penso che si specializzerà in altre cose, e il suo nome vivrà per sempre come uno dei migliori atleti di tutti i tempi“. ...

Related posts

Leave a Comment

shares

By continuing to use the site, you agree to the use of cookies. more information

Questo sito utilizza i cookie per fornire la migliore esperienza di navigazione possibile. Continuando a utilizzare questo sito senza modificare le impostazioni dei cookie o cliccando su "Accetta" permetti il loro utilizzo.

Chiudi